𝗖𝗔𝗊𝗔 𝗗𝗘𝗚𝗟𝗜 𝗢𝗥𝗥𝗢𝗥𝗜, 𝗟’𝗜𝗡𝗖𝗛𝗜𝗘𝗊𝗧𝗔 𝗊𝗔𝗟𝗘 𝗗𝗜 𝗟𝗜𝗩𝗘𝗟𝗟𝗢: 𝗖𝗛𝗜 𝗡𝗢𝗡 𝗛𝗔 𝗩𝗜𝗊𝗧𝗢?
𝗖𝗥𝗘𝗊𝗖𝗘 𝗟𝗢 𝗊𝗖𝗔𝗡𝗗𝗔𝗟𝗢 𝗊𝗚𝗟 𝗠𝗘𝗖𝗖𝗔𝗡𝗜𝗊𝗠𝗢 𝗖𝗛𝗘 𝗥𝗘𝗡𝗗𝗘 𝗣𝗢𝗊𝗊𝗜𝗕𝗜𝗟𝗘 𝗟’𝗔𝗙𝗙𝗔𝗥𝗘

𝗖𝗔𝗊𝗔 𝗗𝗘𝗚𝗟𝗜 𝗢𝗥𝗥𝗢𝗥𝗜, 𝗟’𝗜𝗡𝗖𝗛𝗜𝗘𝗊𝗧𝗔 𝗊𝗔𝗟𝗘 𝗗𝗜 𝗟𝗜𝗩𝗘𝗟𝗟𝗢: 𝗖𝗛𝗜 𝗡𝗢𝗡 𝗛𝗔 𝗩𝗜𝗊𝗧𝗢?𝗖𝗥𝗘𝗊𝗖𝗘 𝗟𝗢 𝗊𝗖𝗔𝗡𝗗𝗔𝗟𝗢 𝗊𝗚𝗟 𝗠𝗘𝗖𝗖𝗔𝗡𝗜𝗊𝗠𝗢 𝗖𝗛𝗘 𝗥𝗘𝗡𝗗𝗘 𝗣𝗢𝗊𝗊𝗜𝗕𝗜𝗟𝗘 𝗟’𝗔𝗙𝗙𝗔𝗥𝗘

