RIARRESTATA PER DROGA, TORNA A CASA PRIMA DEI CARABINIERI!
ANNA MENGONI IN MANETTE PER SECONDA VOLTA IN MENO DI UN MESE

RIARRESTATA PER DROGA, TORNA A CASA PRIMA DEI CARABINIERI! ANNA MENGONI IN MANETTE PER SECONDA VOLTA IN MENO DI UN MESE

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L’osimana, 45 anni, fermata questa volta in auto a San Biagio. Il Norm le ritrova 11 grammi di cocaina ma il giudice, nonostante il fresco precedente, non ritiene equo il carcere. Unica limitazione? Attenda il processo senza uscire dalla città!


Costituisce più notizia l’essere arrestati – due volte in meno di un mese, sempre per lo stesso reato – oppure è più eclatante per la mancata sicurezza sociale del territorio, tornare a casa prima ancora che i Carabinieri operanti riescano a smontare di turno?
Da consumatissimi giornalisti ci siamo posti l’interrogativo e non sapendo francamente distinguere la notizia più allarmante per la società, abbiamo salomonicamente deciso alla Ponzio Pilato di dare entrambe le news sullo stesso piano di importanza.
Anche se, a rifletterci sopra un attimo in più, non vorremmo professionalmente indossare i panni dei militari del Radiomobile di Osimo, costretti ad osservare l’arrestata – Anna Mengoni, 45 anni, già ammanettata dalla Polizia un mese prima – rimessa in libertà… prima ancora di poter terminare il turno!!!

Anna MENGONI, 45 anni, nuovamente arrestata per droga, stavolta dai Carabinieri

Travestimento per travestimento, per una volta, una volta soltanto, ci piacerebbe invece indossare la toga del giudice per le indagini preliminari – tecnicamente un banalissimo laureato in legge che ha scelto la strada della magistratura, venendo per questo lavoro pagato tutti i mesi dai cittadini italiani, discretamente bene e assai più di poliziotti e carabinieri – per toglierci la soddisfazione di comprendere, finalmente, il percorso della logica intrapreso da un magistrato allorquando si misura con la Legge.
A meno che, volendole davvero pensare tutte, tra chi deve sottoporsi alla legge (il cittadino), chi deve controllarne il rispetto (le forze di polizia) e chi deve giudicare l’operato del cittadino, oltretutto nel caso specifico colto ripetutamente in fragrante con le dita dentro il vasetto della marmellata (la magistratura)… il corto circuito di legalità debba essere imputato alla solita classe politica, incapace di partorire leggi chiare e a prova di comprensione comune per cittadini e giudici!?
L’impressione amara di fondo è che il cittadino – ovvero il Re di una situazione ad ordinamento democratico – a forza di demandare a terze, quarte e quinte figure, abbia da tempo perso il controllo della situazione. Con i risultati che la vicenda Mengoni, una a caso tra mille tutte uguali, propone quotidianamente in pasto alla società.
Propone quotidianamente… anche in questo caso sarebbe da aprirsi almeno un centinaio di distinguo, aprendo dolorosamente la ferita aperta di una stampa ormai lontanissima non solo dalla simbolica medaglia di legno costituita dal “quarto potere” ma abdicante anche dal ruolo di “cane da guardia” della democrazia diffusa.

Per i Carabinieri la beffa di aver lavorato praticamente per nulla!

Qui la questione si farebbe troppo tecnica; ma riassumibile in sostanza con lo scadimento dei sacri valori dell’Ordine… di pari passo all’alleggerimento mensile delle buste paghe distribuite dall’informazione ai propri lavoratori, un tempo giornalisti.
In questa situazione generalizzata dove, in pratica, l’operato dell’altro potere viene sempre più accettato senza alcun accenno critico da parte di nessun – cittadino a parte – trova la propria normalità quasi qualsiasi comportamento.
Gli operatori c’hanno ormai fatto il callo e quale unica contro misura adottata, fin’ora, registriamo solo la libertà, quando possibile, di voltarsi dalla parte opposta… per non scorgere troppi reati!
La stampa si è ben presto adeguata al grido “meno ne sappiamo, meno rischiamo, meglio stiamo e… gli stessi soldi prendiamo”.
La magistratura, sempre più politicizzata, si permette ormai qualsiasi exploit senza che nessuno abbia coraggio e/o forza anche solo di far notare le enormità commesse sull’altare di un potere mai come oggi intoccabile.
La stessa delinquenza internazionale (che in maggioranza non a caso fornisce detenuti alle nostre patrie carceri) ha da tempo compreso che l’Italia è il Paese giusto per “lavorare” e vivere bene pagando il giusto; o anche poco. Possibilmente niente.
Con queste premesse raccontare il fattarello dell’osimana Anna Mengoni, 45 anni, riarrestata venerdì pomeriggio a San Biagio, sorpresa in auto dal nucleo Operativo senza patente ma con 11 grammi di coca, ha davvero poco senso.
La donna, ammanettata anche dalla Polizia giusto mercoledì 27 maggio, alle Palombare di Ancona, per il solito smercio di droga (ancora droga e marijuana per altri 15 grammi di morte), ha potuto bellamente riguadagnare la via di casa una volta espletata la prassi della convalida.
Per la Mengoni la ritrovata libertà immediata è costato il solo obbligo di residenza ad Osimo, in attesa del processo.
Per caso processo uguale carcere? Indagando nella nostra consumata palla di vetro, non ci sfugge la possibilissima conclusione. Grazie ad un normale avvocato è già scritto che la richiesta di poter accedere ad un percorso di recupero, alternativo alla rieducativa detenzione, troverà sensibile più di un giudice all’accoglimento.
E lo spaccio continua.


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