𝐆𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐑𝐢𝐜𝐨𝐫𝐝𝐨: 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐫𝐞𝐠𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚 𝐳𝐢𝐠𝐳𝐚𝐠𝐚𝐫𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝐭𝐫𝐚𝐟𝐟𝐢𝐜𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥’𝐚𝐬𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐚𝐭𝐭𝐮𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐏𝐨𝐥𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐥𝐨𝐜𝐚𝐥𝐞. 𝐍𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐥𝐨: 𝐢𝐦𝐩𝐞𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐚𝐥 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐥𝐚 𝐫𝐞𝐬𝐭𝐚𝐮𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐌𝐨𝐧𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨, 𝐮𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐢𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐭𝐞𝐦𝐚, 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐨𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐜𝐮𝐥𝐭𝐨𝐫𝐞. 𝐐𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨 𝐚𝐯𝐯𝐢𝐬𝐢̀ 𝐢𝐥 𝐒𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐯𝐞𝐫 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚’
«Sono qui per rendere onore a tutte le vittime innocenti dei conflitti etnici e ideologici. Per restituire dignità e rispetto alle sofferenze, anche di tanti nostri concittadini.
Sofferenze acuite dall’indifferenza dell’Italia, avvertita dai 350.000 connazionali scampati alle foibe perpetrate da Tito; istriani e dalmati costretti all’esodo, alla fuga dalle loro case. Un popolo che non trovò solidarietà e adeguato rispetto neanche una volta in madre patria”.
Così il Presidente del Consiglio regionale Dino LATINI ha commentato – a margine della deposizione di una corona di alloro ai piedi dell’unico monumento in Italia che le ricorda la fuga di intere popolazioni dalla furia post bellica comunista – la 19° Giornata del Ricordo, istituita nel 2004 con legge 92.
Ufficializzato dal Gonfalone della Regione, LATINI si è fatto largo tra le auto della rotatoria, ai cui margini il monumento di Ubaldo PIERPAOLI si trova fin dal novembre 1999 (voluto proprio dalla nascente amministrazione Civica, anticipatrice di anni della 92) ed ha commemorato l’anniversario restando brevemente in silenzio dinanzi al simbolo delle barbarie partigiane slave.
La furia dei Titini si abbattè su tutti gli italiani, in modo indiscriminato ma programmato: sui rappresentanti delle Istituzioni e sui militari, sui civili inermi e sui sacerdoti, sugli intellettuali e sulle donne; pagarono con la vita persino partigiani ed esponenti antifascisti colpevoli di non assecondare le mire espansionistiche di Tito e non si sottomettevano al nascente regime comunista.
Le violenze anti italiane non furono, quindi, episodi – di per se inammissibili – di vendetta sommaria. Rispondevano piuttosto ad un riuscito piano preordinato di pulizia etnica, di espulsione della presenza italiana.
Se la legge 92, firmata da Ciampi, ha molto contribuito affinchè un orrore dimenticato tornasse, gradualmente, nella memoria storica del Paese, il nostro Sindaco PUGNALONI, anche quest’anno e per la nona Giornata del Ricordo consecutiva, ha clamorosamente dimenticato l’appuntamento disertando l’apposizione di un solo fiore in piazzale Trento e Trieste; non solo il Sindaco, se è per questo, ma anche nessun amministratore o componente della maggioranza a guida Pd si è fatto vivo dinanzi il monumento, aperto sul mare dell’altra sponda e idealmente su Trieste.
Neanche una banale pattuglia di Polizia locale per regolare il traffico nei rapidi minuti occorrenti a LATINI per testimoniare la partecipazione al lutto e al dolore di una città, Osimo, tragicamente legata alla vicenda istriano-dalmata non solo per la presenza del sacello ma anche per aver ospitato, nel 1975, l’altrettanto tragico trattato di pace, alla storia come Trattato di Osimo.
Oggi quel semplice arco di acciaio, sostenuto da due fittoni di marmo, che si apre alla vista del mare Adriatico annullando in una gabbia di ferro un proiettile simbolo della guerra, avrebbe bisogno di un intervento di restaurazione.
Anche oggi, dopo quasi un quarto di secolo, la famiglia PIERPAOLI è tornata a spendersi per far fronte, anche privatamente, agli interventi necessari di ripristino; interventi allo stato sempre stoppati dall’Amministrazione PUGNALONI a cui, giuridicamente, il bene appartiene.
Sempre stoppati senza nulla, oltre al silenzio, proporre di meglio.
E dire che proprio oggi il Presidente della Repubblica Sergio MATTARELLA, nel celebrare il Ricordo, ha avuto parole chiare ed inequivocabili e definitive per tutti: “Nessuno deve avere paura della verità. La verità rende liberi”.
Qualcuno informi PUGNALONI in vista della prossima Giornata del Ricordo 2024, ultimo tentativo a disposizione.