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𝑷𝒂𝒅𝒓𝒆 𝑭𝒓𝒂𝒏𝒄𝒐, 𝑮𝒖𝒂𝒓𝒅𝒊𝒂𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒃𝒂𝒔𝒊𝒍𝒊𝒄𝒂 𝒋𝒐𝒔𝒆𝒑𝒉𝒊𝒏𝒂, 𝒔𝒑𝒊𝒆𝒈𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒍𝒂 𝒔𝒄𝒐𝒎𝒑𝒂𝒓𝒔𝒂 𝒅𝒆𝒊 “𝒇𝒆𝒔𝒕𝒂𝒓𝒊” (𝒑𝒓𝒐𝒅𝒐𝒕𝒕𝒂 𝒅𝒂𝒍 𝑪𝒐𝒗𝒊𝒅 𝒆 𝒎𝒂𝒊 𝒓𝒊𝒑𝒓𝒊𝒔𝒕𝒊𝒏𝒂𝒕𝒊), 𝒉𝒂 𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒕𝒐 𝒊𝒍 𝑪𝒐𝒎𝒖𝒏𝒆 𝒂𝒅 𝒂𝒏𝒏𝒖𝒍𝒍𝒂𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒐 𝒊𝒍 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒊𝒃𝒖𝒕𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒂𝒄𝒄𝒐𝒍𝒍𝒂𝒓𝒔𝒊 𝒍’𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒐 𝒄𝒐𝒔𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒊 𝒇𝒆𝒔𝒕𝒆𝒈𝒈𝒊𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒄𝒊𝒗𝒊𝒍𝒊… 𝒂𝒕𝒕𝒓𝒂𝒗𝒆𝒓𝒔𝒐 𝒍’𝒆𝒔𝒄𝒂𝒎𝒐𝒕𝒂𝒈𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒓𝒊𝒎𝒃𝒐𝒓𝒔𝒐 𝒂 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒅𝒊 𝒍𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒆𝒇𝒇𝒆𝒕𝒕𝒖𝒂𝒕𝒐 𝒂𝒍𝒍’𝒐𝒓𝒅𝒊𝒏𝒆 𝒇𝒓𝒂𝒏𝒄𝒆𝒔𝒄𝒂𝒏𝒐. 𝑷𝒆𝒄𝒄𝒂𝒕𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒎𝒐𝒅𝒐 𝒅𝒊 𝒇𝒂𝒓𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒊𝒂 𝒊𝒏 𝒍𝒊𝒏𝒆𝒂 𝒄𝒐𝒍 𝒅𝒆𝒕𝒕𝒂𝒕𝒐 𝑪𝒐𝒔𝒕𝒊𝒕𝒖𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒍𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒄𝒐𝒏𝒔𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒂𝒅 𝒐𝒈𝒏𝒖𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝒐𝒏𝒐𝒓𝒂𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒂 𝒓𝒆𝒍𝒊𝒈𝒊𝒐𝒏𝒆… 𝒎𝒂 𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒆 𝒔𝒑𝒆𝒔𝒆

Non era di salatissimi 110.000 euro il conto finale delle spese inneggianti a San Giuseppe da Copertino ma bensì di 165.000 euro!

La scomoda verità si scopre, andando a spulciare, come sempre, tra gli atti sottoscritti dalla PUGNALONI band; nella fattispecie tra le scartoffie care al vice Sindaco Mauro PELLEGRINI.

Come mai il Comune abbia preferito liquidare le spese in due tranche distinte (in gran parte sostenute da Padre Franco, guardiano del Santuario dedicato al confratello San Giuseppe da Copertino), rispettivamente di 85.000 e 55.000 euro non è dato sapere se non pensando male.

Ovvero: un conto è liquidare 85.000 euro il 24 agosto e altri 55.000 il 5 ottobre e altra cosa è scrivere, in un documento unico, la somma di 140.000 euro!

Attenzione: abbiamo scritto 140.000 e non già 165.000 euro in quanto, bontà loro, i 25.000 euro messi in conto per il Trofeo LAMONICA non sono stati più spesi, causa lavori sul tracciato all’altezza dei Tre Archi.

