DELITTO PINCIAROLI ANCORA SENZA MOVENTE
INFLITTI 18 ANNI PER UN GESTO DI IMPETO
ANDREUCCI HA AGITO IN ECCESSO DI DIFESA?

DELITTO PINCIAROLI ANCORA SENZA MOVENTE INFLITTI 18 ANNI PER UN GESTO DI IMPETO ANDREUCCI HA AGITO IN ECCESSO DI DIFESA?

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DELITTO PINCIAROLI ANCORA SENZA MOVENTE
INFLITTI 18 ANNI PER UN GESTO DI IMPETO
ANDREUCCI TEMEVA LE MOSSE DEL VETERINARIO?

Attesa per le motivazioni del Gup Moscaroli; il fantino era preoccupato che l’uomo potesse raccontare o denunciare qualcosa?

Ad armare la mano di Valerio Andreucci contro il suo neo datore di lavoro potrebbe essere stato il timore che l’uomo potesse raccontare o si accingesse a denunciare qualcosa. Vicende legate all’utilizzo di droga da parte del fantino ascolano (di cui il veterinario Pinciaroli potrebbe essere venuto a conoscenza) o vicende più private che le indagini e il processo non hanno comunque in luce, se non come pura ipotesi.

Resta il dubbio di fondo, dunque, al quale dovrà rispondere la motivazione di condanna, a 18 anni, emessa ieri dal gup Paola Moscaroli nei confronti del 24enne ascolano; sentenza giunta al termine del giudizio abbreviato, richiesto dall’imputato per beneficiare dello sconto di un terzo della pena.

Il movente, grande assente da individuare tra indagini e processo, è così rimasto sullo sfondo anche alla lettura della sentenza: Andreucci ha ucciso Pinciaroli con 15 coltellate per evitarsi la restituzione di un debito di appena 3.000 euro, come sostiene il sostituto procuratore Andrea Pucilli; oppure quel 21 maggio, anzichè aggressore, Andreucci è stato egli stesso aggredito da Pinciaroli durante il tragitto e – come sostiene il collegio composto dagli avvocati Massimo e Beatrice Luzi di Ascoli Piceno, Vittoria Della Monica e Vittorio Palamenghi di Roma – costretto a reagire eccedendo nella legittima difesa?

Effettivamente due quadri molto lontani tra loro che solo a luglio, con la lettura dei motivi fatti propri dal giudice, potrà avere un quadro maggiormente definito.

 

A far pendere la bilancia verso l’ipotesi fatta propria dal team degli avvocati, del resto, è la stessa condanna inflitta che esclude la premeditazione del gesto (nonostante il coltello di cucina utilizzato) facendo propendere la vicenda per un gesto d’impeto, un delitto sopraggiunto al di la delle intenzioni.

“La nostra tesi – hanno spiegato gli avvocati difensori senza addentrarsi sul tipo di provocazione ricevuta – apre all’ipotesi di un eccesso di legittima difesa. Versione della provocazione sempre fornita dal nostro assistito che oltretutto si è trovato a fronteggiarla con la mente già provata dall’assunzione di sostanze stupefacenti la notte prima”.

Esclusa dunque l’aggravante del gesto premeditato che l’inchiesta dei Carabinieri aveva offerto come possibile chiave di lettura dell’omicidio, resta il perchè di fondo un gesto talmente efferato possa essersi consumato tra persone che in fondo si erano appena conosciute e probabilmente apprezzate tanto da ufficializzare un neonato rapporto di lavoro.

Occhiali da vista, capelli neri cortissimi e abbigliamento sportivo, Andreucci – scortato in aula dalla Polizia penitenziaria – ha incontrato in Tribunale sia la vedova del veterinario assassinato (per la moglie di Pinciaroli una provvisionale di 200.000 euro) che la propria madre.

Un abbraccio commosso di pochi istanti, appena dopo l’ascolto della lettura della sentenza a cui Andreucci ha assistito impassibile. Fine pena teorico: 2035 all’età di 41 anni.

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