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𝗧𝗿𝗮 𝗧𝗮𝗿𝗶𝗸 𝗘𝗹 𝗚𝗵𝗮𝗱𝗱𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝘂𝗴𝗶𝗻𝗼 𝗠𝗼𝗵𝗮𝗺𝗲𝗱 𝗖𝗵𝗮𝗳𝗶 𝗾𝘂𝗮𝘀𝗶 𝘂𝗻’𝗼𝗿𝗮 𝗲 𝗺𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗶𝗹𝗶𝗮𝗯𝗼𝗹𝗶, 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗮𝘁𝘁𝗮𝗻𝘇𝗮, 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝘁𝘁𝗶 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝗱𝗼𝗽𝗽𝗶𝗼 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗼 𝗱𝗶 𝗣𝗼𝗹𝗶𝘇𝗶𝗮 𝗲 𝗖𝗮𝗿𝗮𝗯𝗶𝗻𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼𝗹𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗼𝘂𝘁𝗶𝗻𝗲 𝘀𝘂𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗿𝗿𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗱𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗶. 𝗗𝗼𝗽𝗼 𝗹’𝗼𝗺𝗶𝗰𝗶𝗱𝗶𝗼 𝗯𝗲𝗻 𝘁𝗿𝗲 𝘁𝗲𝗹𝗲𝗳𝗼𝗻𝗮𝘁𝗲 𝘁𝗿𝗮 𝗶 𝗰𝘂𝗴𝗶𝗻𝗶 𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗼𝗿𝗲 𝟯.𝟯𝟮 𝘂𝗻 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮𝗹𝗹𝘂𝗼𝗴𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗮𝘀𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗼𝗿𝗿𝗼𝗿𝗲, 𝗱𝗼𝗰𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝗻𝗮𝘃𝗶𝗴𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗮𝘂𝘁𝗼, 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗼𝗹𝗶 𝗱𝘂𝗲 𝗺𝗶𝗻𝘂𝘁𝗶. 𝗜𝗹𝗮𝗿𝗶𝗮 𝘃𝗲𝗻𝗻𝗲 𝘀𝗼𝗰𝗰𝗼𝗿𝘀𝗮, 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗺𝗮𝗻𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗺𝗮𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗼, 𝗰𝗼𝗻 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝘁𝗮𝗿𝗱𝗼, 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗼𝗿𝗺𝗮𝗶 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗺𝗺𝗮, 𝘃𝗲𝗴𝗹𝗶𝗮𝘁𝗮 𝗮 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗱𝘂𝗲 𝗯𝗶𝗺𝗯𝗲, 𝗲𝗿𝗮 𝗼𝗿𝗺𝗮𝗶 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗮.

Un terzo uomo sulla scena del delitto e della droga tra le pieghe del delitto di Ilaria MAIORANO.

Queste le novità che in sede processuale potrebbero risultare tra i fatti nuovi – intendendo per nuove le news mai comunicate all’opinione pubblica, celate dal segreto investigativo – nell’ambito del processo in corso ad Ancona a carico di Tarik EL GHADDASSI.

L’ultima udienza di venerdì, in Corte di Assise, ha lasciato trapelare novità sostanziali circa la ricostruzione delle fasi quantomeno immediatamente precedenti l’efferato delitto di Padiglione.

Un uomo Mohamed CHAFI, cugino di Tarik, stando a quanto si apprende con un anno e oltre di ritardo, ha vissuto l’intera serata e soprattutto gran parte della nottata in casa del connazionale marocchino, nonchè affine di parentela.

TARIK EL GHADDASSI, marocchino, 43 anni, rischia seriamente la condanna all’ergastolo

Quella tragica notte, tra il 10 e l’11 ottobre 2022, l’uomo, che non è stato ancora ascoltato in dibattimento (e stando all’avvocato difensore Domenico BIASCO, non figurando nell’elenco dei testimoni, non è detto potrà mai esserlo) si è trattenuto a casa di Tarik, in uno spazio a pian terreno dell’abitazione, per almeno un’ora.

Esattamente dalla mezzanotte fino all’1.20 quando una pattuglia del Commissariato è giunta di controllo per rilevare il rispetto, da parte di Tarik, della detenzione domiciliare per vicende pregresse di droga.

