Invece del ritorno in Romania con 100.000 euro in monetine… i tre rischiano 5 anni di carcere. Nuovo plauso ai militari osimani
Ormai è ufficiale: questi poveri tre cugini rumeni, specializzati nell’alleggerire parcometri rigonfi di monetine, sono davvero sfortunati (vedi qui altro arresto).
La loro sfortuna principale ha un doppio nome e si chiama Maggiore Raffaele CONFORTI e lugotenente Luciano ALMIENTO, investigatori affiatati da una vita e a capo della Compagnia Carabinieri di Osimo; gente con cui è meglio non avere nulla a che fare, specie se portatori di coscienza sporca.
Tutto questo non potevano saperlo i tre rumeni quando, lo scorso ottobre, inserirono anche i parcometri di Osimo tra i facili bottini cui far riferimento in carenza di denaro.
Mal incolse loro questa mancanza di informazioni! Da una semplice condanna, sulla carta, subita a Macerata a circa un anno e relativa al primo episodio (pena che grazie alla condizionale i tre avrebbero evitato senza fare neanche una notte in carcere), i rumeni si ritrovano ora in galera da ormai 5 mesi e con l’interessante prospettiva (dovendo subire due altri processi per fatti analoghi e di dover cumulare anche la sentenza condizionale) di restare dietro le sbarre per almeno 4 o 5 anni, ovvero fino all’ultimo giorno di pena.
Questo doppio risultato – ovvero non solo assicurare alle patrie galere malviventi patentati ma soprattutto agire, Codice alla mano, per far si che questi signori paghino effettivamente i reati di cui si sono resi responsabili – non si sarebbe potuto raggiungere in altri luoghi d’Italia diversi da Osimo.
Perchè? Perchè in troppi, tra i tutori dell’Ordine, si preoccupano effettivamente di svolgere bene ma non benissimo il proprio compito. Arrestato il responsabile di turno, nove volte su dieci si demanda la palla ad una Giustizia iper garantista che in genere non vede l’ora di sgombrare carceri sovraffollate e di rimettere in strada quasi chiunque, prima possibile.
Ad Osimo invece operano personaggi che, non amando vanificare il lavoro svolto, “curano” al meglio i propri clienti facendo in modo di farli restare ospiti dello Stato per tutto il tempo ritenuto equo dalla legge.
Per ottenere questo scopo occorre, chiaramente, impostare il modo di operare non tanto sull’arresto del presunto colpevole, operazioni indispensabile ma non sempre prioritaria, ma saper attendere il momento opportuno per agire, in modo di acciuffare la vera identità criminale del soggetto e non solo una piccola parte.
Prendiamo questi tre poveri Cristi rumeni che pure, tanto poveri, da quando avevano scelto l’Italia per le proprie imprese, non lo erano più avendo messo a segno 56 raid per un bottino complessivo di circa 100.000 euro, tutte in monetine – si sarebbe detto una volta – di piccolo conio.
I tre rumeni, giovani dai 25 ai 35 anni, pregustavano già, ascoltando sonnecchiando la prima sentenza di condanna, di tornare uccel di bosco (probabilmente nella natia Romania) quando i Carabinieri, prima ancora di far metter un solo piede fuori dal Tribunale maceratese, notificarono loro della necessità le rispettive presenze, in caserma, in quel di Osimo.
Tragitto che costò loro l’ufficializzazione di un secondo capo di accusa relativo ai fatti osimani e quindi la necessità di restare in via cautelativa in carcere la dove già si trovavano.
E ieri l’altro la beffa si è loro ripetuta, sempre sottoscritta dai Carabinieri osimani, allorquando a Montacuto i militari di Via Saffi si sono presentati alla vigilia della rimessa in libertà del terzetto, essendo esauriti i termini di custodia cautelare per i fatti osimani con il di cui processo ancora da celebrare.
I rumeni, senza fissa dimora in Italia, avrebbero certamente lasciato Osimo e l’Italia, rendendosi con ciò immuni alle conseguenze, quando, in extremis, i Carabinieri hanno esibito loro un nuovo mandato di cattura, stavolta aggravato dal possibile reato di associazione a delinquere per i furti aggravati e continuati commessi in mezza Italia ed esattamente nelle province di: Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, Pesaro, Rimini, Livorno, Forlì-Cesena, Teramo, Brescia, Genova, Verona, Firenze, Lucca e Ravenna città dove i Carabinieri di Osimo hanno raccolto l’identico “modus operandi” tipico della banda rumena: trapano professionale, auto e piede di porco e soprattutto tanto lavoro di intelligence per pedinare, confrontare e anticipare le mosse dei furfanti.
Risultato di mesi di tanto lavoro? Tre delinquenti su quattro (il quarto è sempre riuscito a tenersi fuori dalle indagini) sono state assicurati alla Giustizia con la prospettiva, nonostante l’andazzo super buonista italiano, di restare in carcere, al termine di due ulteriori processi da assommarsi alla condanna sospesa della prima vicenda, per prossimi 4 o 5 anni!