La settimana scorsa un blitz simile a quello realizzato a San Sabino è stato tentato a Castelfidardo, probabilmente dalla stessa banda operante, ai danni di una delle ville dell’industriale fidardense delle porte Fernando Garofoli. Le indagini dei Carabinieri giù ad una prima svolta: al lavoro una organizzazione di professionisti catapultata su territorio dal Sud Italia o dall’Est europeo. Al vaglio le immagini delle telecamere sparse sul territorio: ci si aspetta un’auto di grossa cilindrata rubata o con targa clonata
Il blitz in villa, andato a segno, l’altra sera, da PIGINI, anticipato la settimana scorsa da un analogo tentativo a Castelfidardo, per fortuna fallito, ai danni del noto industriale fidardense Fernando GAROFOLI!
La notizia, tra le pieghe delle indagini immediatamente avviate dai Carabinieri, conferma purtroppo come il territorio sia in questo momento sotto attacco, nel mirino della stessa banda e/o comunque di nuclei malavitosi specializzati in operazioni “para militari”, provenienti da fuori. Inconfondibile la matrice che dovrebbe ricondurre a bande del napoletano o dell’est europeo, Albania su tutti.
E’ dunque allarme sicurezza sull’intero territorio, come forse non si registrava da lunghi decenni quando la cronaca osimana registrò, nel mezzo degli anni ’90, l’assalto a villa Fagioli, in via Marco Polo, con tanto di sparatoria tra i banditi e la Polizia.
Nel caso del mancato assalto ad una delle ville riconducibili all’industriale (ex sponsor roburino ai tempi della Serie A) delle porte di pregio Fernando GAROFOLI e ai suo quattro figli, ciò che è dato sapere è l’esito negativo dell’assalto, probabilmente per il buon funzionamento dei sistemi di allarme posti a protezione delle lussuose dimore, impreziosite con tanto di piscina interna.
Un mancato colpo, quello da GAROFOLI, che aveva fatto drizzare le antenne ai Carabinieri, praticamente certi che la banda si sarebbe accontentata di cambiare obiettivo ma non certo zona di interesse. Diverse ville di lusso, per fortuna del territorio, fanno bella mostra di se da sempre, isolate nella campagna, a conferma della ricchezza e della tranquillità della società osimana e zone limitrofe.
Da qui l’individuazione, per chi proviene da realtà ben diverse, di obiettivi relativamente semplici, con rischi limitati, da depredare grazie alla consumata abilità ed esperienza a delinquere.

Come quella mostrata, l’altra notte, da PIGINI con tutti i componenti a muoversi secondo schemi studiati a tavolino, senza lasciare spazio ad improvvisazioni.
Tornando alla stretta cronaca di attualità, i Carabinieri stanno cercando, in queste ore, di restringere il campo delle principali ipotesi, battezzando la pista più credibile da approfondire. Più di molto lo diranno le telecamere del circondario, attive in pratica sull’intero territorio grazie al recente sistema Ocr impiantato dall’Amministrazione comunale, ancorchè l’esperienza spinga a non farsi troppe illusioni.
I banditi, è ragionevole ipotizzarlo, dovrebbero aver raggiunto Osimo con un’auto di grossa cilindrata probabilmente rubata poco prima o travisata con targa clonata.
Circa le informazioni accumulate dal basista sul conto della vittima, è possibile che l’idea di far visita proprio alla villa di Fausto PIGINI, isolata nella verde campagna osimana, possa esser nata nel vasto ambiente lavorativo dell’industriale, titolare di una attività in forte crescita e quindi particolarmente esposto.
Altro al momento non è noto essendo le tracce ulteriori, al vaglio del Norm, etichettate in caserma come scrupolosamente riservate, come mai prima.
Certo a pesare è l’errore grave di Manuela GABBANELLI, moglie di PIGINI, di non attivare i sistemi di sorveglianza, addormentandosi con la villa totalmente indifesa nel bel mezzo dell’attacco; una negligenza che ha fatto la differenza e pagata cara con l’intrusione in casa dell’intera banda, senza colpo ferire.