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𝗟𝗮 𝗟𝗲𝗴𝗴𝗲 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲 𝗹𝗮 “𝘁𝗮𝗹𝗮𝗾” 𝗶𝘀𝗹𝗮𝗺𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮 𝗮𝗹 𝗖𝗼𝗺𝘂𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗔𝗻𝗰𝗼𝗻𝗮 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗱𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗽𝗽𝗶𝗮 𝗺𝗮𝗿𝗶𝘁𝗼 𝗲 𝗺𝗼𝗴𝗹𝗶𝗲. 𝗜𝗻𝗰𝗿𝗲𝗱𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗹’𝗶𝗴𝗻𝗮𝘃𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗔𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗖𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼-𝗗𝗲𝘀𝘁𝗿𝗮, 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝟳𝟬 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗦𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮, 𝗮𝘀𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗮𝘁𝗮𝘀𝗶 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝗿𝗲 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗶𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮̀ 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗲 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗿𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗲 𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘁𝗲𝘀𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗱𝗶𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗹𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗻𝗼𝗿𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗥𝗲𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮. 𝗙𝗿𝗮𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮 𝗯𝗮𝘁𝘁𝗮 𝘂𝗻 𝗰𝗼𝗹𝗽𝗼

di Sandro PANGRAZI

Qualcuno suoni la sveglia al Dirigente dell’ufficio Anagrafe di Ancona Giorgio FOGLIA.

Nel frattempo gli anconetani si interroghino un attimo sul proprio Sindaco Daniele SILVETTI (Forza Italia) e soprattutto a chi, dopo 70 anni di Sinistra, hanno affidato la propria città.

Come anche un bambino avrebbe potuto sentenziare è di ieri il riconoscimento, davanti la Corte di Appello di Ancona, che il divorzio alla musulmana, secondo il principio noto come “Talaq bil tal”, è un ottimo sistema per liberarsi della propria moglie… a patto di trovarsi ad esercitarlo nello Stato indiano del Bengala.

Ecco Giorgio FOGLIA, Dirigente dell’ufficio Anagrafe del Comune di Ancona. Secondo il funzionario l’atto di ripudio dalla moglie 37enne, presentato da un 45enne originario del Bangladesh e residente ad Ancona, era perfettamente da registrare come regolare!

A capirlo non dovrebbe servire una laurea particolare, né si dovrebbe ricorrere a Leonardo da Vinci per comprendere come, una volta giunti in Italia, la legge da rispettare è unicamente quella della Repubblica.

A maggior ragione, facciamo notare agli anconetani che hanno votato SILVETTI e Centro-Destra (magari immaginando e sperando, riguardo all’andirivieni incontrollato di stranieri, un pizzico di maggiore ordine nella cosa pubblica), allorquando a decidere in prima istanza è una Amministrazione che dovrebbe tutelare il pensiero, l’operato, le norme del civile convivere, specie familiare.

Da “Fuori dal coro” l’immagine del cittadino del bangladesh che ha pensato di rivolgersi al “talaq” per liberarsi della moglie!

Insomma pur di non redarguire e affidare il Dirigente FOGLIA a competenze meno pericolose, giustificando fino all’ultimo il dipendente anagrafe, responsabile di aver esposto al ridicolo l’immagine di una città capoluogo di regione, il Sindaco SILVETTI ha preferito non batter ciglio e comportarsi come un Sindaco di estrema Sinistra, fautore dell’accoglienza a prescindere… a cominciare dalle leggi altrui!

Tutto questo, per fortuna degli Italiani, non si può ancora fare. E speriamo che a nessun altro, domani mattina, venga in mente, anziché affrontare una costosa causa di separazione e divorzio secondo la legge italiana, di mostrare al Dirigente FOGLIA di annotare un ulteriore documento di eseguita “talaq!

Nel caso, per chi ad Ancona vorrà provarci, la strada da seguire è decisamente semplice. Basterà frequentare una moschea e ottenere un documento in cui si attesta di essere un bravo musulmano… dopo di che e vai con le nuove mogli a tutto andare… liberi di esercitare a piacimento la talaq, ovvero un banale ripudio da ripetersi, secondo un rito millenario pre ordinato, tre volte in un breve periodo di tempo, avanti a testimoni.

Per il Comune di Ancona il “divorzio” alla musulmana è pienamente agibile anche in Italia!

A questo punto, documento in mano, recarsi all’ufficio Anagrafe e chiedere personalmente del dottor FOGLIA il quale, secondo le proprie libere convinzioni, non potrà esimersi dal prendere atto della vostra decisione, avvalorata da un qualsiasi Tribunale islamico, e restituirvi la perduta libertà!

Da osimani consigliamo ai nostri dirimpettai di non farlo. Non solo e non tanto perché, magari, considerato il clamore della vicenda, nei prossimi giorni potrebbero non trovare più il dottor FOGLIA a prendersi cura dell’istanza… ma anche perché la sentenza appena emessa parla chiaro: il ripudio islamico in Italia non ha valore.

