𝐋𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐯𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐜𝐫𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐡𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐢𝐫𝐞 𝐥’𝐞𝐩𝐢𝐬𝐨𝐝𝐢𝐨 𝐞 𝐝𝐚𝐫𝐠𝐥𝐢 𝐮𝐧 𝐬𝐞𝐧𝐬𝐨 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐬𝐭𝐚𝐧𝐝𝐨𝐥𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐛𝐮𝐫𝐥𝐚 𝐢𝐫𝐫𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐢𝐞𝐫𝐢. 𝐔𝐧 𝐩𝐫𝐨𝐜𝐮𝐫𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚𝐫𝐦𝐞 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐬𝐮 𝐜𝐮𝐢 𝐥𝐚 𝐏𝐫𝐨𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐀𝐧𝐜𝐨𝐧𝐚 𝐟𝐚rà 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐚𝐝 𝐚𝐧𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐟𝐨𝐧𝐝𝐨
Unica differenza le date: 31 gennaio 2010 (quella vera), 9 luglio 2023 quella farlocca! Tra le due oltre 13 anni di differenza, quasi 5.000 giorni da quella tragedia che sembrerebbe essere stata scelta di proposito – ma perché – per riportarla di attualità.
Non avendolo trattato direttamente, riproponiamo alla lettura un articolo su quella vicenda pubblicato, in chiave nazionale, da “La Repubblica” del 1° febbraio 2010.
“Tragedia in una piccola frazione di Osimo, San Sabino, in provincia di Ancona.
Una donna si è suicidata, tenendo con sé il figlio di 4 anni e mezzo. Per farlo ha scelto un modo atroce: ha cosparso se stessa e il bambino con della benzina, all’interno della loro abitazione; poi ha acceso il rogo.
Le fiamme, sprigionatesi in una stanza chiusa, hanno provocato una piccola esplosione, tant’è che in un primo momento si era pensato a una fuga di gas.
Aida HABACHI aveva 33 anni, era di origine tunisina, sposata e separata da un italiano. E sembra che all’origine del gesto ci sia proprio l’incapacità della donna di superare la separazione. Era depressa per il matrimonio fallito, sola in un Paese straniero, con un bambino piccolo.
Teatro della tragedia, una tranquilla villetta a schiera a San Sabino di Osimo, località non distante dal centro città, immersa nella campagna. Poco prima delle 18 Aida HABACHI aveva telefonato ad un amico di Ancona, annunciando l’intenzione di farla finita.
L’uomo ha immediatamente chiamato il 112, ma quando i Carabinieri di Osimo sono arrivati sul posto era già troppo tardi. Mamma e figlio erano morti entrambi nella fiammata.
Dalle testimonianze dei vicini emerge il ritratto di una donna sola: Aida era separata da un paio d’anni dal marito, ora residente a Castelfidardo, titolare di un’impresa di elettronica insieme al suocero della poveretta.
Una separazione turbolenta: la fine del rapporto coniugale era stata anche scandita da una serie di querele e contro querele per ingiurie tra i coniugi. Al momento non si sa se, a distanza di tempo, i rapporti tra i due coniugi si fossero in qualche modo normalizzati.
Aida comunque era rimasta ad abitare nella casa di famiglia, con il piccolo Alessio. Senza lavoro e probabilmente senza amicizie o rapporti familiari diversi, che non fossero legati all’ex marito, la donna è così sprofondata nella depressione.
Per mettere in atto il suo tragico proposito aveva pianificato tutto: nella stanza da letto i Carabinieri e i Vigili del Fuoco hanno trovato una tanica di benzina, evidentemente preparata da tempo.
La porta e le finestre erano state sigillate. Poi il fuoco. Le fiamme hanno devastato solo la camera da letto e lasciato quasi intatto il resto dell’appartamento e dell’immobile, rimasto perfettamente agibile.
Per Aida e il piccolo Alessio, abbracciati insieme, più nulla da fare”.
Questo il racconto che qualcuno ha dunque voluto riportare in vita burlandosi della memoria delle vittime, del dolore dei familiari e burlandosi di un’intera città che, senza il vostro cronista, non capirebbe cosa e perché sia accaduta una vicenda senza precedenti, grave per la facilità con cui si è presa gioco di Istituzioni (Carabinieri, Vigili del fuoco, macchina dei soccorsi) che per ore sono stante prese in giro e derise.
Una vicenda, quantomeno di procurato allarme, che merita di essere approfondita dalla Procura di Ancona per far luce, con foto, nome e cognome, sull’autore di una beffa ignobile.