INCHIESTA ASTEA ENERGIA, PUCILLI PUNTA I PIANI ALTI
SEQUESTRATA LA DOCUMENTAZIONE DEL PASSAGGIO A SGR

INCHIESTA ASTEA ENERGIA, PUCILLI PUNTA I PIANI ALTI SEQUESTRATA LA DOCUMENTAZIONE DEL PASSAGGIO A SGR

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Oltre 21 milioni di euro e almeno una dozzina di interrogativi sul perchè dell’operazione


Punta ai piani alti l’inchiesta Astea Energia della Procura di Ancona. L’indagine coordinata dal dottor marco Pucilli e sollecitata dal mondo politico recanatese (sottoscritta dalla Lista civica “In Comune”) punta a far luce sull’ingente passaggio di quote – l’80% quasi l’intero pacchetto azionario – detenuto in maggioranza da Osimo fino a gennaio 2016.


La sede di Rimini di SGR

Il passaggio delle redini societarie – da cosa pubblica osimana ad azienda quasi del tutto privata romagnola – valse alle casse un dividendo di oltre 21 milioni di euro, esattamente 21.350.000, di cui 3 milioni e 840.230 in quota ad Osimo e il restante 5.859.770 suddiviso tra gli altri Comuni del circuito Astea  sul passaggio di quote azionarie da Astea Energia ai privati della società gas di Rimini (SGR).

La parte più consistente della vendita, circa il 55% del valore, pari a 11.650.00O euro, stando ai libri contabili sequestrati dalle Fiamme Gialle in gran silenzio, nella settimana tra il voto e il ballottaggio, dovrebbero ancora figurare in banca… anche se, come ha fatto rilevare la parte politica, non è possibile escludere neanche l’esatto contrario, ovvero disperso in mille rivoli gestionali, ciascun Comune secondo quota parte azionaria.

Anzi, a riavvolgere indietro proprio il nastro della campagna elettorale osimana, c’è chi giura e spergiura che il “bottino” da quasi 12 milioni di euro ricavato con la vendita, non sia più nella disponibilità pubblica, disperso, parcellizzato in mille e più iniziative e/sponsorizzazioni al limite di ogni ragionevole dubbio.

Proprio per scoprire la verità sull’intera operazione, rispondendo positivamente agli interrogativi di possibile maleaffare amministrativo sospettato dai recanatesi de “In Comune”, il dottor Pucilli sta lavorando da mesi sulla vicenda, agevolato dal massimo riserbo necessario in questi casi.

Il fatto nuovo, dunque, tende ad individuare, dentro Astea Energia, possibili passaggi a vuoto, mettere a fuoco circostanze, passare alla lente di ingrandimento clausole volte a blindare il corretto passaggio azionario.

L’occasione della verifica giudiziario-amministrativa dovrebbe essere utile, non ultimo, a comprendere la verità circa il famoso “bottino”: dilapidato (come sostengono i partiti all’opposizione della linea Pd) o invece quasi del tutto in cassa, a disposizione di futuri interventi?


Dall’alto, la sede di ASTEA in via Guazzatore

Va da se che l’inchiesta, prima di incrociare il bivio della possibile archiviazione o della richiesta di rinvio a giudizio per eventuali responsabili, troverà le risposte giuste ai tre principali interrogativi che dovrebbero “tormentare” l’uomo della strada:

A) come è giunta Astea a scegliere di vendere proprio a SGR le proprie quote saltando a piè pari ogni “lungaggine”, tipo bando, volto assicurarsi la migliore offerta di mercato?



B) come si è giunti a quantificare in 21.350.000 di euro il valore esatto di mercato corrispondente all’80% delle quote poste in vendita?

C) a quale interpretazione di legge si deve la convinzione, fatta propria dalla cessionaria Astea Energia, di dover soddisfare obbligatoriamente il dettato della legge cedendo parti significative dei propri “gioielli di famiglia”?

Dalla attendibilità delle risposte, ricavate dal puzzle investigativo, sapremo se l’affaire Astea verrà discusso in Tribunale con possibili colpevoli o se invece la storia investigativa perderà consistenza ad ogni approfondimento, fino a perdere la “i” di affaire ed archiviare il tutto come un affare privo di contro indicazioni legali.


 

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