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𝐔𝐧𝐚 𝐛𝐚𝐧𝐝𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐢𝐧𝐪𝐮𝐞 𝐦𝐚𝐥𝐯𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢, 𝐢𝐧𝐜𝐚𝐩𝐩𝐮𝐜𝐜𝐢𝐚𝐭𝐢 𝐞 𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐧𝐞𝐫𝐨, 𝐩𝐞𝐧𝐞𝐭𝐫𝐚 𝐝𝐚𝐥 𝐠𝐢𝐚𝐫𝐝𝐢𝐧𝐨 𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐛𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐅𝐚𝐮𝐬𝐭𝐨 𝐏𝐢𝐠𝐢𝐧𝐢 – 𝐭𝐢𝐭𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐦𝐨𝐧𝐢𝐦𝐨 𝐭𝐨𝐦𝐚𝐢𝐟𝐢𝐜𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐕𝐢𝐥𝐥𝐚 𝐌𝐮𝐬𝐨𝐧𝐞, 𝐚𝐟𝐟𝐢𝐥𝐢𝐚𝐭𝐨 𝐆𝐮𝐜𝐜𝐢 – 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐚 𝐦𝐨𝐠𝐥𝐢𝐞 𝐌𝐚𝐧𝐮𝐞𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐚 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐬𝐚. 𝐁𝐨𝐭𝐭𝐢𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐫𝐚𝐢𝐝, 𝐝𝐮𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢𝐜𝐢𝐧𝐪𝐮𝐞 𝐥𝐮𝐧𝐠𝐡𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐢 𝐦𝐢𝐧𝐮𝐭𝐢, 𝐜𝐢𝐫𝐜𝐚 𝟐𝟎.𝟎𝟎𝟎 𝐞𝐮𝐫𝐨 𝐭𝐫𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐞 𝐦𝐨𝐧𝐢𝐥𝐢 𝐢𝐧 𝐨𝐫𝐨. 𝐕𝐢𝐜𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐢𝐧𝐪𝐮𝐢𝐞𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞, 𝐚𝐟𝐟𝐢𝐝𝐚𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐢𝐧𝐝𝐚𝐠𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐞𝐢 𝐂𝐚𝐫𝐚𝐛𝐢𝐧𝐢𝐞𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐍𝐨𝐫𝐦, 𝐩𝐞𝐫 𝐮𝐧 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐞

Svegliata di soprassalto nel primo dormiveglia dal fascio di luce di una torcia puntata sul viso. E al riaprir degli occhi l’ombra di uno, poi due, forse tre… alla fine ben quattro sconosciuti paratisi contro; quattro individui, tutti vestiti di nero e travisati in volto, silenziosi, ma dal modo di fare risoluto e persuasivo. Insomma non una banda di ladruncoli ma veri professionisti del crimine.

La scena, è facilmente comprensibile, resterà per sempre impressa, indelebile, nella memoria dell’unica vittima della rapina, Manuela PIGINI, padrona di casa, in quel momento sola nella propria villa di via Sant’Ambrogio, 23, a San Sabino.

La donna – moglie di Fausto PIGINI, fondatore e titolare dell’importante tomaificio, già in ottica Gucci, che prende il suo nome, in zona Squartabue di Recanati, nonché nel board territoriale di Confindustria Macerata – ha solo avuto modo di eseguire gli ordini impartiti, più a gesti che a parole, dal capo banda. Gesti accompagnati dall’utilizzo possibile di un qualcosa tra le mani che potrebbe anche essere stata una pistola, particolare su cui non c’è ancora, allo stato iniziale delle indagini affidate al Norm, alcuna certezza.

Pistola o meno, la signora Manuela, risvegliata di soprassalto con le modalità appena descritte, ha potuto soltanto esaudire le richieste pressanti dei banditi: quattro uomini più un quinto sulla strada a controllare che non sopraggiungessero imprevisti.

