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𝗟’𝗼𝗽𝗶𝗻𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗻𝗲𝘁𝗮𝗻𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗿𝗲𝗮𝗴𝗶𝘀𝗰𝗲 𝗮𝗱 𝘂𝗻 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗲𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲, 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲, 𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗹𝗮 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝘁𝗮̀ 𝗲 𝗹’𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗲 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮. 𝗜𝗹 𝗦𝗶𝗻𝗱𝗮𝗰𝗼 𝗦𝗜𝗟𝗩𝗘𝗧𝗧𝗜 (𝗙𝗼𝗿𝘇𝗮 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮) 𝗺𝗶𝗻𝗶𝗺𝗶𝘇𝘇𝗮 𝗽𝘂𝗿 𝗮 𝗰𝗮𝗽𝗼 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗼𝗮𝗹𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗖𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼-𝗗𝗲𝘀𝘁𝗿𝗮: “𝗜𝗹 𝗳𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗼𝘁𝗲𝘃𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗿𝘀𝗶 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲. 𝗔𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗻𝗼𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝗣𝗿𝗲𝗳𝗲𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗲 𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗹𝘂𝗺𝗶 𝗮𝗹 𝗦𝗼𝘁𝘁𝗼𝘀𝗲𝗴𝗿𝗲𝘁𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗮𝗹𝗹’𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗪𝗮𝗻𝗱𝗮 𝗙𝗘𝗥𝗥𝗢. 𝗖𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗶 𝗰’𝗲̀ 𝘂𝗻 𝗱𝗶𝘀𝗮𝗹𝗹𝗶𝗻𝗲𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗿𝗺𝗲, 𝘂𝗻 𝘃𝘂𝗼𝘁𝗼 𝗹𝗲𝗴𝗶𝘀𝗹𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗮𝗹 𝗚𝗼𝘃𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗹𝗺𝗮𝗿𝗲”. 𝗜𝗻 𝗿𝗲𝗮𝗹𝘁𝗮̀ 𝗹𝗮 𝗟𝗲𝗴𝗴𝗲 𝟮𝟭𝟴 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗱𝗮𝗹 𝟭𝟵𝟵𝟱, 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗲𝗿𝗺𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮 𝘂𝗻 𝗺𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗠𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗜𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗲 𝗱𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗿𝗲𝗰𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗖𝗮𝘀𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟮𝟬. 𝗟’𝗲𝘅 𝗺𝗼𝗴𝗹𝗶𝗲 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗶𝗻 𝗔𝗽𝗽𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗳𝗮𝗿 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗮 “𝗧𝗮𝗹𝗮𝗾” 𝗿𝗲𝗴𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗖𝗼𝗺𝘂𝗻𝗲!

 di Sandro PANGRAZI

“TALAQ BIL TAL”. Il ripudio della moglie, esercitato attraverso la modalità della legislazione islamica (detta Talaq, prevista dalla Sharia) è dunque legge ad Ancona!

In sordina, a sfidare l’ordinamento italiano e la sonnolenta opinione pubblica del capoluogo, il caso emblematico di una coppia anconetana extracomunitaria, originaria del Bangladesh: lei 30 e lui 41 anni, sposi dal 2008 con nozze combinate dalle rispettive famiglie, come da usanza del Paese asiatico.

Secondo il profeta Maometto, fondatore dell’Islam, sul finire del 2024 è perfettamente legittimo che un musulmano, davanti a testimoni, pronunci per tre volte in tre mesi la frase magica “TALAQ BIL TAL”, tradotta significa semplicemente “IO DIVORZIO DA TE”, affinchè in Bangladesh il matrimonio contratto non abbia più alcun tipo di valore e riconoscimento legale.

https://mediasetinfinity.mediaset.it/video/fuoridalcoro/islam-violento-i-comuni-che-si-piegano-alla-sharia_F313480901005C09

Questo quanto ha dichiarato il bengalese al Comune di Ancona: “Ero sposato con…. Dopo il matrimonio, mia moglie non si è comportata con me normalmente, cioè non mi ha trattato da marito e non mi ha dato il pieno rispetto che di solito si da al marito.

Ha commesso adulterio, è stata insubordinata, non era disposta ad assumersi la responsabilità del marito, ha preferito vivere la sua vita senza prendersi cura di me, non ha vissuto come moglie e marito.

Così, pensando alla mia vita futura, ho risolto la questione nel modo islamico, divorziando da lei pronunciando la triplice formula del ripudio per il divorzio irrevocabile di “1, 2, 3 Bine Talak” registrato il 10 maggio 2023 a Dhaka e notifica legale numero 6296 alla parte avversa dell’avvenuto divorzio da mia moglie”.