Identificato il familiare Mohamed CHAFI come cugino ma non convivente, il marocchino è stato ammonito dai poliziotti a lasciare immediatamente l’abitazione; invito non rispettato in quanto, una decina di minuti più tardi una seconda pattuglia, stavolta dei Carabinieri, è giunta a bussare alla porta.

Cosa hanno fatto i due cugini, in piena notte, per ben circa un’ora e mezzo, oltre fumare della droga?

ILARIA MAIORANO, uccisa a mani nude dalla furia omicida di Tarik, accecato dalla gelosia

Qui si esula dalle certezze. E’ ritenuto probabile, viste le estreme conseguenze scaturite, che l’incontro fosse stato programmato da Tarik per valutare con la famiglia allargata marocchina, i mille dubbi sulla effettiva fedeltà coniugale di Ilaria; dubbi che hanno sempre tormentato l’uomo, in conflitto aperto con le usanze e le credenze dell’uxorida e le differenti linee guida tra la visione nord africana e quella europea in tema di coppia.

Insomma, una volta di più sono scoppiate all’evidenza tutte le difficoltà culturali di mettere insieme, in fatto di famiglia e di religioni, tra due culture e due credi agli antipodi. In particolare, poi, se è l’uomo ad indirizzare, in un verso mussulmano, anziché nell’altro cristiano, la linea di condotta familiare.

Sta di fatto che quando Mohamed CHAFI ha lasciato la catapecchia sul Musone, dopo l’1.20 di notte, Ilaria MAIORANO era ancora viva; probabilmente timorosa di quel colloquio che si stava protraendo, sul proprio conto.

Anche i consigli che il cugino potrebbe aver dato a Tarik per raddrizzare quella moglie,“infedele” sotto troppi aspetti, non sono dati a sapere ma se ne possono solo immaginare i tragici effetti.

Una tragedia annunciata, insomma, in carta carbone col romanzo di Shakespeare e la sanguinaria vicenda di Otello, Moro di Venezia, tradito dalle insinuazioni di Iago; e Desdemona a pagare il conto di invidia e gelosia con la vita.

Come i tormenti interiori e psicologici sfociati, quelli di Tarik, in un puzzle di fraintendimenti e incomprensioni accumulate in 10 anni di matrimonio.

L’intero archetipo millenario della passione amorosa che, sviata dalla gelosia, conduce all’autodistruzione.

Sta di fatto che per tutto il tempo immediatamente successivo alla mattanza – truculenta come si farebbe fatica a credere, portata avanti a mani nude, sfondando porte e finestre, non arrestandosi nemmeno davanti agli occhioni spalancati delle due bimbe inorridite – i due cugini non si sono più sentiti o visti.

La fatiscente abitazione in riva al Musone, teatro della tragedia. La donna, probabilmente, si sarebbe potuta salvare

“Solo” tre telefonate, l’ultima alle ore 3.32, sono intercorse, con Tarik a chiamare Mahomed; o viceversa.

Infine, documentato dal Gps del navigatore auto di Mohamed, il cugino è di nuovo a casa di Tarik, per soli due minuti.

Il tempo di entrare, questa volta, in casa, salire le scale e avere il tempo di ascoltare, non anche vedere, le voci delle bimbe “parlare” con la mamma.

In una casa sottosopra e costellata di schizzi di sangue fresco, è pensabile che Mohamed non abbia avuto la forza di entrare nella camera e… mandato al diavolo Tarik per quanto poteva aver fatto… è tornato indietro mettendo fine ad una notte senza ritorno.

Ancora sette ore di attesa con il marocchino a lavare il coro della moglie dal sangue, rivestirlo alla meno peggio, girare sottosopra il materasso intriso di sangue e adagiarvi Ilaria, ormai morta.

Sette ore ovvero il tempo, per un’altra parente di Tarik, di arrivare in casa, allarmata per le mancate risposte al cellulare, è toccare con mano la tragedia.

Una sola la domanda che la Corte dovrebbe porgersi: il cugino Mohamed, salito in casa, avrebbe ancora potuto, allertando i soccorsi a due ore dal fatto, salvare la vita di Ilaria?