25 APRILE, PAZZAGLINI SFRATTA L’ANPI
E CELEBRA LA FESTA DEGLI ALTRI ITALIANI!
Nella sua Visso coraggiosa presa di posizione del Senatore osimano. “La Liberazione non appartiene ad un solo colore politico”
Per la prima volta in Italia la Festa della Liberazione spaccata in due!
E’ accaduto a Visso con il Sindaco, nonchè Senatore di Osimo Giuliano Pazzaglini (Lega), candidato nel collegio il 4 marzo scorso, ad organizzare il discorso ufficiale davanti al Municipio e l’Anpi provinciale di Macerata costretta ad adattarsi a poche decine di metri di distanza, ai giardini pubblici!
In realtà l’Amministrazione comunale di Visso non aveva mai “autorizzato” e tantomeno comunicato la propria presenza al tradizionale appuntamento Anpi, visto che lo spazio, per la stessa data e ora, era già stato fatto proprio – per un’analoga celebrazione – da chi giocava in casa.
Una “incomprensione” istituzionale diventata ufficiale solo nel tardo pomeriggio di martedì 24 aprile quando la Prefettura maceratese ha confermato all’Anpi la non disponibilità dello spazio.
Per il Sindaco di Macerata Romano Carancini si è trattato di un fatto gravissimo “non avendo Pazzaglini, per i due mesi e mezzo precedenti, rifiutato di autorizzare e infine rappresentare la comunità di Visso ad una festa di tutti”.
Molto diversa l’opinione del Sindaco e Senatore per il quale non c’è polemica che tenga.
“Mi pare evidente come Visso non ce l’abbia con nessuno, figurarsi col 25 Aprile, dato che anche quest’anno abbiamo organizzato la cerimonia. Abbiamo cercato solamente di aggiungere un no significativo all’ipocrisia che vuole la festa di tutti gli Italiani mentre in realtà è presidiata da un solo colore politico”.
Questo il testo letto da Pazzaglini in onore del sacrificio della vita di troppi Italiani dimenticati.
“Siamo qui oggi per la celebrazione del 25 aprile, festa della Liberazione – ha attaccato il Senatore Giuliano Pazzaglini – in una veste insolita, nuova ma a mio avviso per certi versi tardiva… visto che si prefigge lo scopo non di celebrare il risultato ottenuto, non i vincitori, ma di commemorare le troppe vittime innocenti che anche la Liberazione ha causato.
Vittime civili delle ritorsioni e delle violenze, che hanno sofferto per la brutalità di tutti gli eserciti: quello di occupazione, quello di liberazione e quello irregolare della resistenza.
In questo momento solenne – ha incalzato Pazzaglini con parole nuove per questa ricorrenza, da sempre e solo Rossa – dichiaro la mia vicinanza alle comunità di quella gran parte del territorio nazionale che ha subito gli orrori della violenza su giovani, adulti e anziani di entrambi i sessi ad opera delle truppe marocchine a servizio dei francesi; e di tutti gli altri criminali, anche italiani, lasciati liberi di agire.
Decine di migliaia di persone che hanno subito violenze sessuali e fisiche.
Migliaia di morti a causa diretta delle violenze o deceduti successivamente come conseguenza indiretta delle stesse.
Famiglie distrutte, persone demolite nel corpo o nello spirito da carnefici che non riesco e non riuscirò mai a chiamare liberatori.
Vittime innocenti, spesso a seguito di processi sommari, uccise per interesse o semplicemente per presunta militanza. Sono anche queste persone che meritano di essere ricordate e la cui fine dovrebbe impegnare tutte le istituzioni a riconoscere gli errori del passato. Al fine di evitare che tali orrori possano essere commessi di nuovo.
Eppure nessun Tribunale, nazionale o internazionale, si è mai pronunciato al riguardo.
Nessun crimine di guerra è stato addebitato a chicchessia. Nessun accenno a tali vicende appare in nessun libro di Storia. Nessuna giustizia è mai stata fatta per queste vittime innocenti.
Lo scrittore Norman Lewis, all’epoca ufficiale britannico al seguito sul fronte di Montecassino, narrò gli eventi, le cosiddette “marocchinate”:
«Tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino, e Morolo sono state violentate… A Lenola il 21 maggio hanno stuprato 50 donne e siccome non ce n’erano abbastanza per tutti hanno violentato anche i bambini e i vecchi.
I marocchini di solito aggrediscono le donne in due: uno ha un rapporto normale mentre l’altro la sodomizza».
Riporto una testimonianza di un altro fatto documentato:
Un contadino di Cardito trova tale Lorenzo seminudo, ricoperto di sangue, abbandonato in un viottolo di campagna, non lontano dal campo dei marocchini. Lo porta in ospedale.
Il referto riporta: stato di choc, ferite lacero contuse sul viso, sulle gambe e sulla schiena, lacerazioni nella zona anale da penetrazioni multiple, lacerazioni delle corde vocali da penetrazione orale, i denti completamente rotti per evitare morsi difensivi.
Da quel giorno Lorenzo non disse più una parola!
Basta omertà, basta ipocrisia – ha gridato Pazzaglini. Oggi qui a Visso si vogliono ricordare Lorenzo e tutte le altre vittime innocenti. Non sarà un corona deposta in loro memoria a fare giustizia; ma provare a porre fine all’ingiustizia della loro soppressione, sia fisica che come memoria storica, è possibile. E questo, non a caso giornata di festa nazionale, è un primo, piccolo passo in quella direzione”.