𝗗𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗮𝘀𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘃𝗶𝗮 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮, 𝗺𝗲𝗿𝗰𝗼𝗹𝗲𝗱𝗶̀, 𝗮𝗹 “𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗻𝗮 𝗺𝗮𝗶” 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝟱𝟯𝗲𝗻𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗠𝗼𝗻𝘁𝗲𝗰𝗮𝘀𝘀𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗘𝗻𝗲𝗮 𝗦𝗶𝗺𝗼𝗻𝗲𝘁𝘁𝗶 (𝟮𝟳 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲) 𝗲 𝗶𝗹 𝗽𝗮𝗱𝗿𝗲 𝗘𝗻𝗿𝗶𝗰𝗼 𝗢𝗿𝗮𝘇𝗶 (𝟰 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗲 𝗺𝗲𝘇𝘇𝗼) 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶𝗱𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗡𝗮𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗱𝗿𝗲, 𝗻𝗼𝗻𝗻𝗮 𝗲 𝗺𝗼𝗴𝗹𝗶𝗲 𝗥𝗼𝘀𝗶𝗻𝗮 𝗖𝗮𝗿𝘀𝗲𝘁𝘁𝗶. 𝗣𝗿𝗼𝗻𝘂𝗻𝗰𝗶𝗮𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝟯𝟵° 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝗹𝗲, 𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮, 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝗽𝗶𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮, 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗮𝗱 𝘂𝗻𝗮 𝗺𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶𝗴𝗶𝗮𝗻𝗮. 𝗘𝗿𝗴𝗮𝘀𝘁𝗼𝗹𝗼 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗶𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗶𝗲𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗢𝗳𝗳𝗶𝗱𝗮 𝗟𝗲𝗼𝗽𝗼𝗹𝗱𝗼 𝗪𝗶𝗰𝗸, 𝗮𝗰𝗰𝘂𝘀𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝘃𝗲𝗿 𝘂𝗰𝗰𝗶𝘀𝗼, 𝘁𝗿𝗮 𝗶𝗹 𝟮𝟬𝟭𝟳 𝗲 𝗶𝗹 𝟮𝟬𝟭𝟵, 𝗯𝗲𝗻 𝟴 𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗻𝗶 𝗼𝘀𝗽𝗶𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗼𝗰𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗮𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗽𝗼𝘀𝗼 𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝘃𝗲𝗿 𝘁𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗾𝘂𝗮𝘁𝘁𝗿𝗼 𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶𝗱𝗶!
APPELLO URGENTE
Se in questo momento stai leggendo queste righe è perché, seppur con le difficoltà tecniche di cui ancora soffriamo (vedi la lentezza a caricare il sito), apprezzi a prescindere o sei almeno curioso di conoscere la notizia vista dal nostro speciale versante, con vista sulla nostra Verità.
Bene. E’ giusto che sia così. E’ sacrosanto che tutta la città condivida, a grande maggioranza, questo pensiero.
Francamente però, è altrettanto giusto che ognuno di voi, conclusa la pausa di lettura, decida di metter mano al proprio portafoglio elettronico, decidendo un proprio libero contributo solidale, utile anzi fondamentale a garantirvi le letture del futuro.
Nonostante gli appelli quotidiani partiti da Natale, i lettori che hanno seguito l’invito sono decisamente episodici, primule rosse… persino in parità rispetto a chi segue OSIMO OGGI dai più sperduti angoli del mondo.
OSIMANI TOCCA A VOI!

𝗣𝘂𝗼𝗶 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝘂𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗮𝗿𝗶𝗰𝗮 𝗮𝗹 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 𝗣𝗼𝘀𝘁𝗲𝗣𝗮𝘆 𝟱𝟯𝟯𝟯 𝟭𝟳𝟭𝟭 𝟯𝟭𝟯𝟳 𝟱𝟭𝟰𝟱 (𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗗𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗦𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗣𝗔𝗡𝗚𝗥𝗔𝗭𝗜)
𝗢𝗽𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝘂𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗯𝗼𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗼 𝗯𝗮𝗻𝗰𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝘀𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗜𝗯𝗮𝗻 𝗱𝗶 𝗦𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗣𝗔𝗡𝗚𝗥𝗔𝗭𝗜 𝗜𝗧𝟳𝟵𝗝 𝟯𝟲𝟬𝟴 𝟭𝟬𝟱𝟭 𝟯𝟴𝟮𝟯 𝟯𝟴𝟬𝟵 𝟰𝟯𝟯𝟴 𝟭𝟮
𝗢𝗽𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝘂𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗶𝗻𝘃𝗶𝗼 𝗣𝟮𝗣 (𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗶 𝗮𝗴𝗴𝗶𝘂𝗻𝘁𝗶𝘃𝗶) 𝗮𝘀𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗹 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗥𝗲𝗱𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝟯𝟵𝟯.𝟯𝟯.𝟬𝟵.𝟯𝟲𝟲 – 𝗻𝗼𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗦𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗣𝗔𝗡𝗚𝗥𝗔𝗭𝗜 – 𝗮𝗹 𝘃𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗲𝗹𝗲𝗻𝗰𝗼 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗪𝗵𝗮𝘁𝘀𝗮𝗽𝗽!
