𝗟’𝗶𝗺𝗽𝗶𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 (𝗱𝗮𝗶 𝗿𝗶𝗳𝗶𝘂𝘁𝗶 𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝗶𝗰𝗶 𝗮 𝗯𝗶𝗼 𝗺𝗲𝘁𝗮𝗻𝗼, 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗼𝘀𝘁 𝗲 𝗳𝗲𝗿𝘁𝗶𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝗻𝘁𝗲) 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝘁𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝗰𝗲𝗻𝗱𝗼 𝘂𝘁𝗶𝗹𝗶 𝗺𝗮 𝗯𝗿𝘂𝗰𝗶𝗮 𝗿𝗶𝘀𝗼𝗿𝘀𝗲 𝗮𝗱 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗶 (𝘃𝗲𝗱𝗶 𝗮𝗰𝗾𝘂𝗮) 𝗽𝗿𝗼𝘀𝗰𝗶𝘂𝗴𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗶𝘃𝗶𝗱𝗲𝗻𝗱𝗶 𝗔𝘀𝘁𝗲𝗮 (𝟰𝟱𝟬.𝟬𝟬𝟬 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝘀𝗽𝗮𝗿𝗶𝘁𝗶 𝗮 𝘀𝗼𝗿𝗽𝗿𝗲𝘀𝗮). 𝗟𝗮 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮 𝗹’𝗮𝗹𝗹𝘂𝘃𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟮𝟮 𝗲 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮𝘁𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗺𝗮𝗶 𝗲𝗻𝘁𝗿𝗮𝘁𝗮 𝗮 𝗿𝗲𝗴𝗶𝗺𝗲 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗮𝗽𝗽𝗲𝗻𝗮 𝘂𝗻 𝟮𝟬% 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗾𝘂𝗼𝘁𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗱𝗮𝗹 𝗽𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗶𝗻𝗱𝘂𝘀𝘁𝗿𝗶𝗮𝗹𝗲. 𝗜𝗹 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗮 𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝘀𝗶 𝟯𝟬 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘃𝗲𝘀𝘁𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, 𝗱𝗶 𝗰𝘂𝗶 𝟮𝟮 𝗮 𝗰𝗮𝗿𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗶 𝗢𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗔𝘀𝘁𝗲𝗮
Missione super segreta, domani, in quel di Casine di Ostra per la Giunta PIRANI.
Se il blitz in terra senigalliese sarebbe dovuto restare segreto (i tre ex Assessori Latiniani, BORDONI, STRAPPATO e SABBATINI sono risultati ligi alla consegna del silenzio espressa da PIRANI)… addirittura imperativo era stato l’ordine di non far parola con nessuno, neanche con mogli, amanti e compagni, circa la natura della trasferta: valutare, ispezionando de visu, la possibile alienazione dell’impianto di trasformazione dei rifiuti in metano, denominato En Ergon, costato circa 30 milioni di cui la gran parte, circa 22, coperti in quota parte da Astea, non troppi anni fa!
Due segreti di Pulcinella rimasti tali giusto il tempo di sottolineare la preoccupazione del Sindaco sul futuro di un impianto nato male (alluvionato nel 2022 con danni sensibili e ritardo di avvio produzione avvenuta a rilento solo nel 2023) e ancora oggi con fatturato in rosso da ripianare a piè di lista, costati quest’anno ad Astea, ad esempio, l’intero mancato dividendo del bonus idrico: pari per il solo Comune di Osimo a circa 450.000 euro, volatilizzatisi in un vortice di operazioni a perdere.
32.000 le tonnellate di rifiuti organici previste una volta a regime, da cui si sarebbero dovuti ricavare 3 milioni di metri cubi di bio metano, 7.000 tonnellate di compost e 2.000 tonnellate di fertilizzante.
Un impianto, finalizzato alla trasformazione dei rifiuti in energia – dai rifiuti organici alla produzione di bio metano – che però, ad oggi, non risulta ancora decollato, parrebbe, per mancanza di sufficienti rifiuti organici allocati da trattare (sembra incredibile), ad oggi stimati in appena il 20% circa delle attese e della capacità industriale dell’impianto.
Da qui l’idea, assolutamente contro corrente rispetto al via all’operazione, conferita da PUGNALONI, di ragionare su un clamoroso passo indietro pubblico e il via politico ad una valutazione – costi/benefici – di rientro del capitale investito.
Tutto questo, però, ad iniziare dalla trasferta della Giunta, sarebbe dovuto restare nell’ombra, proprio per non allarmare prima del tempo i soci privati (Comune di Recanati su tutti) ed anche per mettere alla prova della riservatezza, una prima volta, i sette componenti di una Giunta evidentemente ciarliera; specie quando non dovrebbe.