LA FIGLIA STEFANIA? A FAR LA SPESA
TRE GIORNI PRIMA IL RITROVAMENTO!

LA FIGLIA STEFANIA? A FAR LA SPESA TRE GIORNI PRIMA IL RITROVAMENTO!

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LA FIGLIA STEFANIA? A FAR LA SPESA
TRE GIORNI PRIMA IL RITROVAMENTO!

La donna, notata e salutata da conoscenti all’interno del supermercato del quartiere

Colpo di scena nella macabra vicenda di Stefania Lasca e sua madre.

Stefania Lasca, 51 anni, figlia primogenita di Luigia Peruzzini, non avrebbe passato un intero mese, chiusa in casa, ad attendere l’impossibile risveglio della madre ma, almeno in una occasione, ha lasciato l’appartamento di via Recanati per raggiungere il supermercato del quartiere e acquistare quanto le necessitava per vivere!

La verità, che muta solo parzialmente la drammaticità dell’episodio, maturato in un contesto di sostanziale distacco dei familiari più stretti e disinteresse della pubbliche istituzioni, pone la vicenda sotto una luce di ragionamento quantomeno alternativo mettendo in prepotente evidenza il desiderio della poveretta di proseguire, per quanto possibile, la propria vita, tale e quale a come l’aveva sempre conosciuta.

Non dunque una incapacità oggettiva a riconoscere i segni indelebili della morte della propria mamma… quanto la necessità di difendere se stessa da un futuro ignoto, che incute paura, lontano dai desideri della donna.

Da qui, confermata dalla “confessione” fatta a caldo ai poliziotti – mamma morta? Chi penserà ora a Stefania? – la decisione inconscia di non riconoscere la morte della madre e illudersi di un risveglio alla vita, come sempre capitato.

Fedele a questa linea di pensiero che “niente di grave era accaduto”, Stefania ha così continuato la propria vita di tutti i giorni, probabilmente guardando la televisione, nutrendosi con quanto trovato in casa e andando a riposare nel letto condiviso da sempre con mamma Luigia.

Unica differenza, non era la mamma a segnare l’inizio e la fine della giornata con un bacio, una carezza, una parola buona, come da sempre Stefania era stata abituata a ricevere, ma toccava proprio alla figlia dare un bacio e augurare buona notte a Luigia, prima di spegnere la luce e addormentarsi anche lei… accanto a lei.

E l’indomani mattina una nuova lunga giornata di attesa per Stefania con il lento passare del tempo come anestetizzato nella mente, impossibilitato a risvegliare la coscienza cresciuta, come il fisico, in simbiosi con la guida dell’anziana madre.

Questo, però, non ha impedito a Stefania, dopo quasi un mese di scatolette e ormai in preda alla fame, di uscire di casa e raggiungere il supermercato più vicino per acquistare da mangiare.

Impossibile dire se Stefania sia uscita di casa in una sola occasione o se invece l’allontanamento dall’abitazione si sia verificato, senza testimoni, più volte nell’arco del mese.

Di certo nel pomeriggio di venerdì 4 maggio, tre giorni prima l’irruzione degli agenti di Polizia sollecitata dai vicini per i miasmi che fuoriuscivano dall’appartamento, Stefania Lasca è stata vista e salutata da vicini di casa e conoscenti; più persone che ricordano bene di aver incrociato la donna all’interno del supermercato e di averla salutata chiedendo le solite notizie di routine circa il “tutto bene” registrato in famiglia.

Ovviamente Stefania ha confermato, guardandosi bene dal rivelare l’inconsuetudine di quella mamma “addormentata” a letto da un sacco di tempo; insomma il modo di fare di Stefania è sembrato del tutto plausibile e non ha procurato alcun tipo di allarme.

Anche perchè, nonostante l’attaccamento forte verso la mamma, non era certamente straordinario trovare la donna in strada, da sola, anche in giro per Osimo.

La sua passione più grande? Gettare monetine nei distributori automatici! Una esperienza probabilmente vissuta a metà tra la compera e il gioco che – quando possibile – la porta a farsi riconoscere per l’acquisto di una gran quantità di oggetti, merendine e bevande.

Insomma Stefania ha certamente compreso la natura irreale del sonno materno ma nella propria limitata consapevolezza ha optato per non smettere le proprie abitudini, la propria vita, temendo un possibile… anzi la certezza del cambiamento in molto peggio.

Ieri pomeriggio Stefania, affidata momentaneamente alla sorella minore Serenella residente a Corridonia, non ha partecipato al funerale della madre a cui ha invece preso parte, alla Sacra Famiglia, una discreta folla di concittadini, toccati dall’esperienza di isolamento e abbandono toccata in sorte alla famiglia Peruzzini.

Si attende ora, meglio tardi che mai, una presa in carico del problema da parte dell’Assessorato ai servizi sociali le cui responsabilità stanno emergendo in queste ore agli occhi della opinione pubblica cittadina.

Detto che il caso di marcato disagio era grave e conosciuto (già nel 2006, anno del decesso del padre, gravato di problemi alla vista, la famiglia chiese e ottenne dal Comune il pagamento di metà della spesa occorsa per il funerale), resta intatto il problema del futuro di Stefania.

Messo un punto fermo della impossibilità, a vicenda, per le due sorelle, di immaginare una vita in famiglia e sottolineato come Stefania abbia preferito tacere la morte della madre pur di ritardare l’ingresso in qualche istituto (abbandonata in pratica a se stessa), l’unica soluzione a portata di mano sembra ricadere, di nuovo, nell’ambito delle competenze di una seria risposta sociale alle necessità di un cittadino.

Unica soluzione che prevede il rispetto, in qualche modo, del desiderio di Stefania di restare nella casa via Recanati dove è cresciuta (ovviamente una volta risanata in profondità) e far accompagnare la vita di Stefania dalla presenza – anche parziale ma costante nel tempo – di un nuovo punto di riferimento.

Tutte cose ottenibili con il semplice utilizzo della buona volontà politica e – a cascata – fino all’operatrice da chiamare in causa.

Nota finale: la vicenda di degrado disegnata dalla famiglia Peruzzini ha purtroppo posto la città su livelli di visibilità in linea con le aspettative sociali accettate supinamente dalle abitazioni del Sud Italia.

Insomma se alla ricordata “visibilità” dovessimo rimetterci per esprimere un giudizio su quanto accaduto, si comprende che non basterebbero 10 arrivi di tappa per pareggiare la grancassa negativa mossa dal mancato lavoro preventivo a carico dei nostri deficitari Servizi sociali.

Ovviamente l’Italia non è tutta Sud o solo Osimo; ci sono anche regioni virtuose come il Trentino o anche zone come il Nord dove il sociale equivale a normale.

Ebbene, molti si sono chiesti in questi giorni, visto che nel 2018 la tecnologia lo consente abbondantemente e a piccoli costi, come mai Osimo non ricorre a tappeto verso soluzioni cosiddette “salva vita”, capaci di far scattare un allarme in tempo reale?

Solo per carità di Patria evitiamo di rendere pubblici il numero di apparecchi che con 400.000 euro (tanto Osimo brucerà per un pomeriggio tv) si potrebbero portare a casa assicurando ben altra qualità di vita ad anziani e famiglie.

ATTENDE PER QUASI 15 GIORNI IL RISVEGLIO DELLA MADRE!


ATTENDE PER QUASI 15 GIORNI IL RISVEGLIO DELLA MADRE!


 

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