𝐄’ 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐝𝐮𝐭𝐨 𝐚𝐝 𝐮𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐜𝐚𝐬𝐞𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐞𝐫𝐠𝐚𝐦𝐚𝐬𝐜𝐨 𝐦𝐚 𝐥𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐞 𝐞 𝐥𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐮𝐬𝐞 – 𝐢𝐧𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐞 – 𝐫𝐢𝐯𝐨𝐥𝐭𝐞 𝐚𝐥𝐥’𝐮𝐨𝐦𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐞 𝐝𝐚𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢 𝐞𝐫𝐞𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐛𝐞𝐧𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐫𝐢𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞 𝐞 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐞 𝐨𝐯𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞. 𝐏𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐦𝐩𝐚 𝐥𝐨𝐜𝐚𝐥𝐞 𝐥𝐚 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐚 𝐠𝐢𝐮𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐚 “𝐭𝐨𝐜𝐜𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐦𝐨𝐬𝐬𝐚”. 𝐅𝐚𝐭𝐞𝐜𝐢 𝐬𝐚𝐩𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐭𝐞
Giacomo CHIAPPARINI, 74 anni, imprenditore caseario della provincia Bergamasca, era stato trovato morto nella sua azienda, domenica scorsa, dopo undici ore di ricerche.
Era rimasto schiacciato dal crollo di quasi 15.000 forme di Grana Padano (dal peso di circa 40 chilogrammi l’una) nella sua impresa agricola di Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo.
E’ accaduto mentre stava lavorando al controllo della stagionatura, quando è stato travolto dalle forme alternative al Parmigiano (in quanto realizzato solo con latte scremato, NdR.) precipitate a terra per via di un cedimento della struttura.
Una vita di lavoro quella di Giacomo CHIAPPARINI, descritto come un uomo senza sosta. Ma un uomo non facile.
Così nel giorno del funerale, i due figli hanno voluto far sapere a tutti quanto sia stato difficile crescere con un genitore come lui.
“Quante volte, papà – hanno letto in chiesa i familiari, davanti il feretro dell’uomo – abbiamo sperato che rallentassi la tua corsa della vita (e quindi potessi rallentare anche la nostra) così da vedere cosa c’era fuori dal finestrino. Rallentando avresti potuto vederlo (il mondo, NdR.) anche tu, capendo cosa c’era di importante oltre la tua attività”.
Comincia così la lettera, letta al funerale, scritta dai familiari dell’imprenditore agricolo.
Ultimo di sette figli, Giacomo CHIAPPARINI aveva lavorato prima come mezzadro (insieme al padre e ai fratelli) per poi, nel 1977, mettersi in proprio con 26 bovini, una stalla e qualche macchinario agricolo, oltre ad essere arrivato a comprarsi una cascina tutta sua.
Quella di Romano di Lombardia che si è poi allargata sempre più, fino a comprendere nuove stalle, depositi, magazzini, la sala mungitura, l’ufficio, il caseificio, lo spaccio e perfino le abitazioni dei parenti.
Insomma, negli anni l’attività si era espansa e l’area imprenditoriale aveva raggiunto i dieci ettari; oltre cento, invece, quella di coltivazione.
Inoltre, dopo che nei primi anni aveva venduto il suo latte alle grandi aziende della trasformazione, come Invernizzi e Craft, nel 2006 CHIAPPARINI aveva ottenuto il marchio per la produzione del Grana Padano.
La sua azienda agricola era diventata molto nota sul territorio, tanto che a Romano di Lombardia, ogni giorno, si mungevano 270 quintali di latte e producevano cinquanta forme di formaggio, per un totale di circa quindicimila l’anno. Forme di formaggio pregiato le quali venivano poi stoccate in magazzini come quello in cui è avvenuta la tragedia.
Ciò nonostante la famiglia e i figli in particolare hanno scelto di ricordare la figura paterna e di trasmetterla in eredità alla comunità locale, senza fare sconti sul piano umano.
In primis la figlia Mary e il fratello Tiziano, amari dinanzi la morte del padre: “Ci hai fatto crescere sempre sollecitati a dare il massimo, a fare sempre meglio quello che sapevamo fare — hanno letto in chiesa —.
Ci hai forgiato ai fatti pesanti della vita; e ne abbiamo avuti davvero tanti.
Quanti scontri abbiamo avuto perché volevi sempre aver ragione tu e fare di testa tua? Ci dispiace che a noi figli tu non abbia mostrato l’amore attento e affettuoso di altri padri.
Con i tuoi nipoti ti sei ammorbidito un pò e così abbiamo capito che allo stesso modo amavi anche noi, ma sempre a modo tuo, nel tuo modo originale.
Non hai mai puntato sul nostro lato sensibile perché questo lo faceva e lo fa la mamma. Hai puntato, invece, alla nostra tempra per prepararci alla vita.
Ci hai lasciati — conclude la lettera dei due eredi — con le rotelle attaccate alla bicicletta, liberi di andare ma sempre con te che davi sicurezza.
Sei sempre stato sopra le righe e sopra le righe è stata la tua uscita di scena”.
A segnare la vita della famiglia CHIAPPARINI la scomparsa prematura, circa venti anni fa, di un terzi figlio, Emanuele.
“Ora la tua fragorosa e rumorosa presenza è diventata per noi una fragorosa e rumorosa assenza. Hai vissuto la vita che volevi, coltivando ambizioni che nessuno avrebbe mai immaginato e che la famiglia ha dovuto seguire in questa tua corsa. E anche se iniziavi a sentire la stanchezza dell’età non ti sei mai risparmiato.
Ora non sappiamo dove sei… ma sappiamo che a chi incontrerai, darai filo da torcere. Speriamo tu possa incontrare nostro fratello Emanuele e dirgli quanto lo amavi e quanto hai amato anche tutti noi”.