Pena convertita in 1.250 euro di ammenda. Via libera al processo civile. In rete oscurata la pagina di propria iniziativa
E quando il derby tra Canapa e Latini sembrava stancamente avviarsi verso uno scialbo 0-0, ecco la squadra ospite grazie ad un guizzo in area del proprio capitano, riuscire a piazzare la palla nel sette più lontano, la dove possono solo le ragnatele.
E’ toccato attendere un calcio dal limite, giunto all’89° e accordato dalla giacchetta nera come mai più punizione fu scritta, per osservare la palla calciata a foglia morta superare stancamente la barriera, fino a spodestare le antiche ragnatele, fedeli nel tempo ma impossibilitate a fare argine.
Pubblico in delirio per lo 0-1 in trasferta colto sul finale, quando ormai anche gli
ultras e i latiniani più sfegatati avevano abbandonato ogni speranza di successo pieno.
Con questi tre punti colti in extremis, approfittando anche delle debacle consecutive della “Rosea pugnaloniana” e delle incertezze tecnico-tattiche palesate dalla banda gialla a più stelle dinanzi ad avversari di livello, la band civica targata Su la Testa scavalla in solitudine a metà campionato aggiudicandosi l’ambito titolo di squadra campione di Inverno.
Venire a capo del calcio desueto, ma organizzato, stile anni ‘80, che contraddistingue da sempre il gioco sparagnino di mister Canapa, non è stato semplice per la capolista.
Impartito l’ordine all’intera squadra di restare sempre dietro la linea della palla, a limitare vieppiù le rare scorribande nella metà campo civica delle “istrici” canapiane, ha pensato un terreno di gioco infame, pesante come non mai, autentica barriera naturale alla solo idea di tentare fortuna in contropiede.
E’ servito un astuto tocco da campione per far pesare la differenza e far condannare il team dell’ex Presidente Buttari a 5 giorni di carcere (pena commutata in ammenda da 1.250 euro e al pagamento delle spese processuali calcolate approssimativamente in altri 1.000 euro.
Tutto sommato, essendo giunta in seguito a richiesta di patteggiamento (avanzata dall’avvocato d’ufficio Francesco Nucera di Ancona) è intervenuta una condanna molto soft che può soddisfare entrambi i contendenti, dal momento che l’ammenda – appena 1.250 euro – appare tra le più indolori possibili, lasciando campo aperto alla richiesta danni, in sede civile, ancora da quantificare da Latini.
Tutto, ricordiamo, ebbe inizio nel 2015, all’indomani della beffa elettorale del ballottaggio, deciso per appena 2 voti di scarto, quando Enrico Canapa iniziò a “sciacquarsi” la bocca sulle vicende politico-amministrative della nostra città utilizzando la propria pagina Facebook a mò di pulpito.
Prediche a metà tra lo scherzoso e l’irriverente, con ampi e sempre più frequenti debordi su vicende personali tramutatesi nel tempo in una sorta di divertente Canapa contro tutti.
A divertirsi di meno, inevitabile che accadesse, erano ovviamente gli obiettivi al centro dei giudizi fuori dai denti esternati, nero su bianco da Canapa per anni, con cadenza pressochè settimanale.
Ecco perchè se la prima condanna (o meglio accettazione del capo di imputazione) può lasciar sorridere diffamante e diffamato, resta tutto da capire cosa sarà di Canapa una volta giunti al pettine tutti gli altri nodi giudiziari in attesa.
Solo Latini, per restare in tema, vanta altre due richieste di rinvio a giudizio per gli stessi argomenti – diffamazione aggravata a mezzo Facebook – su cui ha agito la prima sentenza emessa lunedì pomeriggio dal Tribunale di Ancona.
Ragionevolmente, considerato la lunghezza nel tempo delle “filippiche” contro il potere amministrato (e dire che Canapa può vantare un curriculum da invidiare quale Assessore comunale e Presidente di lungo corso della principale casa di riposo cittadina) e gli obiettivi diversificati centrati dall’ardore letterario dell’ex Buttari, è pensabile che gli ulteriori appuntamenti penali in scadenza o pendenti al palazzaccio siano almeno in numero di tre-quattro o cinque.
Per la cronaca l’avvocato Latini, curato in aula dalla dottoressa Cristina Angeloni, ha preferito non commentare la sentenza dicendosi rammaricato di aver tentato, fino all’ultimo, di far ragionare Canapa; pronto a ritirare il provvedimento, previo atto di scuse pubbliche… atteso ben oltre l’extremis ma senza alcun esito.
Da parte sua Enrico Canapa, dando seguito a quanto anticipato nell’ultimo post, ha pensato bene di far coincidere la sentenza, patteggiata di condanna a 5 giorni di arresto, con la chiusura, momentanea o definitiva, della propria pagina Facebook.