Si è spento a 79 anni, a Lanciano, anche il papà del giovane ingegnere aeronautico rimasto in coma per quasi 24 anni, dal 6 novembre 1997 al 4 maggio 2021 e scomparso senza mai riprendere conoscenza. L’incidente stradale in una mattinata di pioggia, all’Aspio, in auto contro un autoarticolato
Ha assistito con amore infinito il figlio Mariano, 50 anni (in coma per 24 anni) fino al 4 maggio dello scorso anno, quando si è infranta l’ultima speranza di vedere i suoi occhi riaprirsi.
A quasi nove mesi da quell’immenso dolore è deceduto anche lui, Pietro SUPINO, papà di Mariano, per metà della propria vita ristretto a letto, in stato vegetativo, a seguito di un incidente d’auto avvenuto il 6 novembre 1997 all’Aspio, dove il giovane viveva per motivi di lavoro.
Pietro se n’è andato nei giorni scorsi, il 27 gennaio, all’ospedale di Lanciano, dove malato e stanco, era ricoverato nel reparto di Medicina generale. La notizia è però giunta ad Osimo in ritardo, come dimenticata.
Ex Presidente della cooperativa Azzurra (che gestiva per conto della Asl il servizio di assistenza domiciliare integrata) l’uomo è stato coordinatore infermieristico presso l’ospedale di Chieti.
Pietro SUPINO, scomparso a 79 anni dopo aver trascorso quasi un quarto di secolo (purtroppo un record nazionale, mix di dolore e speranza) ad assistere il figlio Mariano, insieme alla moglie Nicolina; il papà era in ufficio quando, nell’autunno del 1997, ricevette la telefonata dei Carabinieri.
Raccontava dell’incidente del figlio, all’epoca 26enne, giovane e promettente ingegnere aeronautico: stava andando a lavoro, alla Busco, quando in una mattinata di pioggia si schiantò contro un autoarticolato. Ricevuta la drammatica notizia, il papà Pietro insieme al fratello Vittorio, tra i più noti avvocati d’Abruzzo, alla moglie e all’altro figlio Amedeo, partirono alla volta di Osimo e dell’ospedale Torrette.
Iniziò da quel momento una nuova vita, un percorso tutto in salita ma sempre accanto al figlio.
Fondò una cooperativa sociale – la Azzurra – a disposizione di chi ha bisogno di cure e assistenza.
Nel 2015 scrisse una lettera al ministro della Sanità LORENZIN e al papà della giovane Eluana ENGLARO che lottò con ogni mezzo con l’obiettivo di staccare l’alimentazione forzata e lasciare morire la figlia, anche lei in stato vegetativo dopo un incidente.
“Le decisioni – si diceva convinto l’anziano genitore – dovrebbe assumerle solo chi vive quotidianamente la tragedia; e i familiari dovrebbero evitare di spettacolarizzare certi drammi e chiedere alle Istituzioni maggiore impegno, soprattutto a sostegno dei genitori”.