ROGO GRATTACIELO, PERQUISITA ANCHE LA CANTORI ARCHITECTURAL
PANNELLI IGNIFUGHI, INDAGATE 5 AZIENDE PER DISASTRO COLPOSO

ROGO GRATTACIELO, PERQUISITA ANCHE LA CANTORI ARCHITECTURAL PANNELLI IGNIFUGHI, INDAGATE 5 AZIENDE PER DISASTRO COLPOSO

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Anche l’impresa di Giordano Cantori nel pool che a Milano prese parte alla realizzazione della copertura del Torre di Moro, 18 piani. Il manager osimano nega responsabilità: “Abbiamo soltanto tagliato e dato forma al materiale prodotto da altri”. Le fiamme originate da un mozzicone di sigaretta lasciato cadere dall’alto, sul terrazzo del 15° piano. Dei 60 appartamenti interessati dalle fiamme solo 24 sarebbero in buone condizioni, sempre che la struttura conservi l’agibilità


Anche la Cantori Architectural Skins di Padiglione, riconducibile al manager osimano Giordano CANTORI, nell’elenco delle imprese indagate per il maxi incendio al grattacielo milanese Torre del Moro, andato a fuoco a fine agosto.
La notizia, nell’aria già da un mese, all’epoca del blitz delle Fiamme Gialle ordinato dal Pubblico ministero milanese Marina PETRUZZELLA che coordina le indagini per disastro colposo, è stata confermata in queste ore in Procura alla luce della dettagliata relazione dei Vigili del Fuoco di Milano in ordine alle cause del rogo.
Dall’esame dei rilievi tecnici operati, sono emerse chiare circostanze che indicherebbero proprio nei pannelli che circondavano la struttura a 18 piani di via Antonini, il filo conduttore delle fiamme; fuoco innescato, sembra ormai certo, da un mozzicone di sigaretta caduto dai piani superiori su dei sacchi di immondizia conservati all’aperto, sul balcone, di un appartamento del 15° piano. Appartamento in quei giorni non abitato dal proprietario, in vacanza in Sicilia.
Tornando ai pannelli, ordinati dalla Moro Costruzioni alla azienda di Burgos (Spagna) Aluicol e realizzati in collaborazione con la Aza Aghito di Ettore ZAMBONINI di Fiorenzuola d’Arda (e da questa, ulteriormente, girati alla osimana Cantori Architectural Skins per lavoro finale di taglio del materiale) i Vigili del Fuoco del capoluogo lombardo hanno certificato come tali finiture vennero fornite “ben «prima che venisse rilasciata l’omologazione da parte del ministero dell’Interno».

L’incendio al grattacielo Torre del moro del 29 agosto scorso a MILANO

Una circostanza assai strana su cui la procura vuole fare luce. Tra l’altro l’installazione di questi pannelli, costituiti da materiali che avrebbero contribuito alla propagazione del rogo, è avvenuta, stando alla relazione, «in maniera difforme» rispetto a quanto «previsto dal certificato di prova e dall’omologazione».
Dall’analisi di tutti i documenti finora acquisiti risulterebbe «evidente che i primi tre ordini dei pannelli commissionati alla Zambonini» fossero stati «inviati alla società Alucoil» e da questa «evasi» ben prima che «fosse stata rilasciata l’omologazione datata 3 maggio 2010 da parte della Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica del ministero dell’Interno».
A questo si aggiunga che la quarta fornitura, risalente al momento successivo all’omologazione, «non è stata accompagnata dalla prevista dichiarazione di conformità».
L’installazione dei pannelli sulle facciate, dunque, sarebbe «avvenuta in maniera difforme» da quanto previsto dal certificato di prova, ossia di «reazione al fuoco», rilasciato il 3 agosto 2009.
La Aza Aghito – precisano ancora i Vigili del Fuoco – «ha accettato le quattro forniture dei pannelli» nonostante ci fossero «carenze documentali».