Nel 2024 Ancona riconosce la validità di un provvedimento originato dalla legge Islamica, annotandolo in Anagrafe: il divorzio musulmano è di fatto legge anconetana!

Dunque da qualche settimana, stando a quanto stiamo per narrare, il “TALAQ BIL TAL” ha valore di legge anche in Italia! Non sappiamo se nell’intero Stivale… ma ad Ancona certamente si.

Se vivete nel capoluogo dorico, per ottenere un divorzio rapido, efficace, a costi ed effetti (verso la moglie e i figli) pari a zero… basterà essere di fede musulmana o – in mancanza – convertirsi all’Islam, recitare la formuletta per tre volte in tre mesi, farsi autenticare l’atto attraverso un documento sottoscritto dall’Imam di fiducia e con questo pezzo di carta presentarsi in Comune, ad Ancona.

A questo punto, forti del ripudio appena formalizzato ad ogni effetto di legge islamica, chiedere gentilmente del Dirigente del servizio Anagrafe del Comune Giorgio FOGLIA ed invitarlo a prendere atto, magari tramite trascrizione o anche attraverso la semplice annotazione sul fascicolo personale, che il vostro Stato civile è mutato: non più sposato con… ma di nuovo celibe. E per giunta, in forza del diritto islamico, senza più doveri verso nessuno!

Per Daniele SILVETTI il proprio funzionario non ha responsabilità. Il Comune vittima di un vuoto normativo del Governo. In realtà esiste la Legge, esiste un suggerimento comportamentale, a cui si è aggiunta anche una recente sentenza contraria di Cassazione

Ok, non ci credete. Anche noi, ad Osimo, abbiamo stentato a farlo. Per non saper ne leggere e ne scrivere abbiamo così pensato di chieder lumi al Sindaco di Ancona Daniele SILVETTI (Forza Italia) sulle ghiotte novità, per noi maschietti, in fatto di ripudio alla musulmana.

Il Sindaco, interpellato, ha da prima fatto fatica a rammentare l’episodio (vecchio di un paio di settimane, proposto da “Fuori dal coro” su Rete4) per poi – una volta messo a fuoco – ricordare molto bene.

Stando alla interpretazione data alla vicenda dal Primo cittadino (al Governo di una città che si dice di Centro-Destra, in teoria oltremodo attenta a passi falsi in questioni legate all’immigrazione) ad Ancona non ci sarebbe alcun porto franco teso ad incentivare il “divorzio alla musulmana”… ma solo un “disallineamento” delle norme che regolano l’attività di Anagrafe con gli effetti che ne discendono a livello di Stato civile.

Stando alla bizzarra interpretazione avallata da SILVETTI in difesa dell’operato del proprio Dirigente, il dottor FOGLIA non aveva (e non ha avuto) alcun potere per negare al cittadino bengalese l’annotazione dei fatti propri.

“Il Dirigente ha “solo” preso atto di un divorzio avvenuto in uno Stato estero; per noi Comune l’unica parte rilevante è solo la notizia del venir meno dell’unione civile. Al riguardo abbiamo presentato una nota al Prefetto e richiesto un parere al Sottosegretario all’Interno On. Wanda FERRO che non ha obiettato il nostro operato. Il Comune – si dice convinto SILVETTI – non ha potere di discernere o rifiutarsi di annotare documenti esteri, soprattutto se controfirmati in loco dall’ambasciata italiana. Tocca la Governo normare, superando un vuoto legislativo”.

Il Dirigente Giorgio FOGLIA del settore Anagrafe del Comune di Ancona, ci ha messo la faccia. Davanti le telecamere di “Fuori dal coro” si è detto impossibilitato a fare diversamente; peccato che la spiegazione non sia stata affatto convincente

Sarà, ma ad OSIMO OGGI risulta tutt’altro. Stessa opinione per la collega Serena PIZZI che, oltre ad formato un ottimo reportage per “Fuori dal coro”, ha messo a nudo la realtà.

Il Sindaco SILVETTI, imboccato dal Dirigente Giorgio FOGLIA, invoca il vuoto normativo, un disallineamento tra poteri ed effetti (l’annotazione del documento bengalese ad Ancona) e nel dubbio si schiera dalla parte della sacralità della Sharia e del discendente Talaq caro a Maometto.

Purtroppo il vuoto normativo, invocato a discolpa, non risulta. Risulta tutt’altro, a partire dalla Legge 218/1995 sul Diritto internazionale privato, che in particolare, all’articolo 64, comma G, dedicato al riconoscimento di sentenze ed atti stranieri, ne subordina l’efficacia alla circostanza che “le sue disposizioni non producano effetti contrari all’ordine pubblico”.

