𝗜𝗻 𝗰𝗮𝗺𝗲𝗿𝗮 𝗰𝗮𝗿𝗶𝘁𝗮𝘁𝗶𝘀, 𝗱𝗶 𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝗰𝗮𝗹𝘇𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗔𝗻𝗱𝗿𝗲𝗼𝗻𝗶 (𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗻𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮𝗿𝗶𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗮𝗹𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲) 𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗼𝗰𝗰𝘂𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗿𝗲𝘀𝗰𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝘂𝗹𝘁𝗶𝗺𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘀𝘁𝗶 𝗣𝗱 𝗰𝗵𝗲 𝘃𝗼𝗿𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲𝗿𝗼 𝘃𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿 𝗰𝗮𝗿𝗮 𝗹𝗮 𝗽𝗲𝗹𝗹𝗲, 𝗶𝗹 𝗦𝗶𝗻𝗱𝗮𝗰𝗼 𝗴𝘂𝗮𝗿𝗱𝗮 𝗴𝗶𝗮̀ 𝗮𝗹 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝗘𝗹𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶, 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗽𝗼𝘁𝗿𝗮̀ 𝘁𝗼𝗿𝗻𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝘀𝘁𝗮. 𝗡𝗲𝗹 𝗳𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼, 𝗽𝗲𝗿𝗼̀, 𝘂𝗿𝗴𝗲 𝗮𝗳𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗚𝗶𝗻𝗻𝗲𝘁𝘁𝗶, 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗮 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝘃𝗼𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗲 𝗳𝗮𝗿 𝘃𝗼𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗟𝗮𝘁𝗶𝗻𝗶…
“Votare Achille GINNETTI Sindaco e magari ritrovarselo al ballottaggio, eletto a capo dei partiti e dei movimenti di Centro-Sinistra? Non contate su di me. Voterò e farò votare convintamente Dino LATINI”.
Ripetiamo per i più distratti: “Se l’alternativa alla vittoria a mani basse di Dino LATINI deve segnare anche la consegna incondizionata al nemico di Marina e Aviazione (col nemico individuato chiaramente nella coalizione civica di Achille GINNETTI, NdR.) tanto vale arrendersi subito e votare Dino LATINI”.
Tris per i duri di orecchio: “Affidare presente e futuro a GINNETTI equivarrebbe a sottoscrivere per il Pd una traversata nel deserto senza viveri e senza acqua. Non solo saremmo condannati a perdere a giugno… ma se per caso si dovesse, non so come, andare al ballottaggio e provare a vincere… sarebbe persino peggio! Molto meglio tenersi LATINI e ricostruire il mio ritorno in scena…”.
Tutto chiaro, ora? Anche troppo.
Parola e musica di Simone PUGNALONE per gli esterrefatti padiglioni auricolari di Paola ANDREONI e degli ultimissimi iscritti Pd ancora disponibili a far qualcosa (ma cosa?) pur di parare gli effetti più deleteri in super arrivo con la grande sconfitta.
L’avvicinarsi a grandi passi, anche in casa Dem, dell’appuntamento del 9 giugno (oggi distante 190 giorni), pare infatti riassumere sempre più, ad ogni ora che passa, il fervore tipico dei rivoluzionari francesi, tutti intenti a preparare l’allestimento in piazza dei festeggiamenti a base di ghigliottina e simpatici attrezzi di contorno.
Insomma come Re Luigi XVI, anche Simone II gliela avrebbe data abbondantemente su accettando la sconfitta come verdetto inevitabile della Storia; non tanto e non come per aver sgovernato Osimo per 10 lunghi anni ma per mancanza assoluta di Delfini in circolazione in grado di raccoglierne una impossibile eredità.
Paola ANDREONI? Bruciata sul fallimento contro SIMONCINI nel 2009, ovvero contro l’unico candidato, battibile ma non battuto, mai presentato dalle antiche Liste civiche che furono.
Riproporre Mauro PELLEGRINI? Troppo fresca e grave l’umiliazione elettorale patita, a cui l’eterna promessa Pd è stato volutamente esposto (Regionali 2020) al fine di bruciare un possibile scomodo successore.
Michela GLORIO? Michela chi? GLORIO! Ma quale Michela… ho capito, lasciamo stare.
Chi altro c’è rimasto da bruciare? Fabio MARCHETTI? Chi, quello che regala soldi a pioggia a chiunque giustificandosi col dire che “tanto non sono mica miei…”.
O forse meglio l’amico Antonio OSIMANI, peraltro già bruciato nel 2009 a guida dell’Udc e oggi forte del solo voto extra del sottoscritto (peraltro accordato in quanto fervente tifoso del Bologna?).
O anche la scelta potrebbe cadere sui 40enni in cerca di identità GALLINA FIORINI e/o CANAPA o aprendo le porte al Sindaco di Osimo Stazione CAMPANARI?
Ci sarebbero poi le amiche GATTO (gradita alle truppe di Antonio SCARPONI) e PAGLIARECCI, purtroppo entrambe largamente indisponibili al martirio e alla verginità.
Abbiamo persino provato a rivolgere l’interrogativo all’intelligenza artificiale di Google chiedendo a Bing di indicarci il nominativo del segretario provinciale Pd, se esistente.
Sconfortante la prima risposta: “Prego, una domanda di riserva per favore…”.
Più concreta la risposta alla domanda alternativa: “Google, indicami il nominativo di un “pezzo grosso” regionale del partito della SCHLEIN?”. La risposta si è fatta attendere ma alla fine è giunta: “Un “pezzo grosso” del Pd è rintracciabile ad Osimo e risponde al nome di Saura CASIGLIANI”.
Insomma si è abbondantemente compreso come il termine marasma, abbinato alla situazione, mai sia stato meglio utilizzato… addirittura in termini riduttivi della drammatica realtà politica osimana.
In questo contesto, tipico della vigilia del “tutti a casa” dell’8 settembre, Achille GINNETTI prova ad inventarsi nuovo Duca di Addis Abeba Pietro BADOGLIO, rianimare le spente truppe, unirle alle proprie e continuare la guerra contro lo spadroneggiare dell’antico nemico Dino LATINI, salvo rischiare di portare a casa nulla più di un armistizio in luogo dell’agognata pace separata.
Il finale sembrerebbe davvero già scritto, con gli Alleati (Centro Destra + LATINI) disponibili ad accettare solo rese incondizionate e lavorio di ghigliottine.
Se davvero GINNETTI vorrà assicurarsi il bonus dei circa 4.000 voti accreditati al Pd e cespugli vari e con questi sperare nello sgarbo di Sandro ANTONELLI e quindi nel ballottaggio… dovrà scendere personalmente e pesantemente in campo nell’arena altrui e sconfiggere sulla plaza de toros l’immarcescibile SIMONE II… voto per voto.
Un PUGNALONI più che mai disponibile a combattere all’ultimo sangue nell’ultimo contrapposto difensivo in Valtellina… e associarsi, semmai, ai vincitori latiniani… piuttosto che vedersi sottrarre dal nemico interno anche la speranza futura.
Perché – e in questo PUGNALONI ha ragione – il mondo e la politica non finiscono il 9 giugno 2024; GINNETTI, invece, forse si.