Intitolando all’appassionato di storia locale, scomparso 7 anni fa, una banale sala dell’ex Cantinone, l’Amministrazione Pugnaloni ha in realtà intenzionalmente sminuito l’apporto decisivo, portato dal ricercatore osimano, alla valorizzazione in chiave turistica del complesso ipogeo regalato dalla natura alla nostra città. Dimenticato dalla macchina comunale anche l’amico Antonio Scarponi che invita: “Sulle grotte ripartire dal “testamento” lasciato da Roberto. Si faccia basta, in generale, con le anti storiche operazioni di riscrivere gli avvenimenti secondo convenienza politica”
Scippata alla memoria di Roberto MOSCA l’intitolazione della città sotterranea!
Titolava così OSIMO OGGI, oltre un anno fa, alla notizia che il Consiglio comunale, con un abile sotterfugio politico degno dei manipolatori delle tre carte, era riuscito a ricordare il concittadino solo con la concessione di una banale sala convegni, anziche interstargli l’intero ipogeo; la gran parte ancora lontano dall’essere valorizzato, che da sempre si snoda sotto i nostri piedi in un dedalo ininterrotto di circa 150 grotte, cunicoli e percorsi effigiati.
Allora, con una autentica destrezza politica, figlia di una affinata abilità contadina alla buona (ma alla Bertoldo) che ormai tutti riconoscono a PUGNALONI, il Sindaco riuscì, in extremis, a mutare le carte in tavola della proponente consigliera DONIA (5 Stelle, gruppo politico attraversato da MOSCA prima della prematura scomparsa per leucemia nell’ottobre 2014) sottraendo alla memoria dell’esploratore osimano un lieto fine che avrebbe ampiamente meritato.
“Condivido anch’io l’iniziativa – esordì in Consiglio comunale, giusto un anno fa, PUGNALONI con aria sorniona – ma ritengo che le grotte siano già conosciute col loro nome “del Cantinone” per cui frapporvi accanto il nome MOSCA non sia possibile, pur orgogliosi di aver avuto in dono un cittadino che con le sue passioni ha dato lustro alla città”.
Ed ancora: “La sala convegni antistante l’ingresso alle grotte, invece – ha sorriso PUGNALONI già certo di aver ottenuto opera di convinzione generale, persino sulle silenziosissime e accondiscendenti Liste civiche (!) – potrebbe essere ben adatta per ricordare al meglio le passioni, la disponibilità e lo spirito di servizio che ha sempre contraddistinto il nostro caro Roberto”.
Come dire. L’idea è buona. Strano non l’abbia avuta per primo io!
Detto e fatto. L’emendamento venne approvato con voto unanime e l’obiettivo raggiunto senza colpo ferire: nessun riconoscimento postumo all’appassionato scopritore delle grotte osimane; un fitto reticolato di una decina di chilometri e meandri in quantità sparsi in 88 grotte già censite, della cui esistenza tutti ad Osimo per secoli avrebbero giurato… al pari della sicura certezza che occuparsene avrebbe corrisposto a svuotare il mare con cucchiaino!
“Trattasi di pura perdita di tempo”, in molti, anzi tutti, han sempre sentenziato; una convinzione dura a morire e smontata con tenacia, solo a partire dagli anni ’90, da Roberto MOSCA e pochissimi altri “visionari”.
Memorabili le ripetute battaglie, tutte seguite da inesorabili sconfitte, con tutti i Sindaci attraversati in vita da MOSCA: CARTUCCIA, ORSETTI e NICCOLI, oltre che con POLENTA, quest’ultimo incrociato in qualità di Presidente del Campana pro tempore.