Tanto dovrebbe bastare ed anche avanzare pure ad Ancona. ma il legislatore ha voluto, per una volta, mostrarsi previdente; nel 2011, sedici anni dopo la Legge 218, ecco un Massimario per l’ufficiale di Stato civile, pensato su misura, si direbbe, sui dubbi del dottor Giorgio FOGLIA-

Il marito 41enne bengalese, ex per la Talaq e per l’Anagrafe del Comune di Ancona

Il documento, sormontato dal Tricolore, è edito dal Ministero dell’interno (informare il Sottosegretario Wanda FERRO) e già dal 2011 si propone, in 180 pagine scritte in buon italiano, di guidare i funzionari di Stato civile dei Comuni italiani all’applicazione corretta del regolamento!

A pagina 141 anche ad Ancona così trovano scritto: Il procedimento indicato come “atto di ripudio” rappresenta una fattispecie contraria all’ordine pubblico e, in sostanza, in contrasto con la lettera G dell’articolo 64 della Legge 218/1995.

Infatti il ripudio costituisce ipotesi nella quale il venir meno del vincolo coniugale viene deciso ed imposto unilateralmente dal marito; e tale indicazione non può dirsi mitigata dal fatto che la donna possa, eventualmente, aver manifestato una qualche forma di assenso: è l’istituto in quanto tale che risulta in contrasto con il nostro ordinamento e con i principi inderogabili di ordine pubblico.

Copia del documento, sottoscritto a Dhaka il 10 maggio 2023, in cui l’uomo certifica di aver “regolarmente” ripudiato la moglie!

Allo stesso modo, non può essere riconosciuta efficace una sentenza emessa dalla competente autorità giurisdizionale all’estero, che convalida un “atto di ripudio” precedentemente formato, non potendosi ammettere alcuna convalida di un istituto contrario all’ordine pubblico.

Il relativo provvedimento non può quindi essere trascritto e annotato; e alla relativa istanza si dovrà opporre rifiuto”.

Se poi ad Ancona si volesse procedere ad oltranza a registrare ripudi a go go, forti della volontà di Maometto, occorrerebbe schiarirsi definitivamente le idee dando una lettura fugace alla sentenza 16804 del 2020 sottoscritta dalla prima sezione civile della Corte di Cassazione, emessa in merito al riconoscimento in Italia sullo scioglimento di un matrimonio, tra un cittadino giordano e una italiana, decretato da un Tribunale in Palestina nel 2012 grazie al metodo TALAQ.

Il Massimario comportamentale edito dal Ministero dell’Interno nel 2011 e destinato a tutti i Comuni di Italia… tranne Ancona?

Questo il dispositivo della sentenza. “Una decisione di ripudio, emanata all’estero da una autorità religiosa equiparabile, secondo legge straniera, ad una sentenza di un giudice statale, non può essere riconosciuta all’interno dell’ordinamento giuridico italiano a causa della violazione dei principi giuridici applicabili; ovvero sotto il profilo dell’ordine pubblico (violazione di genere del principio di non discriminazione tra uomo e donna) e dell’ordine pubblico processuale (mancanza di parità difensiva e mancanza di un effettivo e reale contraddittorio).

Ma prima della Legge, prima del Massimario comportamentale e prima ancora della Cassazione, troviamo, dovrebbe vigere il buon senso. Oltremodo calpestato ad Ancona.

Un Dirigente che non ha particolari dubbi ed infine annota, a richiesta, un pronunciamento TALAQ presentato dall’interessato (col proposito di sfuggire ai costi onerosi di un mantenimento di moglie e figli minorenni che Maometto, dall’alto dei Cieli, non poteva certo prevedere, per quanto profeta…) meriterebbe un adeguamento rapido di carriera; ma al contrario.

La Talaq, nuova frontiera dell’indifferenza occidentale di fronte all’avanzare di nuove usanze e modi opposti di concepire la vita

La moglie bengalese, anconetana di fatto, scopertasi all’improvviso da moglie e madre, semplicemente ragazza-madre (e costretta ad un ricorso in Appello, tutelata dall’avvocato Bernardo BECCI, per veder disconoscere il lavoro del Dirigente Giorgio FOGLIA) meriterebbe le ampie, pubbliche scuse del Sindaco SILVETTI per i troppi disagi arrecati gratis ad una cittadina… colpevole di vivere ad Ancona!

Stessa sorte meriterebbe la Città di Ancona e i suoi disattenti cittadini (la vicenda è vecchia di settimane e mesi senza aver causato un minimo di dibattito pubblico!) per essere stati tirati in mezzo, senza colpa, in una vicenda che non fa onore ad Ancona e alla civiltà delle Marche.

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