La Moro Costruzioni, invece, «non ha controllato, in relazione alla fornitura e alla posa in opera dei pannelli», le «modalità realizzative sia durante l’esecuzione dei lavori che all’atto del collaudo».
Non avrebbe verificato nemmeno le «carenze documentali». Chi indaga, inoltre, sta valutando anche presunte irregolarità nell’ottenimento delle certificazioni di sicurezza sui pannelli. Si ipotizza chiaramente che quel materiale sia stato utilizzato per le “vele” al solo scopo di risparmiare.
La Torre dei Moro era «caratterizzata da una forma geometrica con evidenti funzioni estetiche che, però, hanno contribuito (per forma, comportamento dei materiali e ventilazione) allo sviluppo dell’incendio» – precisano ancora dal Nucleo investigativo antincendi dei Vigili del Fuoco milanesi. Secondo la loro relazione, il materiale di cui erano costituiti i pannelli delle facciate, avrebbe «contribuito allo sviluppo e alla propagazione dell’incendio».
A creare il cosiddetto “effetto camino” sarebbe stata, invece, una intercapedine tra la facciata e la struttura dell’edificio. Da notare come, da una precedente relazione, i Vigili del Fuoco abbiano fatto notare guasti e malfunzionamenti dei sistemi antincendio, tra cui la mancanza di acqua negli idranti!

Giordano CANTORI, manager di una dell’imprese formalmente indagate per il rogo. “Siamo estranei ai fatti. Ci siamo limitati a tagliare i pannelli senza alterare la sostanza del materiale”

Con la perquisizione e acquisizione di documenti alla Cantori Architectural Skins salgono così a 5 il numero degli indagati dalla Procura milanese.
Si tratta dei legali rappresentanti legali, manager e dei responsabili delle società che, a vario titolo, hanno avuto a che fare con la produzione, lavorazione e posa dei pannelli (risultati costituiti di materiale altamente infiammabile) che componevano la copertura del grattacielo a forma di vela.
Ignifughi per legge, tali pannelli si sono rivelati, al contrario, ottimi conduttori delle fiamme, al punto da rendere l’incendio, in pochi minuti, incontrollabile.
Ingente il conto dei danni (per fortuna solo materiali) procurati dall’evento accidentale del 29 agosto. Dei circa 60 appartamenti interessati dall’incendio alla Torre del Moro ben 14 sono andati completamente distrutti, 20 hanno subito danni notevoli mentre solo in 24 risulterebbero in buone condizioni. Il vero problema, però, è legato all’agibilità della struttura. Ci vorrà ancora del tempo per comprendere se la struttura portante del grattacielo potrà essere salvata; ed anche se economicamente ne varrà la pena. Un bel rebus anche finanziario.
Raggiunto in serata presso la propria azienda, il manager della Architectural Skins Giordano CANTORI, nel prendere atto della relazione dei Vigili del Fuoco, ha ribadito l’assoluta estraneità dell’azienda rispetto al pesante capo di accusa ipotizzato. “Ci siamo limitati – ha sottolineato CANTORI – a tagliare e dare una forma al materiale che la Aza Aghito ci ha fornito per la copertura del grattacielo. Il nostro lavoro non ha mutato la sostanza dei pannelli andati a fuoco. Ci auguriamo di essere riconosciuti presto estranei dei fatti in esame”.

Fin qui Giordano CANTORI. Chi invece è totalmente al di fuori da ogni contesto giudiziario è la Catena Services di San Biagio che erroneamente, per qualche minuto, questa mattina abbiamo indicato al centro della vicenda, al posto della Cantori Architectural Skins. Complice la doppia “ca” che accomuna imprese impegnate anche nello stesso settore e nella stessa città, si è materializzato uno spiacevole refuso di cui ci scusiamo con Paolo CATENA e i lettori.

L’incendio al grattacielo Torre del moro del 29 agosto scorso a MILANO

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