𝗟𝗲 𝗲𝗻𝗻𝗲𝘀𝗶𝗺𝗲 𝗺𝗮𝗻𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗶𝗹 𝟯 𝗴𝗲𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼, 𝗮𝗹 𝗰𝗮𝘀𝗲𝗹𝗹𝗼 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐀/𝟏𝟒, 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗽𝗮𝗰𝗰𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝗿𝗼𝗶𝗻𝗮. 𝗟’𝗲𝘅𝘁𝗿𝗮𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗮𝗿𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗴𝗻𝗮 𝗗𝗵𝗲𝗻𝗶𝘀𝗲 𝗦𝗮𝗻𝘃𝗶𝘁𝗮𝗹𝗲, 𝗱𝗶 𝗔𝗻𝗰𝗼𝗻𝗮, 𝗱𝗶 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶𝗹𝗶𝗮𝘁𝗶 𝗮𝗹𝗹’𝗵𝗼𝘁𝗲𝗹 𝗛𝗼𝘂𝘀𝗲. 𝗟𝗮 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗲𝗱𝗶̀ 𝘀𝗲𝗿𝗮, 𝗶𝗻 𝗰𝗲𝗹𝗹𝗮, 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗼𝘃𝗲𝗿𝗶 𝗶𝗻 𝗽𝗿𝗼𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗼𝗰𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗲 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗳𝗮𝗿𝗺𝗮𝗰𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗶. 𝗢𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗹’𝗮𝘂𝘁𝗼𝗽𝘀𝗶𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗳𝗮𝗿 𝗹𝘂𝗰𝗲 𝘀𝘂 𝘂𝗻 𝗱𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗮𝗯𝗶𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗮 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗶𝗯𝘂𝗶𝗿𝘀𝗶 𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗲 𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗶, 𝗮𝗴𝗴𝗿𝗮𝘃𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗮 𝘀𝗽𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗲 𝘁𝗼𝘀𝘀𝗶𝗰𝗼. 𝗣𝗲𝗿 𝗠𝗼𝗻𝘁𝗮𝗰𝘂𝘁𝗼 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗰𝗮𝘀𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗼𝗰𝗵𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶
Arrestato senza un nome; morto senza un volto.
E’ la storia di Sami EZZIN, questo l’ultimo alias di un clandestino extracomunitario che, nel corso di svariate vicissitudini documentate da diversi arresti per droga – l’ultimo la settimana scorsa al casello di Loreto – ha via via modificato i propri connotati dando fondo ad una grande dote di fantasia.
Per l’algerino, però (presumibili 42 anni) parlano le impronte digitali che, di volta in volta hanno collocato il pusher in un punto o l’altro della regione, sempre intento a spacciare morte.
Quella morte che lo ha colto, all’improvviso, in cella, a Montacuto, giovedì notte. A rinchiuderlo per ultimi in quella gabbia abituale che tante volte, per motivi di giustizia, gli ha assicurato quanto più EZZIN desiderava, ovvero la permanenza in Italia, erano stati i Carabinieri del Norm di Osimo, giusto ad inizio anno.
Con lui in carcere anche una compagna improvvisata, Dhenise SANVITALE, coetanea, abruzzese, residente ad Ancona ma di fatto abituale – con EZZIN – del malfamato hotel House di Porto Recanati.
I due trasportavano 52 grammi di eroina da fumo, nascosti all’interno di un calzino indossato dalla donna. Incredibile la giustificazione raccontata al giudice: quella droga non è nostra, avremmo dovuto “soltanto” consegnarla. Per il servizio a noi sarebbero rimaste qualche dose premio!
Rinchiusa a Villa Fastiggi lei, l’ennesima detenzione del presunto algerino per il personale carcerario di Montacuto (già alle prese nelle stesse ore con il suicidio in cella del detenuto Matteo CONCETTI, 25 anni) si è mostrata di difficile gestione fin dalle prime battute; causa probabili crisi astinenza attraversate dal fisico del clandestino.
Malori improvvisi e ripetuti già a partire da venerdì scorso 5 gennaio, tanto da suggerire e richiedere, più volte, il trasferimento dello spacciatore in pronto soccorso. Per tutte la crisi che ha colpito EZZIN in Tribunale, al momento della convalida dell’arresto, con l’udienza slittata di quasi un’ora per consentire ai sanitari le cure del caso.
Una terapia a base farmacologica che ha solo rinviato il momento del dunque di qualche giorno.
A vederlo vivo per l’ultima volta, mercoledì mattina, l’avvocato difensore Bernardo BECCI di Ancona con il quale lo spacciatore ha lamentato sospetti dolori alle gambe; segnale a cui non è stato dato troppo peso.
Così giovedì sera, prima di mezzanotte, l’uomo si è sentito nuovamente male. A dare l’allarme, tempestivo, han provveduto stavolta i due compagni di cella che, compresa la gravità della situazione, hanno allertato subito i soccorsi, rivelatisi inutili
La salma di Sami EZZIN è stata posta sotto sequestro da Paolo GUBINELLI, magistrato di turno che ha disposto l’autopsia sul cadavere.
Gli ultimi dati utili per approfondire le condizioni carcerarie (tentativo inutile visto che il sabato, la domenica e tutti i festivi Montacuto si svuota incredibilmente della Direzione e di qualunque personale dirigenziale!) risalgono al 2022; dati tutto sommato recenti che indicano in 76 (vale a dire circa un terzo della popolazione ristretta ad Ancona) i soggetti sottoposti a cure, perlopiù riconducibili a cause di tossico-dipendenza.
Proprio la droga (anche dietro le sbarre) e gli episodi di autolesionismo caratterizzano Montacuto, al pari degli altri istituti nazionali, tra i principali problemi irrisolti.
La salma di Sami EZZIZ (ovvero come dovesse chiamarsi effettivamente) rimarrà quasi esclusivamente in Italia, non reclamata da alcuno… anche per le difficoltà immaginabili di dimostrarsi congiunti del poveretto. Disinteresse motivato anche dalla mancanza di qualsiasi tornaconto in denaro da avanzare per eventuali eredi.