Tanto che al più volte ricordato dottor FOGLIA giungerà presto l’ordine di cancellare dal registro di Stato civile la annotazione del furbetto marito bengalese, 45 anni, che dunque, in barba a Maometto, per la l’Italia resta sposatissimo e pure padre di due figli minori. Con tutte le responsabilità che derivano e conseguono ad un marito e padre.

A noi, da cittadini italiani e cittadini di Destra, resta invece la rabbia. Rabbia vera per aver visto una Amministrazione di Destra comportarsi “peggio” di una Ong o delle mille organizzazioni anti italiane operanti a Sinistra alla perenne caccia di voti.

Come sia stato possibile dar vita ad una autentica barzelletta capace di gettare nel ridicolo (passi per il Dirigente che avrà avuto le sue idee) persino una Amministrazione appena insediatasi, dopo sette decenni ininterrotti di Pci-Pds-Ds e Pd… resta un fatto inspiegabile.

Daniele SILVETTI (Forza Italia) primo Sindaco non di Sinistra nella Storia di Ancona. Non si direbbe…

Sarebbe bastato opporre del banale buonsenso, prendere tempo, informarsi, studiare un pò… e magari scoprire di sentenze di Cassazione del 2020 ispirate da un massimario comportamentale del Ministero dell’Interno e in precedenza dalla legge 218/95… insomma applicandosi un pochino non sarebbe stato davvero difficile evitare di farsi riconoscere.

Tornando alla vicenda, la moglie bengalese di 37 anni aveva scoperto di non essere più sposata soltanto a giugno, peraltro avviando le pratiche di separazione, ma alla maniera italiana, spulciando le carte in Anagrafe… venendo così’ a scoprire di essere stata ripudiata dal marito e di non avere diritto ad un ciufolo.

Da qui il ricorso della donna, davanti la seconda sezione della Corte di Appello, tramite l’avvocato Bernardo BECCI.

Tribunale che ieri ha positivamente sciolto la riserva ordinando al Comune di Ancona la cancellazione della avvenuta registrazione per una serie di motivazioni a cominciare dalla circostanza il “talaq” non è – Santo Iddio – riconosciuto nell’ordinamento giuridico italiano, oltre che discriminatorio essendo riservato solo al marito… unico coniuge abilitato a liberarsi dal vincolo matrimoniale.

Il Massimario comportamentale edito dal Ministero dell’Interno nel 2011 e destinato a tutti i Comuni di Italia… tranne Ancona?

Per la Corte non è stato rispettato il principio dell’ordine pubblico processuale, non essendo garantiti, nell’ambito dei procedimenti di divorzio per ripudio, il diritto di difesa della moglie, oltre alla effettività del contraddittorio.

In buona sostanza, parrà strano a SILVETTI e al dottor FOGLIA – sono stati lesi i diritti della donna. 

Vale ricordare anche le motivazioni, per quanto scarse, sostenute dal Sindaco SILVETTI a vicenda già esplosa.

Secondo il Sindaco di Forza Italia e il suo Dirigente Anagrafe, il Comune di Ancona (peraltro estraneo al processo) si era opposto alla richiesta di cancellazione espressa dalla donna rivendicando la legittimità del proprio operato.

Secondo il dottor FOGLIO il suo ufficio aveva “solo” recepito una documentazione già vagliata dall’Ambasciata.

Copia del documento, sottoscritto a Dhaka il 10 maggio 2023, in cui l’uomo certifica di aver “regolarmente” ripudiato la moglie!

L’avvocato BECCI aveva eccepito, mettendolo bene in mostra, la irricevibilità da parte dell’ordinamento italiano di un provvedimento oscurantista, contrario all’ordine pubblico in quanto discriminatorio, oltre che in violazione del principio di parità tra uomo e donna.

“Si tratta – ha osservato BECCI a sentenza emessa – di una delle prime pronunce di questo genere in Italia; una sentenza che apre le porte a una riflessione sulla compatibilità di regole, appartenenti ad altre culture, con i valori della nostra civiltà giuridica”.

Decisamente commossa la ex moglie ripudiata, ora riabilitata e in grado di separarsi dall’uomo secondo le nostre regole.

“La mia – ha spiegato la 37enne – è una battaglia portata avanti anche in nome di tutte le donne oppresse dall’Islam. Una strada importante si è aperta; d’ora in poi, anche altri Comuni che dovessero ritrovarsi nella situazione di Ancona, non potranno non tener conto di questa sentenza di civiltà”.

Vicenda legale in archivio? Probabilmente non ancora. Data la questione di grande attualità e la pubblicità assicurata dal tema, a livello nazionale, è quasi certo che l’avvocato del 45enne bengalese – Pietro SGARBI – valuterà il ricorso del verdetto in Cassazione. Magari escogitando pezze di appoggio migliori rispetto alla ineccepibile regolarità delle pratiche messe in atto, in Patria, dal proprio assistito.

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Bujar JAHO

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