Ed è un bene che sia andata così dal momento che i malviventi, apparsi fin da subito a proprio agio all’interno della vita, segno di informazioni estremamente precise al dettaglio, si sono “accontentati” di quanto la poveretta ha potuto mettere insieme frugando tra i contanti nella disponibilità della famiglia dell’industriale (circa 10.000 euro) e piccoli oggetti d’oro per un valore stimato di altri 10.000 euro.

Ventimila euro in tutto, dunque, il bottino rimediato in pochi minuti di un lavoro sin troppo semplice da portare a termine. I quattro, a quanto pare, non sono andati alla ricerca di possibili casseforti o di altri beni custoditi in villa e hanno anche scartato l’idea di attendere in villa il ritorno del padrone di casa per razziare altro possibile denaro.

A facilitare il compito della banda – per modalità comportamentali da ricercare, presumibilmente, tra la malavita dell’Est europeo – il fatto che i vari sistemi di allarme, attendendosi il rientro del capofamiglia, non erano stati attivati dalla donna.

Bassa recinzione, zero allarmi, finestre spalancate per il gran caldo, la signora Manuela si è così appisolata, sul proprio letto – erano circa le 22.30 di lunedì sera – fino all’amaro risveglio di soprassalto.

“Posso solo confermare che c’è stata una rapina – ha dichiarato l’industriale, patron anche del Castelfidardo calcio, alla stampa – e che sono stati sottratti valori. In casa c’era solo mia moglie Manuela, comprensibilmente terrorizzata per l’esperienza vissuta. Il tutto è durato meno di mezz’ora, pur sempre una eternità…”.

Saltata facilmente la recinzione che da sullo stradone di via Sant’Ambrogio, i quattro, garantiti dal palo, si sono diretti verso il giardino senza trovare ostacoli e da qui, grazie alle finestre spalancate, hanno avuto buon gioco nel ricercare la donna, tra l’altro a letto assopita.

“Mia moglie per fortuna sta bene – ha continuato Fausto PIGINI – e questo è l’unica cosa che conta. Non è mai stata strattonata o tantomeno picchiata avendo ubbidito alle richieste del capo, facendo trovar loro denaro e gioielli. Solo la paura è stata tanta e inevitabilmente il terrore crescerà col passare delle ore, visto ciò che sarebbe potuto accadere nella imprevedibilità di quei momenti”.

Fausto PIGINI, imprenditore di successo

A conferma che trattasi di una banda di professionisti – con tanto di basista locale ben informato su abitudini dei PIGINI ed entità possibile del bottino – l’estrema tranquillità di tutti e quattro i malviventi che, incassato il bottino, hanno chiesto alla donna di farli uscire aprendo loro il cancello…

Dopo di che l’allarme e l’arrivo a sirene spiegate dei Carabinieri subito al lavoro per dare un volto e dei nomi ai quattro protagonisti.

Lavoro, stavolta, quanto mai improbo dovendo i militari partire da pochi particolari e non potendo contare neanche sulle immagini del sistema di allarme, non attivato.

Fondatore, 44 anni fa, della Pigini Srl, tomaificio di successo con sede a Villa Musone di Recanati, l’azienda grazie al partenariato col marchio Gucci, si accinge a realizzare un nuovo stabilimento di oltre 10.000 metri quadrati, in grado di dare occupazione, entro un paio di anni, a circa 400 persone.

Ricordato patron del Castelfidardo calcio (dove in passato ha militato il figlio Luca, centrocampista di buone qualità) Fausto PIGINI è stato vicino, negli anni scorsi, a passare nel Cda dell’Osimana, opzione poi svanita.

Nel ricordo di un’altra figlia, Roberta PIGINI, scomparsa del 2018 all’età di 29, per gli esiti di una malattia neuro muscolare, la famiglia PIGINI ha dato vita alla Fondazione “Roby” il cui premio annuale “all’eccellenza” – riservato agli studenti del liceo classico “Leopardi” di Recanati, frequentato da Roberta – intende spronare con borse di studio quanti annualmente si distinguono per altruismo, inclusione e solidarietà.

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