Ad Osimo e Rimini, nonostante tutto, regna un ottimismo di facciata. Si parla addirittura, in caso negativo, di una improbabile copertura assicurativa attivata contro i raggiri telematici. Emerge intanto la prima certezza: Castiglione imbrogliato da hakers internazionali
In qualche isolotto sperduto della Polinesia (Samoa) o alle più romantiche Piccole Antille (Barbados), passando per la lontanissima Vanuatu (Oceania) o qualche permissivo sultanato (Emirati Arabi Uniti).
La possibilità di scegliere, per l’organizzazione truffaldina internazionale che a marzo ha regalato una pessima figura ad Astea Energia e alla consorella di maggioranza Sgr SpA (Rimini), è davvero molto ampia e svaria per almeno altre 10 possibilità ulteriori: Aruba (Caraibi), Belize (America centrale), Bermuda (Oceano Atlantico), Fiji (Oceania), Guam-Isola Marianne (Oceano Pacifico), Isole Marshall (Oceania), Isole Vergini (Caraibi), Oman (Medio Oriente), Samoa americana (Polinesia) e Trinidad & Tobago (America centrale).
Tutti Paradisi, fiscali (e non solo), dove tasse e fisco sono rigorosamente banditi per legge e dove, con tanti milioni in banca (euro o dollari poco importa) si piuò vivere alla luce del sole da veri nababbi, infischiandosene allegramente dei moralistici giudizi del resto del mondo.
E’ finito giusto in uno di questi 14 Paesi il bottino di 600.000 euro partito dall’Italia venerdì 5 marzo e approdato in Ungheria giusto lunedì mattina; da qui tre o quattro click hanno prontamente dirottato la somma (non trasformabile in cash in tempo reale) in altrettanti rivoli, inattaccabili da qualsiasi magistratura del Pianeta.
A meno che non si voglia continuare ad illudersi, come Astea Energia e Sgr SpA continuano a mostrarsi fiduciose pure a distanza di quasi tre mesi, che in qualche modo la somma possa far ritorno, in toto o in gran parte, nelle casse osimane.
Al riguardo ieri mattina abbiamo sentito praticamente tutte le parti in causa – Daniele BERNARDINI per Astea Energia, Fabio MARCHETTI per la casa madre Astea, Micaela DIONIGI per la Presidenza di SGR SpA e Bruno TANI amministratore delegato – e tutti si sono mostrati fiduciosi del recupero e comunque molto distanti dal problema, evidentemente rassicurati dalla visione delle indagini in mano al Pm Marco PUCILLI.
Insomma ad Osimo e a Rimini gli amministratori delle rispettive società continuano a dormire sonni tranquilli e lo faranno anche se per festeggiare il recupero della somma, incautamente bonificata dall’ex manager Luciano CASTIGLIONE (anche ieri introvabile al cellulare), si dovessero armare di pazienza per altri mesi ancora.
In realtà i 100 chilometri tra Osimo e Rimini parrebbero lastricati da un’unica parola d’ordine, largamente condivisa: sminuire, negare, rassicurare, evitare il più possibile qualsiasi intervento chiarificatore. Far valere la tradizionale riservatezza investigativa affinchè le inevitabili polemiche politiche tardino a scendere in campo, fino a possibilmente evaporare in nulla.
Ecco allora che la questione, a detta degli amministratori turlopinati, anche a tre mesi dai fatti continua a non destare allarme e neanche particolare interesse, ammantata com’è di soluzioni buoniste: “Nell’ipotesi non dovessero tornare indietro a mezzo magistratura – abbiamo letto e ascoltato in queste ore dai diretti interessati – del recupero della somma si farebbe comunque carico apposita assicurazione”.
Anche in questo caso difficile saperne di più, specie nella improbabilità che possa esistere un qualsiasi istituto di Assicurazioni interessato a coprire i danni a molti zeri di ogni possibile truffa telematica subita.
Da quanto abbiamo potuto raccogliere sul versante assicurativo, contattate diverse agenzie proprio per saperne di più, la risposta generica portata a casa è che pare non esistere assicurazione in grado di far fronte, con premi convenienti, ad un rischio talmente elevato. Esiste la possibilità – c’è stato puntualizzato – di assicurare un singolo passaggio, un movimento individuale, una operazione particolarmente delicata… insomma tutt’altro evento rispetto al fatto verificato.
Fatto che a questo punto, ad indagini ormai concluse, possiamo riassumere in questo modo. A tradire la carriera di Luciano CASTIGLIONE, bruciando ogni futura velleità dirigenziale, è stato un gruppo internazionale di hakers, specializzati nel far proprie vecchie identità commerciali non più utilizzate e soprattutto ad insinuarsi della posta telematica aziendale, anche di gruppi dal fatturato importante.
Nella fattispecie CASTIGLIONE ha “ubbidito” o meglio pensato di assecondare una banale mail di un’impresa ungherese, regolarmente conosciuta da Astea Energia, con la quale si comunicava importo e nuovo Iban di accredito.
Senza verificare l’esattezza della comunicazione presso la clientela e senza neanche comunicare ad alcuno, in seno al CdA di Astea Energia, dell’operazione di routine che si apprestava a convalidare, CASTIGLIONE ha dato l’ok per inoltrare in terra tzigana l’importo necessario.
Bonifico che la banca italiana di riferimento (su cui Astea Energia starebbe pretendendo un supplemento di inchiesta per verificare eventuali responsabilità procedurali, a nostro avviso senza fondamento) ha fatto giungere sull’Iban indicato in tempo reale, come da norma.
Proprio il destinatario della somma, ovvero il correntista ungherese che si è prestato a far da prestanome alla truffa, pare al momento l’unico personaggio perseguibile dalla magistratura di quel Paese, attivata per rogatoria dall’inchiesta della Procura di Ancona, tramite Interpol.
Anche in questo caso pare difficile che l’unico protagonista rintracciabile (e pagato dall’organizzazione più che bene per non collaborare) possa essere utile più di tanto.
Insomma tanto è l’ottimismo di Astea Energia e SGR SpA di veder magicamente spuntare in Italia i 600.000 euro sottratti, tanta è la ragionevole certezza che a pagare, a giochi conclusi, non saranno gli ingegnosi hacker.