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𝗢𝗜𝗶𝗻𝗶𝗌𝗻𝗲 𝗜𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗎𝗻𝗮𝘁𝗮; 𝗻𝗌𝗻 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗌 𝗜𝗲𝗿 𝗶 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗮𝗻𝗻𝗌 𝗜𝗌𝗿𝘁𝗮𝘁𝗌 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗿𝗿𝗲𝘀𝘁𝗌 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗻𝗮 𝗰𝗌𝗜𝗜𝗶𝗮 𝗱𝗶𝗮𝗯𝗌𝗹𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗶 𝗝𝗲𝘀𝗶  𝗺𝗮 𝗜𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝗳𝗮𝗰𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗰𝗌𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝗶𝗹 𝗺𝗌𝗻𝗱𝗌 𝗱𝗲𝗹 𝘃𝗌𝗹𝗌𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮𝘁𝗌 𝗜𝗌𝘁𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗌 𝗿𝗶𝘀𝗜𝗲𝘁𝘁𝗮𝘁𝗌 𝗲 𝗎𝗮𝗯𝗯𝗮𝘁𝗌 𝗱𝗮 𝗮𝗱𝗱𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗮𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗌𝗿𝗶 𝗰𝗌𝗻 𝗲𝘀𝘁𝗿𝗲𝗺𝗮 𝗲 𝘀𝗶𝗻 𝘁𝗿𝗌𝗜𝗜𝗌 𝘀𝗲𝗺𝗜𝗹𝗶𝗰𝗲 𝗳𝗮𝗰𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀. 𝗙𝗌𝗻𝗱𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗳𝗮𝗿 𝗹𝘂𝗰𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗿𝗮𝗜𝗜𝗌𝗿𝘁𝗌 𝗹𝗲𝗎𝗮𝗹𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗰𝗌𝗿𝘀𝗌 𝘁𝗿𝗮 𝗔𝘀𝘁 𝗔𝗻𝗰𝗌𝗻𝗮 𝗲 𝗶𝗹 𝘁𝗶𝘁𝗌𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗜𝗜𝗮𝗿𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗌 𝗱𝗶 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝗲 𝗮𝗯𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗌𝗻𝗲 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗌𝗿𝗺𝗮𝘁𝗌 𝗶𝗻 𝘀𝗜𝗮𝘇𝗶𝗌 𝗱𝗶 𝗰𝗌𝗻𝘃𝗶𝘃𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘁𝗿𝗮 𝗮𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗜𝘀𝗶𝗰𝗵𝗶𝗮𝘁𝗿𝗶𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗌𝘁𝘁𝗌𝗜𝗌𝘀𝘁𝗲 𝗮 𝘁𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗹𝗲𝗎𝗎𝗲. 𝗔 𝗰𝗵𝗲 𝘁𝗶𝘁𝗌𝗹𝗌 𝗶𝗹 𝗗𝗶𝗜𝗮𝗿𝘁𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗌 𝗱𝗶 𝗊𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗌𝘀𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘃𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗌 𝗟𝘂𝗲𝘀𝘁𝗌 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗲𝗎𝗻𝗮𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗌 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗲𝗻𝗶𝗿𝗲? 𝗜𝗻𝘁𝗮𝗻𝘁𝗌 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗌 𝗙𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝘇𝘇𝗶 , 𝗻𝗌𝗻𝗌𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗹𝗲 𝗶𝗺𝗺𝗮𝗎𝗶𝗻𝗶 𝗲𝘀𝗜𝗹𝗶𝗰𝗶𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗲𝗹𝗹𝗮𝘁𝗶𝗌 𝗲 𝗹𝗲 𝗮𝗰𝗰𝘂𝘀𝗲 𝗱𝗶 𝗟𝘂𝗮𝘁𝘁𝗿𝗌 𝗱𝗌𝗻𝗻𝗲, 𝗻𝗲𝗎𝗮 𝗌𝗎𝗻𝗶 𝗮𝗱𝗱𝗲𝗯𝗶𝘁𝗌. 𝗟𝗮 𝗺𝗌𝗎𝗹𝗶𝗲 𝗗𝗶𝗻𝗮 𝗠𝗌𝗎𝗶𝗮𝗻𝗲𝘀𝗶, 𝗮𝗰𝗰𝘂𝘀𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗺𝗮𝗹𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗮𝗎𝗎𝗿𝗮𝘃𝗮𝘁𝗶, 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗮𝗶 𝗱𝗌𝗺𝗶𝗰𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗶. 𝗊𝗌𝘁𝘁𝗌 𝗶𝗻𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗎𝗹𝗶𝗮 𝗠𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹𝗮 𝗙𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶𝘇𝘇𝗶, 𝘃𝗌𝗹𝗌𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗎𝗿𝗮𝘁𝘂𝗶𝘁𝗮

Il meccanismo sembra essere del tutto legale; addirittura ineccepibile a prova di legge.

Insomma alla fine dell’inchiesta, parallela a quella degli orrori commessi all’interno dell’appartamento jesino al 55 di via del Verziere dalla coppia diabolica FRANTELLIZZI & MOGIANESI, potrebbe perfettamente emergere che si
 le cose si fanno così  che tutto Ú in regola
 ogni legge rispettata alla virgola!

Sperando ovviamente di aver mal compreso e che qualcun altro, al di la dei protagonisti dei turpi episodi di cronaca nera, si ritrovi a dover render conto al popolo italiano del proprio comportamento burocratico, proviamo a ricapitolare quanto successo a Jesi.

Una recente immagine, purtroppo sfocata, della coppia jesina – Franco FRANTELLIZZI, 86 anni, originario di Frosinone e della moglie Dina MOGIANESI, 78 anni, ex assistente sociale – gravemente accusata per le gestione di un appartamento coabitato da 5 affette psichiatriche

Basta ed avanza un pò di iniziativa e, conoscenza dei meccanismi per avvantaggiarsi e fare mercato persino della voce solidarietà e di qualsiasi volontariato, a cominciare da quello gratuito.

