𝗣𝗲𝗿 𝗹𝗼 𝗦𝘁𝗮𝘁𝘂𝘁𝗼 𝗿𝗲𝗴𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝘁𝗼𝗰𝗰𝗮 𝗮𝗹 𝗣𝗿𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗔𝗰𝗾𝘂𝗮𝗿𝗼𝗹𝗶 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗱𝗮𝘁𝗮, 𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝟲𝟬 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗶𝘀𝗹𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮. 𝗠𝗮 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗰𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗣𝗶𝗿𝗮𝗻𝗶 𝗲 𝗶𝗹 𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗼𝗳𝗳𝗶𝗮 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗽𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼-𝗦𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗽𝗼𝘁𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘃𝗶𝗻𝗰𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗲𝗿 𝗮 𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗰𝗶 𝗹𝗮 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝘂𝗻 𝗗𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲, 𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗲𝗿𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘃𝗶𝘀𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗖𝗼𝗻𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗮𝗻𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝘂𝗿𝗮 𝗶 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗶 𝘁𝗿𝗮 𝗦𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗿𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗿𝗲𝗴𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗰𝗲𝗿𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗴𝗿𝗮𝗱𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝗖𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼-𝗗𝗲𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗺𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶𝗴𝗶𝗮𝗻𝗼. 𝗜𝗹 𝗰𝗮𝗽𝗼𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗼 𝗿𝗲𝗴𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗗𝗲𝗺 𝗔𝗻𝗻𝗮 𝗖𝗮𝘀𝗶𝗻𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗽𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗶𝗹 𝗖𝗼𝗻𝘀𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗿𝗲𝗴𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗮 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗮 𝘃𝗼𝗹𝗼𝗻𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗮𝗽𝗽𝗼𝗴𝗴𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗼 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝘂𝗻 𝗗𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝗴𝗶𝗮̀ 𝗿𝗶𝗯𝗮𝘁𝘁𝗲𝘇𝘇𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝗣𝗱 “𝗽𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗿𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗲 𝗲𝗹𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶”
di Sandro PANGRAZI
Elezioni regionali: seguire il flusso del mandato elettorale rispettando i 5 anni ordinari o correggere la stortura dovuta al Covid e ripristinare l’appuntamento con le urne a primavera… ma 2026?
Da un pò in Regione, in particolare dopo il clamoroso harakiri del Centro-Destra sul caso Osimo, quanti si pongono l’interrogativo sono in aumento; specie nelle file dell’opposizione dove soffia, più impetuoso del previsto, aria di sorpasso.
Mettiamo i puntini sulle “i” lo Statuto della Regione Marche vuole che sia il Presidente, vale a dire Francesco ACQUAROLI, a stabilire la data di ritorno alle urne, da scegliersi entro un tempo massimo, rispetto alla naturale scadenza, di 60 giorni.
In questo caso, partendo dalle date del 20 e 21 settembre 2020 e applicando dal minimo al massimo la tolleranza possibile, si tratterebbe di individuare un week-end utile tra domenica 26 settembre e l’ultima data possibile del 16 novembre 2025.
Ma… ma c’è anche chi, in questo caso a Sinistra, cedendo a facili suggestioni, intravede un altro percorso degno di logica; percorso affatto accidentato in quanto a tesi, che la Conferenza permanente Stato-Regioni, presieduta dal Ministro CALDAROLI, potrebbe opportunamente suggerire alle Regioni interessate al voto, ovvero Marche, Veneto, Campania e Puglia.
La scuola di pensiero è questa: visto che, eccezion fatta per il 2020, causa Covid,, si è sempre votato a primavera; e visto che il Ministro dell’Interno ha già comunicato ai Comuni che votarono in tempo di pandemia, l’intenzione di slittare in avanti di quasi un anno (a Loreto si voterà nella primavera ’26 mentre a Castelfidardo servirà attendere fino allo sbocciare dei fiori del 2027), perché non invitare anche le quattro Regioni interessate ad adeguarsi, slittando parimenti alla finestra elettorale 15 aprile-15 giugno 2026?
Politicamente parlando la cosa, poi, converrebbe a tutti, maggioranza e opposizione, secondo le varie situazioni territoriali. In Veneto viterà in autunno ’25 o primavera ’26 nulla cambierebbe, mentre a sud sia Campania che Puglia, in mano al Centro-Sinistra, ben si adeguerebbero all’idea di restare in carica circa sei mesi in più.
E le Marche? Che lo diciamo a fare? Stando alle voci e ai timori, in particolare Dem, ACQUAROLI si starebbe da tempo apprestando ad incassare dall’amica Giorgia MELONI un assist importante sotto forma, appunto, di parere espresso, vale a dire, in possibile partenza, dalla apposita Conferenza chiamata a fare da “chioccia” alle decisioni regionali più importanti aventi riflesso nazionale.
A sollevare il dubbio, anche ufficialmente, il capogruppo Dem, l’ascolana Anna CASINI, attraverso una interpellanza posta in Consiglio regionale per sapere se la Regione sosterrà in Conferenza Stato-Regioni la necessità di rinviare a primavera ’26 il rinnovo della classe dirigente.
“Noi – si legge in un comunicato stampa Pd – siamo assolutamente contrari a tale ipotesi., anche perché, mentre per i Comuni è il Ministero dell’Interno a decidere, per le Regioni è lo Statuto, attraverso la Costituzione, a stabilire che le elezioni debbano essere convocate entro 60 giorni dalla scadenza del mandato.
Un rinvio al 2026 – prosegue la CASINI – permetterebbe al Centro-Destra di prolungare un mandato che ha già causato numerosi danni al nostro territorio, bloccando ulteriormente il progresso e le opportunità per le Marche; a partire da sanità, lavoro e infrastrutture.
Noi crediamo fermamente nel rispetto delle regole democratiche e della volontà dei cittadini. Manipolare le tempistiche elettorali per convenienza di parte rappresenterebbe un abuso politico di potere. Vigileremo affinché i diritti dei marchigiani non siano calpestati.
Un simile scenario – conclude la capogruppo – richiederebbe un Decreto legge ad hoc, un decreto legge che chiameremmo della “paura di perdere le elezioni. Si sussurra che ACQUAROLI abbia già messo sull’avviso la MELONI, temendo la sconfitta alle regionali di autunno e stiano per davvero pensando a come prolungare il mandato di ameno sei mesi, con buona pace delle regole, del rispetto dovuto e delle Istituzioni. Davvero pur di mantenere gli incarichi il Centro-Destra forzerebbe la democrazia? Ne abbiamo il fondato sospetto”.
Pronta la replica ad Anna CASINI, affidata all’omologo di Centro-Destra, il maceratese Simone LIVI (Fratelli di Italia).
“Non so proprio dove Anna CASINI possa aver sentito simili notizie. Per ora siamo nel campo delle pure ipotesi di lavori o addirittura della fantasia. Anche perché al voto non andranno solo le Marche ma molte altre regioni, quindi…
I Comuni invece, è già stato deciso, andranno a votare in ritardo, causa Covid pregresso, nella primavera del 2026. Per noi il problema non è quando andare a votare – chiosa LIVI – ma riuscire a portare avanti tutto il lavoro sin qui fatto e messo sul campo. Non mi pare ci sia bisogno di aggiungere altro”.
Come dire. Il 2026? Bella cosa, l’idea non ci dispiace; come non averci pensato prima…