𝗢𝘃𝘃𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗲 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗚𝗥𝗔𝗧𝗜𝗦!
𝗜𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗽𝗼𝘁𝗿𝗲𝘁𝗲 𝗿𝗶𝗰𝗲𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼 𝗿𝗲𝗮𝗹𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝘃𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗮𝗿𝗲, 𝗰𝗼𝗽𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝘂𝗹𝘁𝗶𝗺𝗮 𝗻𝗼𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮 𝗮𝗽𝗽𝗲𝗻𝗮 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮 𝗢𝗦𝗜𝗠𝗢 𝗢𝗚𝗚𝗜, 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗹𝗮 𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮𝗿𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝘀𝗶𝘁𝗼.
𝗩𝗲 𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗲𝗿𝗲𝗺𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗶𝗹 𝗾𝘂𝗼𝘁𝗶𝗱𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮̀ 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝘀𝗰𝗶𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝗲𝗱𝗶𝗰𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗰𝗮𝘀𝗮.
Grazie!
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In fuga dopo la conferma dell’ergastolo da parte della Cassazione; anzi forse no… ma cambia poco.
Arianna ORAZI, 53 anni, condannata in via definitiva l’altro giorno per l’omicidio della madre Rosina CARSETTI, 78 anni, è stata rintracciata, bloccata e arrestata dai Carabinieri di Piove di Sacco (Padova) nel pomeriggio di ieri.
A scoprire l’allontanamento dall’abitazione nel Pesarese, abitata dalla donna dopo la vicenda del Natale 2020, erano stati i Carabinieri incaricati di eseguire l’ordine di carcerazione a vita.

Secondo Olindo DIONISI, avvocato della ORAZI, non si sarebbe trattato di un tentativo di fuga ma piuttosto il tentativo di costituirsi presso il carcere di Bollate (Milano), peraltro distante circa 260 chilometri dal luogo dell’arresto.
“Arianna non è assolutamente fuggita – ha spiegato il legale – ma già mercoledì sera si è presentata in carcere per costituirsi. Semplicemente non è stata arrestata in quanto la carcerazione, a poche ore dalla sentenza, non risultava ancora alla Direzione. Oggi si sarebbe ripresentata a Bollate dove nel frattempo è sopraggiunto l’ordine di carcerazione… Ora invece sarà associata temporaneamente al carcere di Venezia”.
Con Arianna ORAZI finiranno in carcere anche il figlio Enea SIMONETTI (condannato a 27 anni per l’omicidio della nonna) e il marito della poveretta Enrico ORAZI, condannato assai più lievemente, a confronto di figlia e nipote, a 4 anni e sei mesi per maltrattamenti e simulazione di reato.
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Alla data del 30 aprile 2024, secondo i dati del Ministero della Giustizia, erano 2.649 (4.32% della popolazione carceraria) le donne presenti negli istituiti italiani su un totale di 61.297 persone recluse.
E sono invece 39, con la montecassianese Anna ORAZI, arrestata giovedì pomeriggio dai Carabinieri di Piove di Sacco (Padova), le ergastolane recluse nei vari carceri, mentre altre 72 donne stanno scontando una condanna significativa ad oltre i 20 anni.
Si tratta perlopiù, di terroriste o affiliate a organizzazioni criminali di tipo mafioso. Dodici su trentanove le carcerate sottoposte al 41bis, tutte ristrette nell’istituto penale dell’Aquila: vivono in uno stato di isolamento assoluto.
Ogni reclusa condannata al “fine pena mai” porta sempre con sé una storia di violenze e dolore.
