VIA AL PROCESSO PER LA VIOLENZA SESSUALE DI PORTO RECANATI
AI RAGGI X LE RISULTANZE MEDICHE CON LE PAROLE DELLA DONNA

VIA AL PROCESSO PER LA VIOLENZA SESSUALE DI PORTO RECANATI AI RAGGI X LE RISULTANZE MEDICHE CON LE PAROLE DELLA DONNA

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Sia il professor Iannuzzi che il muratore Padalino affrontano il giudizio presso il Tribunale di Macerata da detenuti, ristretti in carcere o ai domiciliari da quasi 4 mesi. Chiesto dalla presunta vittima, costituitasi parte civile, un risarcimento di 200.000 euro


200.000 euro di risarcimento. Questa la somma richiesta in Tribunale a Macerata dalla 35enne commessa anconetana che un anno fa, sabato 24 aprile 2021, rimase vittima di un presunto stupro da parte del professor Osvaldo IANNUZZI, 44enne insegnante di sostegno all’Itis “MEUCCI” di Castelfidardo.
L’uomo è accusato di aver approfittato di una giornata pre festiva trascorsa insieme alla donna, nel proprio appartamento di Porto Recanati, per violentare l’anconetana in un pomeriggio-serata a base anche di coca; sostenuto nello stupro, in maniera decisiva, dall’aiuto di un amico del luogo – Giuseppe PADALINO, 52 anni, muratore – e di un terzo uomo sempre rimasto sconosciuto alle indagini svolte dalla Squadra mobile di Ancona e Macerata.
La donna – sposata e madre di due figli, separata di fatto ma convivente ad Ancona con il marito – non denunciò subito l’accaduto ma lo fece solo in seguito, a distanza di settimane, quando PADALINO si presentò in negozio per chiedere di rispondere ai numerosi messaggi telefonici del professore, tesi a reincontrare la “fidanzata”.
La donna però, appartenente ad una fede religiosa discretamente rigida in fatto di sesso e di fatto ancora sposata all’uomo tradito, non si ripresentò mai agli inviti di IANNUZZI. Anzi, facendosi convincere da un amico poliziotto a cui aveva svelato la propria vita, corse in Questura per denunciare, in ritardo, quanto accaduto la scorsa primavera.

Il Tribunale di Macerata chiamato ad emettere il primo giudizio sul caso IANNUZZI

Con ricchi particolari, come la trasformazione in Batman del professor IANNUZZI durante lo stupro, ma senza offrire ai tre investigatori messi a disposizione dalla Procura maceratese, un minimo di indizio per arrivare a mettere le mani sul terzo e misterioso uomo partecipante – se così emergerà dal processo – alla violenza.
Per accertare le responsabilità eventuali e stabilire possibili condanne, si è aperto lunedì, a Macerata, il rito accusatorio a carico dei due uomini restanti, peraltro entrambi ancora reclusi in carcere: a Pesaro PADALINO e ai domiciliari, da circa un mese, il professore del MEUCCI.
L’udienza di avvio del dibattito penale, con collegio presieduto dal giudice Andrea BELLI, ha registrato la richiesta dei legali del professore (gli avvocati maceratesi Luca FROLDI e Giuseppe LUPI) di disporre una perizia medico-legale tesa a chiarire la compatibilità dei lividi al braccio denunciati dalla donna. In particolare i consulenti di parte (il dottor Roberto SCENDONI per IANNUZZI e Mauro PESARESI per la commessa) dovranno accertare la compatibilità tra quanto riportato nei certificati medici redatti allora e quanto sottoscritto dalla anconetana in denuncia.
Sul punto in questione, però, serve aggiungere come il collegio si sia riservato la decisione. Nell’aggressione subita, infatti, serve ricordare come sia PADALINO che il terzo uomo mancante trattenevano a forza la vittima per le braccia, consentendo al professore l’agio di una minore resistenza della donna.
Se ne riparlerà nella prossima e seconda udienza fissata dal collegio per lunedì 5 dicembre; nell’occasione la commessa (oggi assente e comunque rappresentata dall’avvocato di parte civile Marco PACCHIAROTTI del foro di Ancona) sarà ascoltata dal Tribunale insieme alla testimonianza dei tre agenti di Polizia giudiziaria che hanno condotto le indagini.
Nel frattempo i due unici imputati restano in carcere; ai domiciliari (dallo scorso 14 aprile) il professor IANNUZZI e in cella a Villa Fastiggi di Pesaro il muratore Giuseppe PADALINO. Una “cattiveria” da parte dei giudici probabilmente eccessiva. Tornando a PADALINO il suo legale Maurizio BALLARINI ha rinnovato alla corte la modifica dello status, da detenzione in carcere all’obbligo di dimora o, in subordine, nella concessione dei domiciliari presso l’abitazione della madre.
Sia IANNUZZI che PADALINO sono giunti alla sbarra con la stessa doppia accusa di violenza sessuale, aggravata dall’aver commesso il fatto sotto l’uso di ingenti sostanze stupeacenti, leggi cocaina.

Giuseppe PADALINO, 52 anni, alla sbarra col professore di sostegno IANNUZZI

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