𝗧𝘂𝘁𝘁𝗼 𝘁𝗮𝗰𝗲, 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗰𝗲, 𝘀𝘂𝗹 𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝘀𝘁𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝗼𝗽𝗶𝗻𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗮 𝗹𝗮 𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗶𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗶 𝗹𝗲𝗴𝗮𝘁𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗵𝗼𝗻, 𝘀𝗽𝗮𝗿𝗮𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗲 𝗲𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝘀𝗰𝗮𝗱𝘂𝘁𝗲, 𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝗼𝗻𝗱𝗮 𝗱𝗮 𝗟𝗲 𝗜𝗲𝗻𝗲 𝗲 𝗿𝗲𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟮𝟭 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗲𝘅 𝗱𝗶𝗽𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗠𝗶𝗿𝗼 𝗝𝗮𝗸𝗼𝘃𝗹𝗷𝗲𝘃𝗶𝗰. 𝗦𝘂𝗶𝗰𝗶𝗱𝗮 𝗻𝗲𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗱𝗮𝗻𝗼 𝗣𝗮𝗹𝗮𝘇𝘇𝗼
Risarcita dall’assicurazione Roberta FALLAVENA, la casalinga bolognese di 63 anni che il 15 luglio 2023 rischiò la vita per aver consumato del salmone affumicato mal conservato o scaduto in un supermercato del capoluogo emiliano.
Dopo un iniziale diniego dell’istituto assicurativo a compensare il danno subito dalla donna (ricoverata al Sant’Orsola di Bologna per 20 giorni in terapia intensiva per aver contratto il batterio della Listeria, presente in concentrazioni altissime nel salmone acquistato), la notizia di queste ore parla di un sopravvenuto accordo tra le parti, disponibili a chiudere la vicenda sulla base di un modesto risarcimento fissato in 300.000 euro.
Come è ormai noto a molti, dopo i due servizi dedicati da “Le Iene” alla vicenda riguardante l’attività de LA NEF di Ancona, in mano all’osimano Giordano PALAZZO, la FALLAVENA aveva acquistato quattro confezioni di salmone affumicato, conservato in buste sottovuoto e vendute in un supermercato di Bologna. Salmone consumato in parte, una sola busta, con dell’insalata, salvo iniziare a sentirsi male sin dal giorno dopo.

È il 15 luglio 2023 e da quel momento per Roberta FALLAVENA comincia un calvario che la porterà fino al coma, ricoverata in terapia intensiva per tre settimane.
Il responsabile? Il batterio Listeria trovato in concentrazioni altissime proprio nel salmone che aveva acquistato.
“Se ci penso, non ci dormo la notte” – aveva raccontato la poveretta a “Il Resto del Carlino” di Bologna già lo scorso 6 marzo.
In effetti la poveretta ancora oggi, a giudicare dalle immagini Mediaset, appare profondamente segnata da quell’incubo fatto di un mix tra meningite, polmonite bilaterale, crisi epilettiche, trombosi e problemi cardiaci.
Fatalmente la FALLAVENA è rimasta in ospedale tutta l’estate ’23, in pratica due mesi, vedendo crollare la salute e i progetti di vita.
“Il mio compleanno, nel 2023, l’ho “festeggiato” intubata” – ricorda con amarezza.
Anche perché dal Sant’Orsola, Roberta era uscita in carrozzina; tanto che la commissione medica in prima istanza le aveva riconosciuto una invalidità al 100%, oggi scesa al 35%.
“Ma significa che non posso correre, faccio fatica a camminare e pure a respirare” – narra ai cronisti la vittima del salmone.
“Spesso non ricordo le parole e non riesco nemmeno a salire i gradini troppo alti. Per arrivare alla fermata dell’autobus, ad esempio, devo partire molto prima. La mia vita purtroppo è stata stravolta e continuerà ad esserlo”.
L’Ausl bolognese, dopo un sopralluogo in casa, trovò la Listeria anche nelle confezioni restanti di salmone rimaste ancora sigillate: il batterio era presente in concentrazione di 3 milioni di unità per grammo, una quantità definita «esageratamente alta» e «fortemente nociva».
A seguito dell’accaduto venne diramata un’allerta a livello europeo per segnalare la pericolosità del lotto incriminato.

Gli esami sul Dna del batterio rinvenuto nelle confezioni in casa, infatti, confermarono che si trattava dello stesso ceppo trovato nel sangue della donna. Da qui la “certezza che fosse lo stesso”.
Pare che il salmone era stato conservato correttamente e pure consumato entro la data di scadenza. Ma quale scadenza? Quelle effettiva ed originale o una scadenza possibile quanto farlocca? Come dimostrato da “Le Iene” nella seconda incursione a LA NEF della Baraccola.
Interrogativi a cui, forse, proverà a dare una risposta il possibile processo bolognese con Giordano PALAZZO a rischiare l’imputazione, come richiesto dal Pubblico ministero Gabriella TAVANO, quale legale rappresentante della ditta importatrice.
Ipotesi di reato per cui si procede: lesioni colpose gravi e commercio di alimenti nocivi. Sempre che nell’accordo raggiunto con la FALLAVENA non sia stato compreso anche il consenso a rimettere la querela, evento possibile di cui, però, non abbiamo al momento notizie certe.
Nessuna certezza neanche sul piano delle (possibili, diremmo doverose) indagini in corso presso la Procura di Ancona sull’aspetto di fondo più inquietante: la pratica di rimuovere le etichette di scadenza a colpi di phon… per sostituirle con date che allungavano la vita del prodotto scaduto di una o due settimane (come le immagini mandate in onda dimostrano indubitabilmente se confermate come corrette) è mai avvenuta?
E nel caso, sino a quando la pratica di “recupero” ha avuto cittadinanza all’interno de LA NEF?
O al contrario i filmati, realizzati dal 58enne ex dipendente Miro JAKOVLJEVIC prima di suicidarsi, raccontano non rispondenti al vero? E nel caso perché?
Che tipo di trattativa si era instaurata tra la proprietà e il dipendente “pentito”?
Troppi gli interrogativi su cui l’opinione pubblica, preoccupata giustamente (per la propria salute ma non solo) attende risposte chiare.
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