Una delle ultime a varcare la soglia di una cella senza ritorno è la 36enne Luana CAMMALLERI finita dentro ad aprile ’24 per aver ucciso il marito, in complicità con l’amante. Il cadavere dell’uomo, un imprenditore agricolo del Palermitano, non è mai stato rinvenuto.
Condannata in via definitiva all’ergastolo è pure la 74enne di Fagnano Olona (Varese) Melita AINA, anch’essa accusata di aver ucciso il consorte in concorso con altre due persone, il 12 aprile del 2014, a Somma Lombardo, in provincia di Varese.
La donna è rinchiusa nella Casa circondariale di Como, accusata di essere la mandante dell’omicidio; si è sempre proclamata innocente mentre i due esecutori, di origini tunisine, sono fuggiti all’estero.
Rosa BAZZI, oggi 61 anni, condannata con il marito Olindo ROMANO per la strage di Erba (avvenuta l’11 dicembre del 2006, dove morirono quattro persone) sconta il suo ergastolo nel carcere modello di Bollate (Milano).

Tra le madri finite dietro le sbarre per aver ucciso figli c’è anche Veronica PANARELLO che nel 2014 a Santa Croce Camerina, nel Ragusano, strangolò il figlio Loris STIVAL, appena 8 anni, con delle fascette di plastica, lasciandone il cadavere in un canalone, a quattro chilometri dalla scuola che frequentava. Disse di meritare l’ergastolo, ma alla fine fu condannata a 30 anni.
In carcere a scontare il “fine pena mai” si trovano anche le sorelle Silvia e Paola ZANI, di 30 e 22 anni, condannate (con Mirto MILAN, compagno di Silvia) per l’omicidio della madre Laura ZILIANI, ex vigilessa di Temù, in provincia di Brescia, strangolata nella notte del 7 maggio 2021 e poi gettata in un fiume.
Ma non ci sono solo le “madri assassine”. Al 41bis, ristrette in una cella singola con una branda, un tavolo e una sedia incollata al pavimento, sorvegliate a vista dagli agenti di polizia penitenziaria perché ritenute pericolosissime, ne sono in dodici.
Tra loro Teresa DE LUCA BOSSA, la prima “Lady camorra” della storia criminale italiana (ha ispirato il personaggio di Scianel in Gomorra), finita dentro nel giugno del 2000 con altri 79 camorristi accusati di aver partecipato all’uccisione, con un’autobomba, del pregiudicato Luigi AMITRANO.
Nella lista “nera” delle recluse troviamo anche Nella SERPA, detta “la bionda”, arrestata nel marzo del 2012; una vera e propria boss della ‘ndrangheta di Paola (nel Cosentino) sorella di Pietro, ucciso da una cosca avversaria nel 2003, dal quale ha “ereditato” gli affari della ‘ndrina, tra cui un fiorente traffico di droga.
Maria LICCIARDI, 73 anni, è conosciuta anche ‘a Piccerella (la piccolina, in napoletano), membro dell’associazione criminale “Alleanza di Secondigliano” arrestata dai Carabinieri all’aeroporto romano di Ciampino mentre cercava di scappare, il 7 agosto 2021, dopo due anni di latitanza: è ritenuta responsabile di aver organizzato un traffico di droga e dato vita al racket delle estorsioni in diversi quartieri di Napoli, oltre di aver ordinato la morte di esponenti di cosche nemiche.
Carcere duro anche per l’anarchica Nadia Desdemona LIOCE, già esponente di spicco delle Nuove Brigate Rosse; condannata tra l’altro per aver fatto parte del commando che uccise i giuristi Massimo D’ANTONA nel 1999 e Marco BIAGI nel 2002.
Con lei, in altre celle, anche le brigatiste Laura PROIETTI e Diana BLEFARI, condannate per gli stessi delitti.
Da oggi in cella a Venezia anche Anna ORAZI, la prima e unica marchigiana ristretta attualmente all’ergastolo.
Sul versante maschile proprio oggi la Procura generale di Perugia ha disposto per Leopoldo WICK (nel processo di revisione ordinato dalla Cassazione) ex infermiere presso una casa di riposo di Offida (Ascoli Piceno), la richiesta dell’ergastolo.
L’uomo è accusato di ben 8 omicidi volontari e 4 tentati, tra gennaio 2017 e febbraio 2019, ai danni degli anziani pazienti ospiti della Rsa ascolana.
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