Per riuscirci, nel caso specifico, occorre un qualsiasi appartamento, le conoscenze professionali una ex assistente sociale in pensione e una rete di amicizie, presso tutori e amministratori di sostegno sparsi nel territorio e abilitati in Tribunale, a cui proporre vantaggiose soluzioni per i propri assistiti.

Cosa può esistere di meglio al mondo di una comunità alloggio privata, animata oltretutto dal lavoro gratuito di tre volontari allergici al reddito?

Un autentico Paradiso in terra, un mondo del Mulino bianco dove tutti corrono e trascorrono il proprio tempo, ogni giorno, a cucinare, pulire, rendere piene e felice la giornata di ciascun ospite!

E questo nonostante i benefattori abbiano già, rispettivamente, 86 e 78 anni, ovvero nel pieno di quella quarta età nella quale, più realisticamente, la vita suggerisce a ciascuno di pensar bene alla propria giornata che preoccuparsi per il benessere altrui; oltretutto se, quello altrui, inficiato alla base da pesanti deficit psichiatrici


Lunedì 15 aprile, via del Verziere, 55: l’arresto di Diana MOGIANESI per il grave episodio costato un lembo di orecchio ad una delle assistite!

In ogni caso, fin qui, l’inchiesta potrebbe giungere a scoprire che nessuna legge Ú stata violata. E che occuparsi del prossimo, a 164 anni in due, potrebbe valere, al limite, una medaglia al valor civile in più da appuntarsi al petto


E poco o nulla cambierebbe lo scenario anche il particolare dei costi gestionali da coprire (ogni ospite mangia, si veste, va curato ed ha, in teoria, esigenze normali e quotidiane da soddisfare) magari ricorrendo alle pensioni sociali, all’assegno di accompagnamento e alle ulteriori possibili entrate gestite, singolarmente, dai vari Amministratori di sostegno. Aspetto questo, ulteriore e finale, che lasciamo nelle more dell’inchiesta in corso; sempre che il giudice di merito vorrà arrivare a mettere in controluce e smascherare il meccanismo, senza accontentarsi di condannare e basta i soliti furbetti.

A pensarla grosso modo come OSIMO OGGI Ú anche l’associazione denominata “Tutela salute mentale per la Vallesina”, intervenuta a commento della vicenda.

“Riteniamo opportuno intervenire sulla vicenda dell’appartamento di via del Verziere, che ospitava disabili psichici anche gravi – attacca l’associazione – per esprimere innanzitutto piena solidarietà alle vittime degli abusi che stanno emergendo.

Nessuno ora cada dal pero, sarebbe insopportabile e indecoroso.

Le “anomalie” di quell’appartamento erano note da tempo a tutte le parti in causa: amministratori di sostegno, sanitari, Forze dell’ordine, magistratura!

L’associazione “Tutela Salute Mentale per la Vallesina” aveva segnalato più volte agli Enti e alle autorità competenti irregolarità di tipo gestionale, accertate da ultimo anche dai Carabinieri del Nas, da noi chiamati in causa.

La Squadra mobile, diretta dal dottor Carlo PINTO, bussa alle porte dell’inferno jesino

Ciò che abbiamo appreso dai giornali riporta una situazione ancor più grave rispetto a quella che avevamo denunciato.

Il “volontario” (Franco FRANTELLIZZI, NdR.) colto a cucinare in brache calate, Ú purtroppo l’orrenda punta dell’iceberg.

Che poi i volontari cucinano? Ma certo! Chi non gradirebbe a casa propria – si chiede il comunicato – un aiuto simile?

Peccato che qui si stia parlando di una struttura realizzata dall’associazione di volontariato gestita dai due arrestati (come si chiama la struttura, NdR.) e alimentata da invii di pazienti da parte del Servizio di salute mentale in base ad una “convenzione” tra loro. 

Da sempre – osserva la nota – la malattia mentale Ú la “cenerentola” del Servizio sanitario pubblico: pazienti e famiglie vivono nell’isolamento il doppio dramma della malattia e l’umiliazione del ricatto fatto di silenzio.

Precipitare nel buco nero del disagio psichico Ú facilissimo, uscirne Ú impresa titanica.

