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𝗣𝗿𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗖𝗮𝗺𝗽𝗮𝗻𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗶𝗻𝗶𝗯𝗶𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘂𝗻 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗮 𝘂𝗻 𝗺𝗲𝘀𝗲, 𝟯.𝟬𝟬𝟬 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗺𝘂𝗹𝘁𝗮 𝗲 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗱𝘂𝗲 𝗴𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝘀𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗗𝗶𝗮𝗻𝗮 𝗮 𝗰𝗮𝘂𝘀𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝘀𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶 𝘂𝗹𝘁𝗿𝗮𝘀. 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗼 𝘂𝗴𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗶𝗻 𝗨𝗺𝗯𝗿𝗶𝗮 𝗮 𝗺𝗮𝗿𝘇𝗼 ‘𝟮𝟰, 𝘁𝗿𝗮𝗻𝗻𝗲 𝗶𝗹 𝗺𝗮𝗻𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗹𝗮𝗻𝗰𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝘂𝗿𝗶𝗻𝗮… 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘃𝗮𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼 𝗮 𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗴𝗮𝗿𝗮 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗶𝗻𝗮𝗰𝗰𝗶𝗼𝘀𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗿𝗯𝗶𝘁𝗿𝗼! 𝗕𝗮𝘀𝘁𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝘀𝗼𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁𝗶. 𝗜𝗹 𝗰𝗮𝗹𝗰𝗶𝗼, 𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗹𝗶𝘃𝗲𝗹𝗹𝗶, 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗲𝘀𝘀𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗼 𝗽𝗮𝗴𝗮𝗻𝘁𝗲, 𝘀𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗳𝗮𝗺𝗶𝗴𝗹𝗶𝗲 𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗺𝗶𝗰𝗶

Giusto un anno fa, anzi meno, dopo i fatti di Massa Martana, si autodefiniva “tignoso e permaloso”. Nessuno ad Osimo obiettò.

A distanza di 10 mesi siamo giustamente curiosi di apprendere, con la parte di città incredibilmente capace di palpitare per le anonime vicende sportive dei Giallo-Rossi, quale altro aggettivo il Presidente tuttofare dell’Osimana Antonio CAMPANELLI saprà escogitare, per meglio definire se stesso.

Vizietto poco opportuno per il Presidente dell’U.S.Osimana Antonio CAMPANELLI

Perché, a ben guardare, a far notizia non è tanto il vizietto di quattro rambo da strapazzo cresciuti a birre e rutti e daspo… e neanche dover sopportare alla guida della società sportiva più significativa di Osimo un Presidente-magazziniere habitué del temperamento espresso, più spesso dello spesso, nel modo sbagliato.

La cosa che non si comprende è come possa una città come Osimo esprimere “campioni” del tifo esagitato, promosso a lanci di quanto si rimedia a portata di tiro, per una squadra che milita, anonima, in un anonimo campionato di cui non ipotizziamo neanche il nome!

Un torneo dove vincere, perdere o pareggiare; fare una buona partita o restare in balia dell’avversario, giocare a porte chiuse o davanti a qualche centinaio di spettatori… non cambia la solfa: è sempre la stessa cosa.

Un tempo, con l’Osimana ristretta anche in categorie sportivamente ancor più miserevoli di quella attuale, almeno il Diana dava convegno a schiere di osimani che, a forza di rompersi il capo, qualcosa di quella palla rotonda che rotolava, ci capiva.

Anche per l’assenza di altre discipline, per il fatto di seguire tutta una vita uno sport riconoscibile ed immutato (tanto da sembrare persino immutabile), la gente in provincia si identificava a ragione negli undici in campo; e le scaramucce post gara, quando c’erano perché c’erano, riguardavano sempre e sole le opposte tifoserie.

I cosiddetti “ultras” Giallo-Rossi, da domenica ufficialmente un problema dello sport e di Osimo

Difficilmente riguardavano la condotta arbitrale dove le proteste, come si sa, non portavano e continuano a non portare mai bene; tanto da essere vivamente sconsigliate, dal pubblico stesso, a quei pochi a cui avrebbero potuto passare in testa.

Insomma un tempo il calcio, proprio perché vissuto in maniera quasi sacrale dal pubblico di allora, non offriva spazi per infiltrazioni ultras, mostrandosi capace, ad Osimo come altrove, di saper gestire le proprie passioni ed istinti, specie i più bassi.

Ma oggi? Con i competenti dello sport assorbiti da altre piacevolezze della vita, che senso ha contestare un arbitro o guardalinee fino a lanciargli addosso di tutto o entrare in campo a fine partita con la voglia di farsi giustizia da soli!

Arriviamo a dire: che senso ha, per una città di 35.000 abitanti, segue le corse di undici in mutande ad inseguire un unico pallone valevole un campionato senza nome?

Per quale obiettivo della gente normale dovrebbe oggi scomodarsi per assistere a simili spettacoli?

In effetti la stragrande maggioranza degli osimani non ricorda più quale fu l’ultima volta che misero piede al Diana, per quale partita e in quale campionato.

Con simili presupposti ecco che una mini rappresentanza di ragazzotti, favoriti dalla società in quanto “ultras”, ha nel tempo sostituito, in peggio, l’interesse e la passione, venuta meno, dei veri sportivi e delle persone normali.

Abbandonati a loro stessi e senza regole, questi signori ogni anno riescono a farsi notare e magari pure apprezzare!

Nonostante un paio di lutti, una decina di daspo, la maxi squalifica dello scorso inverno inflitta alla società per le prodezze umbre messe a referto in Coppa Italia… ci risiamo di nuovo!

Con Antonio CAMPANELLI bravo nel dare il cattivo esempio, la vicenda di Massa Martana si è rivissuta domenica scorsa al Diana… vai tu a sapere in quale partita!

Consola che stavolta, almeno, il lancio di piscio è stato evitato al collaboratore arbitrale lato tribuna… è già molto più di qualcosa.

A fine gara altro lancio di ogni oggetto lanciabile, fino all’ingresso sul terreno di gioco, di un paio o più di “energumeni” vogliosi di menar le mani alle giacchette nere.

Risultato: CAMPANELLI appiedato per una mesata (poco male), 3.000 euro di multa alla società e squalifica del Diana per altri due turni, con gare da disputarsi a porte chiuse.

Meglio così.

N.B. Commenti qui sotto:

Armando PIERUCCI
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