L’episodio al centro ecologico di San Biagio: distrutti a costo zero circa 60 quintali di sfalci e potature
La tariffa è uguale per tutti. Un pò meno per Annalisa Pagliarecci. Praticamente ridotta a zero, poi (la tariffa) se la cittadina è anche Assessore. In questo caso all’Urbanistica.
Se Astea, anzichè occuparsi di servizi, fosse una gigantesca emanazione dello stato centrale, ci aspetteremmo di leggere idealmente la frase, scolpita a caratteri cubitali, alle spalle dei dipendenti chiamati a far applicare il corrispettivo.
Tutto questo per fortuna non è. Non di meno le tariffe restano, seppur molte volte ridotte a livello di optional, statistica, quadratura di bilanci.
Oltre tutto per ogni vicenda che viene incautamente alla luce, 99 altre restano dimenticate, confuse, non più rintracciabili. Fino all’oblio che tutto rimuove.
Da dimenticare, stavolta, non tanto il mancato pagamento – pare attorno ai 300 euro – del servizio richiesto, quanto la motivazione addotta: “Ordine del Sindaco!”.
La tariffa in questione è quella di 5 euro (al quintale) per lo smaltimento di grosse quantità di sfalci e potature da conferire presso l’isola ecologica di San Biagio.
Un servizio offerto gratuitamente da Astea ai cittadini (entro limitate quantità di 90 chilogrammi a settimana conferiti in appositi cassonetti di color verde) ma che assume la valenza di costo quando riguardante non più il giardino di casa ma appezzamenti più vasti di terreno.
Alla bisogna, recita il Regolamento, occorre aggiungere il costo una tantum di un mezzo specializzato per la raccolta – 65 euro a prestazione – e una aggiunta su base chilometrica del luogo da raggiungere, in genere altri 20/30 euro.
Conto preciso al centesimo, da richiedersi ad Astea, servizio Igiene urbana, mediante l’accettazione di un preventivo di spesa.
Nel caso specifico, di pochi giorni fa, Astea pur avendo smaltito dai 50 ai 60 quintali di materiale verde non ha incassato un bel nulla, perentoria risposta a parte data – oralmente – dalla appena riconfermata Assessore al Patrimonio: “Da smaltire per ordine del Sindaco!”.
Detto che in questi giorni il Bene pugnaloniano – dopo aver spese molte energie fisio-psichiche per vincere l’eterna e sempre dura battaglia contro il Male latiniano – risulta vacanziero sulle Dolomiti, intento a ritemprarsi nelle energie e a fotografare cucuzzoli… evidenziamo come l’ordine sindacale è stato emesso (e trasferito verbalmente alla Pagliarecci) in data antecedente all’episodio.
Sarebbe interessante sapere, una volta al rientro in città, in quale logica di buona amministrazione rientra l’ordine di distruggere gratuitamente decine di quintali di sfalci.
Il solo fatto che lo scarto verde sia stato prodotto da amici del Bene sembrerebbe una motivazione debole per quanto in linea con i tempi; i cittadini osimani paganti il servizio e gli osimani in genere, comunque, non avranno neanche questa soddisfazione minima. Come è noto il Bene non parla con il Male e neanche con i suoi presunti derivati.
Resta un ultimo indizio: nome nomen. Pagliarecci? Rispetto, considerazione e gratuità, parlando di prodotti naturali della terra, è davvero il riconoscimento minimo da accordarsi…