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Silvius DIMA, detto “Cartus”, 39 anni, la mente della struttura banditesca originaria di Galati

𝐏𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐮𝐝𝐢𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐢𝐧 𝐓𝐫𝐢𝐛𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝟑𝟓 𝐫𝐚𝐢𝐝 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐢𝐮𝐭𝐢 𝐝𝐚𝐥 𝐪𝐮𝐚𝐫𝐭𝐞𝐭𝐭𝐨, 𝐭𝐫𝐚 𝐠𝐞𝐧𝐧𝐚𝐢𝐨 𝐞 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝟐𝟎𝟏𝟖. 𝐅𝐮𝐫𝐭𝐨 𝐚𝐠𝐠𝐫𝐚𝐯𝐚𝐭𝐨 𝐞 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢 𝐜𝐚𝐩𝐢 𝐝𝐢 𝐢𝐦𝐩𝐮𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐈𝐨𝐬𝐢𝐟 𝐞 𝐒𝐭𝐚𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐁𝐫𝐨𝐚𝐬𝐜𝐚, 𝐋𝐮𝐜𝐚 𝐆𝐚𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥 𝐋𝐮𝐧𝐜𝐚𝐬𝐮 𝐞 𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐫𝐠𝐚𝐧𝐢𝐳𝐳𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐒𝐢𝐥𝐯𝐢𝐮 𝐃𝐢𝐦𝐚

A giudizio “Cartus” e i tre compari rumeno-zingari, protagonisti dell’operazione “Crash” del 2018 che ha sgominato la banda.

Per diversi mesi, da gennaio a maggio, rubavano tutto e dappertutto, al ritmo anche di dieci razzie in un giorno solo.

Stanica BROASCA, 34 anni

Alla fine i Carabinieri del Norm, all’epoca indirizzati dal Luogotenente Luciano ALMIENTO, porsero il conto del disturbo; manette per tutti in capo a 35 colpi portati a segno con la tecnica della spaccata: auto rubate usate come arieti per forzare, in particolare, tabaccherie e bar dotati di sale slot e quindi causando, oltre il furto anche e soprattutto diversi danni a quanto intralciava loro il cammino.

Loro che hanno oggi un nome e cognome, a cominciare dal personaggio ritenuto mente e capobanda, tal Silvius DIMA, 39 anni, detto “Cartus”, ovvero “cartuccia”, arrestato dal Norm ad Alessandria nella stessa estate dei raid.

Tutti tristemente originari della città di Galati, confine rumeno con Moldava e Ucraina, città di 250.000 abitanti ad alto tasso criminale.

Gli altri componenti della banda rispondono al nome di Luca Gabriel LUNCASU (24 anni, il più giovane del quartetto) e ai fratelli Iosif e Stanica BROASCA, rispettivamente 34 e 31 anni.

Tutti sono accusati di furto aggravato e ricettazione per vicende che hanno interessati Osimo, Castelfidardo e la Valmusone in particolare ma anche Falconara Marittima, Senigallia, Cingoli, Filottrano, Numana e Sirolo e – fuori provincia – il Pesarese e il Teramano.

Iosif BROASCA, 31 anni

Tanti i raid andati a segno con una tecnica predatoria particolarmente attenta a non lasciare sul terreno neanche le briciole; ma diversi anche le spaccate non riuscite come, ad esempio quella tentata con l’azienda agricola Conti Leopardi, a Numana. Nell’occasione i quattro ritennero opportuno tentare l’ingresso passando dal tetto, riuscendoci in effetti… pur non potendo rubare nulla in quanto fortunatamente disturbati dall’esterno.

Di fatto, come indicano i capi di imputazione, Cartus e i suoi non si facevano mancar nulla, svariando dai bar e tabaccherie alle abitazioni, aziende agricole e persino carrozzerie alla ricerca di targhe.

Gratta e vinci, automobili, sigarette, contanti e piccoli gioielli, oltre a quant’altro di un minimo valore, gli ”acquisti” più gettonati dai rumeni in cinque mesi di ferro e fuoco.

Assicurati alle patrie galere, i fratelli BROASCA, LUNCASU e DIMA sono apparsi, nei giorni in Tribunale, per la prima udienza del processo a carico.

Ascoltati i testimoni a difesa, i quattro – difesi dagli avvocati Nello DI SABATINO, Jacopo SACCOMANNI, Elisabetta PIETRACCI e Marina POMPEI – compariranno a breve in aula per le risultanze dell’accusa e relativa sentenza.

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