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𝗜 𝗱𝘂𝗲, 𝗲𝗻𝘁𝗿𝗮𝗺𝗯𝗶 𝗱𝗶 𝗙𝗶𝗹𝗼𝘁𝘁𝗿𝗮𝗻𝗼, 𝟯𝟵 𝗲 𝟲𝟳 𝗮𝗻𝗻𝗶, 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝗻𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝗴𝗶𝘂𝗱𝗶𝗰𝗲 𝗭𝗮𝗺𝗽𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗿𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗼 𝘂𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲. 𝗣𝗿𝗲𝘁𝗲𝗻𝗱𝗲𝘃𝗮𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗻𝘁𝗲𝗽𝗼𝗿𝘀𝗶 𝗮𝗶 𝗖𝗮𝗿𝗮𝗯𝗶𝗻𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗻𝗲𝗹 𝗳𝗮𝗿 𝗹𝘂𝗰𝗲 𝘀𝘂 𝘂𝗻 𝗶𝗻𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮𝗹 𝗰𝗶𝗰𝗹𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗼 “𝗔da𝗹𝗯𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗚𝗮𝗯𝗿𝗶𝗲𝗹𝗹𝗼𝗻𝗶”. “𝗔𝗱𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗶𝗹 𝗖𝗼𝗹𝗼𝗻𝗻𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗖𝗶𝗰𝗰𝗮𝗿𝗲𝗹𝗹𝗶 – 𝘂𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗶𝗻𝘁𝗶𝗺𝗶𝗱𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 – 𝗲 𝘃𝗶 𝗳𝗮𝗿𝗮̀ 𝘃𝗲𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗹𝘂𝗶…”

Tutta colpa di un pessimo servizio d’ordine e di quel quid incomprensibile, tipico degli umani, sempre pronto a scattare, fare danni e aggravare la situazione. Anche quando tutto sembrerebbe sotto controllo e di routine.

In particolare galeotto fu il memorial ciclistico “Adalberto GABRIELLONI” (corso il 16 giugno 2019) in complicità con un servizio d’ordine pessimo che, al quadrivio di Padiglione (uno dei punti più critici del percorso), ha denunciato carenze tali da favorire un incidente stradale.

L’uno contro l’altro finirono una Bmw condotta da un anziano 72enne di Filottrano e una moto che faceva parte del servizio di scorta tecnica alla gara.

Una immagine di archivio del memorial Adalberto GABRIELLONI che nel 2019 ha provocato, al quadrivio di Padiglione, il fuori programma della collisione auto privata con moto organizzazione.

Dalla la delicatezza del luogo – un circuito tra Padiglione, Campocavallo e Passatempo – dello scontro e l’intensità dell’impatto, fu necessario far intervenire i Carabinieri; militari che trovarono il centauro ferito e l’anziano sanguinante. Anzi, anche vistosamente arrabbiato, per sostenere di aver dovuto subire dal centauro, oltre allo scontro, anche un improvviso e mai chiarito pugno al naso!

Così, mentre la pattuglia stava effettuando il sopralluogo, ecco arrivare a Padiglione un tale, particolarmente agitato, identificato più tardi in Luca FRANCIONI, 39 anni, filottranese; nipote dell’anziano in Bmw.

L’uomo non voleva sentir ragioni e sosteneva l’urgenza di avvicinarsi allo zio, al punto da intralciare il lavoro dei militari operanti, fino all’inevitabile scontro verbale.

In particolare Luca FRANCIONI avrebbe voluto confrontarsi col motociclista, reo di aver colpito lo zio col misterioso pugno di cui si aleggiava, ad incidente avvenuto.

Tutto inutile per lo sbarramento fisico dei militari, non gradito al giovane oltre Musone.

“Ora chiamo il Colonnello CICCARELLI e vi fa vedere lui come ci si comporta…” – ha urlato il giovane ai Carabinieri che gli chiedevano da un pò di esibire i documenti, di calmarsi e di soppesare le parole.

Come non detto. Anche perché non era ancora destino che potesse finire così.

Altri cinque minuti di confusione e sul posto, con identico fare minaccioso, piomba anche Stefano FRANCIONI, 67 anni, padre di Luca e fratello dell’automobilista incidentato nello scontro con la moto.

In effetti papà Stefano ha impiegato meno di un attimo a gettarsi nella mischia delle parole, prendendo le difese del ragazzo e in particolare reclamando indietro la patente del figlio utilizzata per l’identificazione.

Sempre più difficile anche il mestiere di Carabiniere…

“Ho filmato tutto – ha esclamato ad un certo punto il capo famiglia cercando di intimidire la pattuglia – e vi denuncerò per abuso di potere”.

E tanto per aggravare la situazione, ecco la chicca finale. “Quando sarete senza divisa… vi verremo a cercare”.

E’ finita con i Carabinieri a cercare Stefano FRANCIONI, identificarlo e denunciarlo, al pari del figlio, per interruzione di pubblico servizio (ovvero il rilevamento dell’incidente) e resistenza a pubblici ufficiali.

I due, a quattro anni e mezzo dall’episodio, sono comparsi ieri mattina, in Tribunale, avanti al giudice Luca ZAMPETTI.

Assistiti dall’avvocato Giuseppe ROMITI, padre e figlio hanno subito lo stesso iter giudiziale: assolti dall’accusa di aver interrotto il pubblico servizio della pattuglia verbalizzante (insufficienza di prove) ma condannati a quattro mesi ciascuno per la resistenza procurata al lavoro dei pubblici ufficiali.

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