𝗜 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶 𝗹𝗲𝗴𝗮𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗮𝗰𝗰𝘂𝘀𝗮, 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗰𝗶𝘃𝗶𝗹𝗲 𝗲 𝗱𝗶𝗳𝗲𝘀𝗮 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗼𝗿𝗱𝗶: 𝗹𝗮 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗮 𝗽𝗲𝘀𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗮 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗮 𝗺𝗮𝗻𝗶 𝗻𝘂𝗱𝗲 𝗲 𝗮 𝗰𝗮𝗹𝗰𝗶 𝗱𝗮𝘃𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗹𝗲 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶𝗲. 𝗟’𝗮𝗴𝗼𝗻𝗶𝗮 𝗽𝗼𝘁𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮 𝗳𝗶𝗻𝗼 𝗮 𝟭𝟬 𝗼𝗿𝗲, 𝗻𝗼𝗻𝗼𝘀𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮, 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝗲𝗻𝗮 𝗻𝗼𝘁𝘁𝗲, 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗰𝘂𝗴𝗶𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗧𝗮𝗿𝗶𝗸. 𝗘𝘀𝗰𝗹𝘂𝘀𝗮 𝗹𝗮 𝗺𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗶𝗽𝗼𝘁𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗮 𝗰𝗮𝗱𝘂𝘁𝗮 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗰𝗮𝗹𝗲
Avevano entrambi assunto cocaina prima del fatale litigio che ha portato a morte Ilaria MAIORANO.
La notizia, che non muta di molto lo scenario di disperazione e degrado materiale e morale di una vita non degna di vivere, è emersa nei giorni scorsi in Tribunale, nel corso dell’ultima udienza a carico del marocchino Tarik EL GHADDASSI, imputato di omicidio pluri aggravato.
A rivelarlo in aula il consulente della difesa Mariano CINGOLANI. Secondo il medico legale la morte di Ilaria è sopraggiunta, quell’11 ottobre 2022, per un concorso di più fattori tra cui, appunto, la presenza riscontrate nell’urina, sia di Tarik che di Ilaria, di tracce di cocaina.
Una quantità definita “piccolissima” ma comunque sufficiente, secondo il consulente dell’imputato, a contribuire nel far precipitare i drammatici eventi di quella notte.
Sia il dottor CINGOLANI che i periti indicati dalla Procura – i medici legali Mauro PESARESI e Francesco BUSARDO’ – concordano che ad uccidere la povera donna sia stato un concorso tra choc emorragico, trauma cranico e soffocamento per il sangue giunto nelle vie aeree.
Il solo CINGOLANI è invece persuaso del ruolo mortale assunto dalla droga. La cocaina potrebbe aver pesato in maniera importante nel far precipitare gli eventi per via dei noti effetti psico stimolanti, nonché a carico sull’attività cardio-circolatoria.
Di certo Ilaria, ormai sembrerebbero non esserci più dubbi: entrambi sotto effetto, l’osimana è morta per i colpi bestiali e ripetuti, calci e pugni, inferti mentre si trovava in casa, con le figlie presenti.
Escluso dai periti l’utilizzo di corpi contundenti. Tarik, insomma, ha agito solo con la forza delle proprie mani e calciando violentemente la moglie una volta a terra.
Su un ulteriore macabro particolare i periti concordano: l’agonia di Ilaria non è stata breve ma certificabile in ore. Anche fino a 10 lunghissime ore!
Insomma quando Mohamed CHAFI, cugino di Tarik, quella notte – alle 3.32 – ritornò nella casa dell’orrore chiamato da Tarik, la vittima era probabilmente ancora viva. Ma nessuno lanciò l’allarme fino all’alba quando il dramma, ormai compiuto, svenne scoperto da un’altra familiare.
Al centro dell’udienza, il corpo mostrato nelle foto dell’autopsia: immagini forte che Tarik, marito ed imputato, ha chiesto di non vedere… in quanto mostranti lo strazio di lividi e lesioni sul capo, al volto, sugli avanbracci, al torace e alle gambe.
Immagini che invece la mamma e il fratello di Ilaria, presenti in aula come sempre, hanno accettato di vedere.
“Oggi è stata una giornata dura psicologicamente – hanno commentato i familiari a fine udienza – nel vedere e rivedere tutte quelle immagini. Noi chiediamo giustizia per Ilaria… e poi non vediamo l’ora di rivedere le bambine di cui non abbiamo notizie da un anno e mezzo”.
Esclusa, infine, l’ipotesi che a causare tutto questo possa aver giocato la caduta accidentale dalle scale, sempre sostenuta da Tarik, fin dall’arresto.
Un no categorico da parte dei consulenti di accusa e parte civile; più cauto il dottor CINGOLANI per il quale l’accidentale perdita di equilibrio potrebbe anche essersi verificata ma comunque in conseguenza delle tante lesioni subite.
Prossima udienza martedì 26 marzo.