I matti – chiamiamoli pure così, ma con affetto – sono quanto di più difficile esista da gestire; a meno che non li si imbottisca di psicofarmaci e via.

Se poi chi ne dovrebbe aver cura li rinchiude in “appartamenti in condivisione” gestiti, udite udite, da badanti, da “volontari” e da altri soggetti che si girano dall’altra parte… beh, allora siamo alla follia… Non quella dei matti, bensì quella criminogena dei presunti sani!

Non chiamiamo i soggetti coinvolti “volontari” – esorta a pensare il comunicato dell’associazione – perché i volontari veri sono ben altre persone.

Attendiamo fiduciosi che la magistratura voglia, almeno questa volta, approfondire tutti i risvolti della vicenda; sin dall’iniziale avvio della struttura.

Avvio sul quale la nostra associazione aveva acceso un faro da subito, nel lontano 2018, con invio massiccio di lettere, esposti e segnalazioni che non hanno avuto la dovuta, meritevole, attenzione”.

Circa l’inchiesta in corso Franco FRANTELLIZZI, assistito dall’avvocato Alessia BARCAGLIONI di Jesi, ha risposto alle prime domande poste dal giudice negando però ogni addebito e persino l’evidenza delle immagini.

Una recente immagine di Dina MOGIANESI, 78 anni, assistente sociale in pensione. La donna, già chiaccherata da almeno un decennio nel proprio ambiente, potrebbe aver avuto un ruolo nell’ideare la coabitazione di tante poverette

Per lui l’accusa parla di almeno quattro donne “infastidite” sessualmente da almeno due anni a questa parte, ovvero dalle attuali ex ospiti dell’appartamento. Gli episodi, basati sulla testimonianza delle quattro inferme, parlano di una presenza dell’uomo come cuoco particolare, ovvero a pantaloni abbassati o nudo sotto la doccia insieme alle assistite volontariamente e gratuitamente da FRANTELLIZZI.

Episodi che potrebbero lasciare il tempo trovato in sede processuale in quanto non avvalorate da immagini e testimonianze ulteriori come l’ultimo, portato a galla dalla Squadra Mobile intervenuta ad interrompere una fellatio avviata da una 65enne.

A maggior ragione la difficoltà di ricostruire con esattezza quanto accaduto in via del Verziere, 55 si avrà andando indietro nel tempo, fino al 2018, anno di avvio dell’esperienza di convivenza, con un numero di persone passate per la casa-famiglia fino a nove.

Più leggera, al momento, la posizione della moglie Dina MOGIANESI accusata, con certezza, dell’episodio finale costato ad una poveretta da punire, parte del lobo di un orecchio!

Per la donna, ai domiciliari con il marito presso la propria abitazione di via dei Monti Sibillini, il capo di imputazione Ú di maltrattamenti aggravati.

Solo indagata, a piede libero, la terza componente la famiglia, ovvero la figlia Michela FRANTELLIZZI anche lei operante nell’appartamento di via del Verziere con lo stesso status vantato dal padre e dalla madre, vale a dire volontaria e gratuita.

“𝗟𝗘𝗜 𝗊𝗩𝗘𝗡𝗗𝗘 𝗟𝗔 𝗊𝗔𝗟𝗚𝗧𝗘 𝗗𝗘𝗜 𝗖𝗜𝗧𝗧𝗔𝗗𝗜𝗡𝗜 𝗣𝗘𝗥 𝟭𝟲.𝟬𝟬𝟬 𝗘𝗚𝗥𝗢, 𝗊𝗜 𝗩𝗘𝗥𝗚𝗢𝗚𝗡𝗜!” 𝗠𝗔 𝗊𝗚𝗟𝗟’𝗘𝗟𝗘𝗧𝗧𝗥𝗢 𝗊𝗠𝗢𝗚 𝗊𝗜𝗠𝗢𝗡𝗖𝗜𝗡𝗜 𝗟𝗘 𝗖𝗔𝗡𝗧𝗔 𝗗𝗜 𝗕𝗥𝗚𝗧𝗧𝗢 𝗔 𝗣𝗚𝗚𝗡𝗔𝗟𝗢𝗡𝗜
Il ricordo dei nostri cari - Marzo 2024