Il giudice Merletti, ieri in sentenza, ha ritenuto non rispettato lo Statuto dell’Istituto che impone la nomina di 5 componenti. Lo zio della vice Sindaco Andreoni lasciò l’incarico il 25 aprile 2021 aprendo un vuoto di potere di 9 giorni, sufficienti ad invalidare il Cda del successivo 3 maggio. Annunciato dal Campana il ricorso al giudizio di Appello
Nomina non valida per 9 giorni. E’ quanto ha deciso il Tribunale Civile di Ancona riguardo al secondo ricorso presentato dal Comune di Osimo sulla nomina di Gilberta GIACCHETTI a Presidente dell’Istituto Campana. Il giudice Pietro MERLETTI ha evidenziato, nella sentenza di ieri, come lo Statuto del Campana imponga non tanto la presenza ma almeno l’avvenuta nomina dell’intero nuovo CdA di cinque componenti, chiamato ad eleggere il vertice.
Nel caso specifico, il 3 maggio 2021, ad eleggere con voto unanime la sconfitta candidata a Sindaco delle Liste civiche, furono però solo quattro dei cinque aventi diritto da Statuto. Il più illustre, il professor Pietro ALESSANDRINI, oggi 79 anni, pagò dazio allo scoop di OSIMO OGGI.it di risultare zio del Vice Sindaco Paola ANDREONI, arrendendosi definitivamente alla notizia informale che lo avrebbe obbligato ad autovotarsi Presidente, essendo indisponibile a farlo la totalità dei consiglieri.
Da qui, il 25 aprile 2021, a soli tre giorni dal ricevimento del Decreto di nomina, di competenza del Consiglio comunale, il professor ALESSANDRINI formalizzò al Sindaco PUGNALONI la propria rinuncia formale, chiamandosi fuori dal Campana.
Proprio questo aspetto è stato colto dal Tribunale Civile di Ancona il quale ha evidenziato come la mancanza del quinto voto nell’assemblea di nomina del Campana, il 3 maggio, non dipese dall’assenza tout court dello zio del Vice Sindaco ma dalla mancata sostituzione del Consiglio comunale, avvenuta molti giorni dopo con l’indicazione – a cose ormai fatte al Campana – di Luciano TABORRO.
Cosa avrebbe dovuto fare il Direttivo monco del Campana? Attendere la avvenuta sostituzione del professor ALESSANDRINI con TABORRO stesso e quindi procedere, solo dopo, a votazione.
Cosa farà ora, invece, lo stesso Campana? Anziché accettare la sentenza e procedere a nuova votazione – che per quanto legata ad una maggioranza politica, dovrebbe anche considerare i due anni abbondanti di buon lavoro svolto ormai alle spalle – si andrà ad un verdetto di Appello.
Decisione non condivisibile; sia perchè mostra timore di un esito interno diverso, che per il fatto di giungere, il nuovo verdetto, quando ormai il mandato quinquennale del Campana volgerà al termine e ad una parte residua non più qualificante.
Diverse le valutazioni espresse a caldo dalla Presidentessa: “Rispettiamo la sentenza del Tribunale di Ancona – ha raccontato la GIACCHETTI alla stampa – ma siamo pronti ad impugnarla e richiedere una sospensiva per il bene dell’Istituto; Campana che deve poter continuare a garantire la propria attività culturale a vantaggio della popolazione.
Non è una richiesta a livello personale ma a tutela dell’Istituto. Chiederemo la sospensiva perché il Campana non può fermarsi. Con tale sentenza le numerose iniziative previste rischiano di bloccarsi; soprattutto si rischia di compromettere, non facendoli partire, i lavori di completamento dell’Istituto per i quali abbiamo ottenuto ingenti risorse dall’Ufficio della Ricostruzione.
Sarebbe imperdonabile per l’Istituto e per la cittadinanza veder fermati i progetti che stanno partendo e che rappresentano il lustro della nostra struttura, sempre più un punto di rifermento del territorio, non solo cittadino ma regionale. Bloccarne le iniziative sarebbe una posizione suicida”.