Così, se oggi il circuito delle grotte disponibile, ancora larghissimamente incompleto e definito dallo stesso Mosca appena di “serie B”, costituisce com’è si trova una attrazione turistica di valenza nazionale (si calcola in 30.000 i turisti che nel tempo c’hanno messo piede), si dovette attendere il 2000 e l’apertura politica dell’Amministrazione LATINI ad investire nel progetto; in particolare, per dare a Cesare quello che è di Cesare, a sbloccare lo scetticismo giocò l’intuito e la lungimiranza di un altro osimano fin nel midollo, il tipografo Antonio SCARPONI, amico personale e fino alla fine ideale compagno di viaggio di MOSCA, autentico yolly nel perorare la causa e spingere i civici all’apertura di credito.
“Non fu facile vincere le numerose diffidenze – ricorda con affetto lo stesso SCARPONI, clamorosamente dimenticato dalla macchina pubblica nell’evento sotto tono di domenica – che un personaggio oggettivamente scomodo come Roberto MOSCA, scomodo perchè politicamente non gestibile, si portava naturalmente dietro con quel suo modo di fare decisamente contro corrente.
Ricordo un particolare su tutte. Ufficialmente il centro storico cittadino, su tutti i libri, poggia su uno strato di tufo vulcanico tipico, così viene detto e scritto, per “assorbire” terremoti; Roberto invece, con i suoi studi, ha attribuito al nostro sottosuolo una ben diversa natura e valenza dicendosi certo che sia composto in realtà di arenaria marina.
Ma sarebbero davvero tante le annotazioni e i suggerimenti da sviluppare – conclude con speranza nel futuro SCARPONI – che Roberto ci ha lasciato nel suo testamento ideale “Osimo, dal buio alla luce”, definito significativamente da egli stesso”.
Se il multiforme scopritore dei principali percorsi sotterranei e delle misteriose bellezze ivi custodite (scomparso prematuramente all’età di 55 anni con ancora tanto da indagare e da proporre) ha potuto realizzare e dimostrare – a se stesso e alla città – di aver visto clamorosamente giusto nel futuro, ipotizzando tutta una serie di concrete iniziative turistiche volte ad esaltare Osimo come mai accaduto nella pur ricca bimillenaria storia cittadina… tutto questo, a causa di operazioni politicamente meschine come quelle di domenica, oggi conosce un rischio inaspettato: il rischio che l’opera e quanto di atnto resta da fare rimanga abilmente celato al ricordo degli osimani, chiuso in un cassetto chissà per quanto tempo ancora.
Con tali presupposti è andata in onda, domenica mattina al Cantinone, una mini cerimonia di intitolazione a Roberto MOSCA della sola sala convegni; un taglio del nastro per pochi intimi suonato, a quanti hanno conosciuto in vita l’esuberanza, l’amore per la città e la voglia di fare per Osimo innata nel protagonista, quasi un “insulto” alla sua alla genuina immagine.
Un piccolo ma significativo esempio della personalità di roberto MOSCA è stato narrato dalla vedova Gloria RISTIC, intervenuta commossa alla cerimonia, insieme alla suocera Ida BERNACCHIA e ad una di lui zia paterna. “Ricordo che, nato Leandro, nostro unico figlio (oggi provetto atleta a valenza nazionale nella pallavolo, NdR.), Roberto corse in ospedale per dirmi di una novitò… all’anagrafe aveva aggiunto di getto, al nome scelto da entrambi, anche quello di Auxibio, appellativo importante e di cui andava fiero indicando al figlio il significato indelebile da Auximum, ovvero “proveniente da Osimo”. Rimasi felice, senza parole…”.
Prima di morire, nel reparto del professor LUCARELLI all’ospedale di Pesaro, per gli effetti di una infezione contratta con il trapianto di midollo spinale, Roberto MOSCA – per inciso anche nostro amico personale e compagno di studi alle Medie – ha avuto modo di lasciare per iscritto, con lucidità, una sorta di testamento-guida sul moltissimo da fare per rendere Osimo, grazie alla sua intuizione sul patrimonio-grotte, città turistica a tutto tondo.