Ciò non toglie che 140.000 dei 165.000 euro siano stati comunque spesi, fino all’ultimo centesimo. Come? Almeno su questo pare non esistano segreti di Fatima da custodire: 4.000 euro ai Carabinieri per la Fanfara a teatro, 5.000 alla Asso per il contorno di arredo delle Civiche benemerenze ’23 e tutto il resto agli amati frati, Minori si ma non in quanto a costi: destinati ai cari (in tutti i sensi) confratelli 131.000 dei 140.000 euro messi a bilancio… pari al 93.57% di quanto speso!

Abbiamo provato a chiederne conto all’ideatore della spesa, l’Assessore Mauro PELLEGRINI; purtroppo per noi, per lui e per gli osimani, il referente alla Cultura, pur voglioso di comunicare e dire la propria, si è visto costretto alla ritirata dalla mancanza di titolo, nostro, a fare domande. Oltretutto scomode.

Ci siamo allora rivolti al più laico Padre Franco, Guardiano del convento francescano.

“Temo che per avere risposte dettagliate dovreste rivolgervi all’Assessore PELLEGRINI; è infatti il Comune, da qualche anno, che si occupa interamente della parte civile dei festeggiamenti, scegliendo il cantante, luminarie, tombole e fuochi di artificio si o fuochi di artificio no. Insomma noi presentiamo solo il conto di quanto speso da loro…”

Ed ancora, con molta pacatezza e altrettanta chiarezza di idee. “noi come francescani non faremo mai mancare nulla, dal punto di vista religioso, per onorare la ricorrenza del 18 settembre. Sul piano civile dei festeggiamenti, se in futuro gli osimani vorranno continuare a onorare San Giuseppe, sarà come Dio vorrà… Vede, fino al Covid, San Giuseppe poteva contare su un attrezzato gruppo di collaboratori laici, i cosiddetti “festarì” che per tempo, in previsione della festa, battevano il territorio ricavando offerte per far fronte a due/tre giorni di festa. Con il Covid – spiega il Padre Guardiano – questa usanza si è interrotta e non è più ripresa. Negli ultimi anni, quindi, è stato interamente il Comune a farsi carico del problema, lasciando a noi solo la parte formale di un protocollo di spese sostenute”.

Osserviamo. Padre Franco, non sarebbe più giusto, in futuro, distinguere e distanziare nettamente le due partiche, anche per una maggiore trasparenza verso i cittadini, magari di confessione non cattolica?

“Credo che il Comune non possa organizzare, in proprio, feste religiose…”.

Copia della determina in cui si prende atto del fabbisogno di altri ulteriori 55.000 euro!

Insomma siamo alle solite: fatta la legge, trovato l’inganno. Che poi ad avvalersene siano, di turno, anche operatori religiosi che, ordinariamente, insegnano e indichino agli altri comportamenti opposti… fa parte delle miserie umane a cui la vita ci abitua ogni giorno.

Cosa dovrebbe dunque accadere, visto l’avvento imminente di un nuovo e più saggio Sindaco con allegata, magari, la scorta di un Assessore alla Cultura meno schizzinoso di PELLEGRINI?

L’auspicio è che i “festarì” tornino a riprendere e avere in ruolo caro a San Giuseppe, anche se sarà difficile, se non impossibile, tornare all’antico. Negli ultimi tempi, ad esempio, non si ricordano raccolte di donazioni, da parte di tutta la città, superiori ai 5.000/6.000 euro e con questi spiccioli, considerato che un Max GAZZE’ e la banda folk di CASADEI viaggiano almeno su livelli dieci volte tanto… non si fa molta strada.

E’ altrettanto indubitabile, però, come non si possano letteralmente buttare dalla finestra 140.000 euro per feste che, a questo livello di costo, chiunque potrebbe organizzare uguali o persino meglio.

Soprattutto, pur concedendo ai Frati la diminuente della perfetta letizia e della buona fede, non sono più tempi, gli attuali, quelli vissuti da osimani e italiani, in cui potersi permettere pagamenti sulla fiducia, onorati come un assegno in bianco.

Oltretutto in una società ormai multi laica e frammentata come anche Osimo rispecchia, non più dominata dal credo unitario verso un’unica religione di riferimento.

In attesa che i tempi maturino ulteriormente, non sarebbe male che PELLEGRINI, sia pur su altri spazi preferiti, rispondesse analiticamente su dove sono andati a finire i poveri 165.000 euro di soldi nostri: ok 25.000 risparmiati sul Lamonica, 9.000 tra Asso e Carabinieri, 60.000 per GAZZE’ e CASADEI e i restanti 71.000?

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