𝗔𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗴𝗶𝗼𝘃𝗲𝗱𝗶̀, 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗾𝘂𝗲 𝘃𝗼𝗿𝗿𝗮̀ 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗧𝗮𝗿 𝘀𝘂𝗴𝗹𝗶 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗥𝗲𝗴𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗰𝗿𝗲𝘁𝗼 𝟭𝟵𝟭𝟱 (𝘀𝗼𝘀𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗼 𝗻𝗼?) 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝘂𝘁𝗲𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲𝗿𝗼 𝗶 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮 (𝟵 𝗼 𝟭𝟮 𝗖𝗼𝗻𝘀𝗶𝗴𝗹𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮) 𝗲 𝗶𝗹 𝗖𝗼𝗻𝘀𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼 𝘃𝗲𝗿𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗮𝗯𝗼𝗿𝘁𝗶𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗰𝗮𝘀𝗼
SIMONCINI senza pace, dopo il Covid e le complicanze del 2020 (che allettarono in ospedale l’allora Consigliere di Su la Testa, lasciando la città in apprensione per molti mesi) per il Presidente del Consiglio comunale anche la sotto variante Xec,
Per la serie “non facciamoci mancare nulla”, il Presidente (dissidente per questioni di denaro dalla linea del co-fondatore civico LATINI circa la scelta politica di salire sull’Aventino) risulta da qualche giorno alle prese con gli esiti del Covid versione 24: dolori muscolari, stanchezza, febbre.
Tanto da non poter assicurare la presenza all’inutile convocazione di sabato 12 ottobre di un Consiglio comunale, a 9 o a 12 componenti (come giovedì deciderà il Tar riunito in forma collegiale sulla sospensiva) comunque invalido.
Tanto vale restarsene a letto, curarsi bene e rimettersi in sesto per le prossime, seppur ugualmente inutili, convocazioni in sala Gialla che separano l’Amministrazione PIRANI da qui al tracollo del Bilancio 2025, non approvato, tra Natale e Pasqua, termine di legge ultimo.
Ma torniamo alla Xec, il nuovo Covid 24, segnalato in rapida diffusione in tutta Europa, Italia compresa. Fissato in laboratorio per la prima volta a giugno, a Berlino, la sotto variante del coronavirus (un ibrido tra altre due “colleghe” targate Omicron) secondo gli scienziati si sta diffondendo sempre più rapidamente a causa, in particolare, della sua alta trasmissibilità.
Un esempio di quanto sta avvenendo è il dato del Veneto dove a fine settembre i contagi da Xec sono cresciuti, non di poco, proprio a causa del nuovo Covid.
I sintomi di questa nuova sotto variante sono simili a quelli che conosciamo già bene: febbre, dolori muscolari, stanchezza, tosse e/o mal di gola.
Non sembra, per fortuna, che Xec porti – di per se – ad una malattia grave, fermo restando la ormai nota pericolosità del virus se inoculato nelle fasce più deboli come anziani e persone già debilitate. Preoccupa invece la rapida trasmissione dello Xec, attualmente diffuso specie negli Stati Uniti.
Una sola, la solita, l’arma a disposizione che gli esperti ricordano come utile a prevenire quantomeno gli effetti, anche nelle forme più gravi: il vaccino.