“I cittadini – ricorda MOSCA, indicandolo soprattutto agli osimani che verranno – non si rendono conto di cosa possiedono… ben 150 grotte circa, alcune delle quali da riscoprire a livello archeologico, un tempo quasi tutte collegate tra loro, sia pur su più livelli di profondità (in genere una decina di metri, NdR).
Un vero e proprio tesoro, sotto i nostri piedi, ideale per produrre ricchezza e cultura per la Osimo del futuro ma anche del presente”.
Orgoglioso di sentirsi in pace con tutti e di chiudere la propria parabola terrena senza avere nemici (chiarite in sostanza prospettive e visioni che portarono MOSCA a scontrarsi con le Civiche e con l’allora Sindaco SIMONCINI), il “Marco POLO” osimano – ci piace ribattezzarlo così, alla ricerca di nuove strade da percorrere – nella sua estrema chiarezza di prospettive, ha anche saputo indicare percorsi e priorità, almeno sei, su cui lavorare.
1) Agire sulle grotte del Campana in particolare abbattendo due muretti “illegali” sotto piazza Dante per consentirne un proseguo fino al curvone di via Fonte Magna, futura ed ideale porta di accesso in città per i turisti del futuro; 2) grotte Riccioni di via Campana; 3) grotte Simonetti (agibili da due diversi accessi e particolarmente suggestive per visite serali o addirittura notturne; 4) grotte Buglioni antistanti l’Archivio storico; 5) le grotte di via Matteotti, denominate Tifi, anche queste agibili da due diverse accessi e giudicate da MOSCA le più belle e misteriose di Osimo; 6) infine consigliate da MOSCA anche le due o tre grotte adiacenti la monumentale cisterna romana sottostante piazza Boccolino.
Insomma il lavoro da fare, davvero, non mancherebbe. E fa bene al cuore sapere che Roberto MOSCA, nel suo testamento agli amministratori che verranno, lascia anche tutta una serie di avvertenze e raccomandazioni su come agire e cosa evitare al fine di non arrecare offese irreparabili al nostro patrimonio.
Alla fine del percorso a grandi sunti sull’eredità lasciataci da Roberto, non possiamo non ritornare all’inizio dell’evento: amministratori per amministratori, c’è d’obbligo sottolineare lo spunto critico offerto dall’attualità, così come abbiamo iniziato.
Nel doveroso ma parzialissimo ed insufficiente ricordo dell’uomo e dell’imprenditore fatto da PUGNALONI domenica mattina, il Sindaco si è così soffermato sui risultati ascrivibili a Roberto MOSCA.
“Quando un uomo lascia il segno nella sua comunità – ha ricordato PUGNALONI – è doveroso trovare un luogo idoneo da dedicargli. Per questo oggi siamo nelle grotte di Osimo, perché oltre ad essere stato un grande studioso e appassionato, è proprio grazie a Roberto MOSCA che la città ha potuto scoprire le bellezze delle nostre grotte. Ed è grazie a lui che migliaia di visitatori conoscono o sono tornati ad ammirare Osimo, sopra e sotto terra. Va a lui – ha riconosciuto il primo degli Osimani – il merito dei risultati che stiamo portando a casa”.
Peccato che questo luogo idoneo escogitato da PUGNALONI equivalga, rispetto alla consistenza del tesoro vero lasciato al godimento delle future generazioni, ad una sorta di ripostiglio, un umile appoggia scope, giusto sormontato da una targa ricordo pure sgrammaticata!
Negata o peggio dimenticata anche la sensibilità di una foto che, incidentalmente, avrebbe parlato di Roberto; in ultima analisi una iniziativa nata male un anno fa e concretizzatasi peggio in queste ore, senza neanche un perchè plausibile se non per il torto di non aver avuto, tipico del peccato originale, il marchio di fabbrica pugnaloniano della famosa lampadina che si accende… ad illuminare il buio delle menti osimane.
Limiti personali e pochezze umane da affidare direttamente alla Storia.