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𝗜𝗹 𝗺𝗮𝗿𝗼𝗰𝗰𝗵𝗶𝗻𝗼, 𝗰𝘂𝗴𝗶𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗧𝗮𝗿𝗶𝗸 𝗘𝗟 𝗚𝗛𝗔𝗗𝗗𝗔𝗦𝗦𝗜 (𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹’𝗲𝗿𝗴𝗮𝘀𝘁𝗼𝗹𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝗰𝗶𝗱𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗜𝗹𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗠𝗔𝗜𝗢𝗥𝗔𝗡𝗢), 𝗵𝗮 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮 𝘀𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗺𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗼𝗿𝘁𝗲 – 𝗯𝗶𝗮𝗻𝗰𝗮 𝗲𝗱 𝗲𝘂𝗿𝗼𝗽𝗲𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗜𝗹𝗮𝗿𝗶𝗮 – 𝗱𝗮𝘃𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗹𝗲 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶𝗲. 𝗣𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗻𝗼𝗿𝗱 𝗮𝗳𝗿𝗶𝗰𝗮𝗻𝗼 𝗹’𝗶𝗽𝗼𝘁𝗲𝘀𝗶 𝗮𝗴𝗴𝗿𝗮𝘃𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗼𝗱𝗶𝗰𝗲 𝗿𝗼𝘀𝘀𝗼, 𝗶𝗻 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗿𝗲𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗺𝗮𝗹𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗶𝗻 𝗳𝗮𝗺𝗶𝗴𝗹𝗶𝗮

di Sandro PANGRAZI

Nel casolare sul fiume, a Padiglione, fu l’ultimo a vedere Ilaria MAIORANO ancora viva, quella notte dell’11 ottobre 2022, prima che la furia del marito, il marocchino Tarik EL GHADDASSI, si abbattesse con calci e pugni sulla vittima designata.

Pare ora, a distanza esatta di due anni da quei tragici fatti, che Mohamed CHAFI, coetaneo e cugino di Tarik EL GHADDASSI, abbia rischiato di ripercorrere la tragica esperienza familiare… mandando in ospedale, per le botte subite, la propria moglie di origini polacche.

Tante le analogie tra i due casi, a partire dal fatto che i due marocchini, consanguinei oltre che per nazionalità anche per parentela stretta, sono di fatto osimani e sposati con donne europee; dunque non facenti parte la tradizione islamica che accomuna EL GHADDASSI a CHAFI.

Ambulanze ieri sera al Padiglione, all’incrocio con via Linguetta, per soccorrere una giovane polacca, malmenata in casa dal marito marocchino

Un terzo elemento, per fortuna, distacca la sorte della giovane moglie polacca (ieri sera parrebbe malmenata gravemente in casa dal nord africano) dalla sentenza di morte decretata dall’ergastolano Tarik: la moglie di Mohamed CHAFI sembrerebbe aver avuto la forza di recarsi in pronto soccorso o almeno chiedere aiuto al 112 tramite le due figlie adolescenti.

Qui il mistero si infittisce non essendo stato possibile comprendere con certezza i particolari che ieri sera, attorno l’ora di cena, hanno portato l’uomo, nell’abitazione di via Linguetta, a Padiglione, ad alzare le mani, pesantemente sull’oriunda polacca.

Potrebbe anche essere possibile che l’uomo, resosi conto di averla fatta grossa, abbia soccorso per primo la moglie allertando un’ambulanza o anche, al contrario, che CHAFI, spaventato per le conseguenze, abbia fatto perdere le proprie tracce da casa e dalla frazione; come più probabile sia accaduto.

Di fatto la donna, in serata, è riuscita a raggiungere o farsi trasportare in pronto soccorso per essere curata dalle conseguenze di una aggressione fisica in grande stile.

Mohamed CHAFI, circa 40 anni, è stato rintracciato dai Carabinieri, nei paraggi di casa, poche ore dopo l’accaduto

Quella stessa aggressione che due anni fa, ad un chilometro di distanza o poco più, costò la vita ad Ilaria, rimasta sul letto di morte per ore, prima del decesso, senza che Tarik attivasse mai i soccorsi che, forse, avrebbero potuto strapparla ad un misero destino.

Proprio quella notte di inizio ottobre Mohamed CHAFI si rese protagonista di un episodio, mai sviscerato fino in fondo, intrattenendosi a lungo a parlare con il cugino, “detenuto domiciliare”, prima di essere interrotto, a notte fonda, dal controllo di una pattuglia dei Carabinieri.

Identificato, a CHAFI venne intimato di allontanarsi dal casolare sul Musone, salvo farvi la ricomparsa, per pochissimi minuti, alle 3.32 della stessa notte, a violenza consumata, chiamato sul posto dallo stesso Tarik.

Intuita la mala parata, Mohamed CHAFI, si rifiutò di salire la scala interna della casupola, lorda del sangue fresco di Ilaria, raccolse le proprie cose e fece ritorno a casa senza allertare nessuno, come avrebbe dovuto, dell’accaduto.

Ieri, per fortuna, la vicenda ha registrato un finale diverso, sempre cruento, tanto da attivare, pare, la delicata procedura del Codice Rosso, ma per fortuna lasciando in eredità soli lividi nel corpo e nell’animo di un’altra donna.

Tarik EL GHADDASSI, condotto in Tribunale, lo scorso giugno, per ascoltare la pronuncia di ergastolo. Il cugino, Mohamed CHAFI, fu l’ultimo a vedere in vita Ilaria prima del massacro dell’11 ottobre 2022. Due anni dopo, da parte di esponenti maschi della comunità di fede musulmana, di nuovo maltrattamenti in famiglia su mogli europee!

Constatata, da parte dei medici, la gravità dell’accaduto, per le forze dell’ordine, prontamente allertate, è iniziata la ricerca di CHAFI, rintracciato in nottata dai Carabinieri, poche ore dopo il fatto, nei paraggi dell’abitazione familiare, a Padiglione.

L’uomo non avrebbe saputo o voluto specificare meglio ai militari le ragioni della violenza, trincerandosi dietro il silenzio.

Mentre la moglie, sorretta e medicata, ha potuto far ritorno a casa… il cugino di Tarik è stato trattenuto in caserma in attesa delle possibili, quanto severe, misure precauzionali da adottare; il tutto in attesa di ulteriori sviluppi legati, con ogni probabilità, all’atteggiamento, collaborativo o meno, che vorrà tenere la moglie, parte lesa.

Di fatto la vicenda avrà un seguito in Tribunale essendo l’accaduto perseguibile d’ufficio, prefigurando per CHAFI l’ipotesi minima di maltrattamenti in famiglia. Sperando non debbano sortire altri elementi a peggiorare un quadro familiare a dir poco delicato.

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