GOVERNO MINORITARIO DI CENTRO-DESTRA
INDICATO DA OSIMO OGGI IL MESE SCORSO

GOVERNO MINORITARIO DI CENTRO-DESTRA INDICATO DA OSIMO OGGI IL MESE SCORSO

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E come pronosticato fin dal 5 marzo, sotto con un governo di minoranza composto dalle sole forze di Centro-Destra appoggiate, di volta, di chi si riconoscerà nei provvedimenti di turno.

OSIMO OGGI si conferma, in fatto elettorale, vera macchina da guerra, azzeccando – dopo i sondaggi – anche con largo anticipando l’unico esito possibile delle elezioni.

Una medaglia che appuntiamo volentieri al petto, in attesa del prossimo e (penultimo) appuntamento che conta: quello per il Comune!

Ecco cosa scrivemmo il 3 aprile scorso.


Quando avremo il nuovo Governo? Tutto lascia pensare che trascorso un congruo periodo di decantazione, vale a dire l’intero mese di un aprile appena iniziato, non sarà impossibile tentare l’unica soluzione possibile, ovvero un Governo di minoranza capeggiato da Salvini (o chi per lui) in perfetto stile anni ‘60; pena il ricorso a nuove elezioni con la stessa legge.

La sicurezza senza appello di procedere ad una nuova campagna elettorale che, nelle stime, impoverirebbe in maniera drammatica ciò che resta del Partito Democratico e soprattutto la matematica certezza per i circa 670 (tra Onorevoli e Senatori di prima nomina) di dover rinunciare al seggio appena sudato… per ricominciare, con esiti tutti da vedere, una nuova campagna elettorale… dovrebbe alla fine portare al convincimento di 76 parlamentari responsabili, pescati tra le fila dei 5 Stelle e/o Partito Democratico, ad accettare la ragion di Stato e cedere alla nascita di un Governo capace di far finalmente partire la XVIII legislatura.

Abbiamo indicato 76 parlamentari non a caso, in quanto il loro voto di astensione e/o – a scelta – la mancata partecipazione al voto consentirebbe di abbassare il quorum e quindi consentire il via libera all’unico esecutivo possibile, quello di minoranza Centro-Destra, forte di 278 voti complessivi alla Camera e distante 38 dalla maggioranza assoluta (630:2 = 315+1 = 316).

38 voti di assenso ma – o anche – 76 più semplici e meno coinvolgenti politicamente voti in bianco o non voti con uscita strategica dall’Aula… ecco quanto serve a Salvini e soci per tornare alla guida dell’esecutivo Tricolore.

Accadrà o non accadrà a fine aprile? Noi propendiamo per il si in quanto, all’epoca, sarà ufficiale a tutti, parlamentari e cittadini, che l’alternativa sarebbe il voto-bis il 2 settembre. Con le conseguenze sopra enunciate.

Per giungere all’unico porto possibile queste le posizioni di partenza di tutti i partiti e movimenti.

I 5 Stelle capeggiano le forze in campo con 227 onorevoli su 630; la coalizione di Centro-Destra considerato il voto a favore di parte dei componenti il gruppo misto, rilancia  a quota 278; il Partito democratico si ferma al numero 111 mentre chiudono i Liberi ed uguali con 14 inutili voti. Totale: 630.

Il voto di astensione o la non partecipazione al voto di 76 onorevoli sui 352 non appartenenti al Centro-Destra farebbe, di contro, maturare il seguente dato:

Presenti 630: Centro-Destra 278, Cinque Stelle 178, Pd 84 e Leu 14. Astenuti 76. Maggioranza 278.

La Camera approva.

Per la storia non si tratterebbe di un inedito ma, dato che nulla si inventa, di un ritorno alle logiche care alla Prima Repubblica e attuate per ben sette Governi:

– il quarto Governo De Gasperi nel 1947, nato ai tempi della Assemblea costituente.

– il quarto Governo Fanfani, in carica tra il febbraio 1962 e il giugno 1963, composto da democristiani, socialdemocratici e repubblicani con l’astensione decisiva del partito socialista.

– il primo Governo Leone, da giugno a dicembre 1963. Maggioranza di soli democristiani, si resse con soli 255 voti alla Camera grazie alle astensioni strategiche di socialisti e socialdemocratici.

– il secondo Governo Leone, tra giugno e dicembre 1968. Idem al primo Leone. Monocolore Scudo Crociato con astensione di socialisti e repubblicani.

– il quinto Governo Moro, del 1976, nacque col solito monocolore Dc e stava in piedi grazie al sostegno esterno di socialisti, repubblicani e liberali.

– il terzo Governo Andreotti, sul finire del 1976, vide la solita Dc governare in solitudine grazie all’astensione dell’intero arco parlamentare, Partito comunista incluso. Terminò con il rapimento e l’uccisione di Moro e con la nascita di una grande coalizione di fatto che portò il PCI, esplicitamente in maggioranza.

– il primo Governo Cossiga (dal 1979 all’aprile 1980) registrò il primo tentativo di apertura al resto dei partiti spostando il baricentro a Destra; oltre alla Dc, al Pli e al Psdi in compagine ministeriale, il primo Cossiga si mantenne in piedi grazie all’astensione di repubblicani e socialisti.

Complessivamente i sei governi (De Gasperi escluso) restarono in carica giusto cinque anni per una media di 9/10 mesi ciascuno.


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