ITALIANI FINO A 39 ANNI: IN DUE MESI 10 VITTIME
STESSI MORTI SULLE STRADE, MA IN UN SOLO GIORNO!

ITALIANI FINO A 39 ANNI: IN DUE MESI 10 VITTIME STESSI MORTI SULLE STRADE, MA IN UN SOLO GIORNO!

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L’Istituto superiore di Sanità mette a nudo la realtà sul virus. La scuola? Di gran lunga lo spazio più sicuro!


Da  0 a  9 anni2 deceduti====
Da 10 a 19 anni0 deceduti====
Da 20 a 29 anni9 deceduti====
Da 30 a 39 anni51 deceduti0.2%
Da 40 a 49 anni231 deceduti0.9%
Da 50 a 59 anni940 deceduti3.6%
Da 60 a 69 anni2.822 deceduti10.8%
Da 70 a 79 anni7.471 deceduti28.70%
Da 80 a 89 anni10.590 deceduti40.70%
Oltre i 90 anni3.933 deceduti15.10%

Con l’avvio della fase due, pare interessante volgere uno sguardo indietro e toccare con mano quante vite umane “preziose”, ovvero gli italiani colti dal virus tra gli e i 39 anni, hanno perso la vita tra marzo e aprile.

Dato per scontato che ogni vita è preziosa a qualunque età, circoscriviamo la ricerca all’arco temporale da 0 a 39 anni, tempo in cui ciascun essere umano può dirsi appena sbocciato.

Ebbene, secondo l’Istituto superiore di Sanità che quotidianamente fotografa e aggiorna l’impatto del Covid 19 in Italia, le persone che in 62 giorni – dal 1° marzo al 1° maggio – hanno perso la vita sono state… 62, giusto 41 uomini e 21 donne. Esattamente una morte al giorno.

Possibile? All’istante abbiamo pensato ad un errore, ad un refuso, ad un calcolo in tilt. Andando però a rileggere con attenzione la tabella che pubblichiamo, ci si accorge che i conti tornano e che, per fortuna, ad appena un lutto al giorno è sinora ammontato il conto da pagare tra la popolazione giovane e giovanissima.

Anzi. C’è di più. L’interessante lavoro prodotto dall’Istituto spiega che dei 62 casi infausti, ben 40 sono giunti a conclusione certamente in concausa del mal cinese, tuttavia accompagnato, di volta in volta, da gravi patologie preesistenti; tipo malattie cardio-vascolari, renali o psichiatriche, oltre a condizioni di rilievo in fatto di obesità o diabete. Insomma tutti casi che difficilmente avrebbero consentito ai diretti interessati, in assenza del virus, di godersi la pensione.

Spiegate così 40 morti delle 62 totali, il lavoro messo a punto dall’Iss, specifica ancora che su altri 12 casi – dei restanti 22 decessi registrati fino a 39 anni – non si conoscono ancora tutte le informazioni cliniche per catalogare l’evento.

Ne consegue che le morti giovani, da imputare certamente alla virulenza del Corona, sono state in tutta Italia, sin qui appena 10! Tale e quale al numero medio di morti – 3.334 nel 2018 – pianti su strada ogni santo giorno!

Cifre che pur essendo pubbliche appaiono stranamente dimenticate dai media nazionali, più attenti a cavalcare il numero ad impressione delle centinaia di decessi giornalieri, piuttosto che propensi ad analizzare ciò che i dati stanno veramente a significare.

Una prima riflessione d’obbligo – essendo noto che i scolari e studenti sono al 90% messi al mondo da coppie certamente giovani e istruiti da insegnanti pari età dei genitori – è che la scuola costituirebbe, anzi costituisce per davvero, proprio in tempo di pandemia, il luogo più sicuro dove proteggersi dal virus!

Dice nulla che in moltissimi Paesi in Europa le lezioni sono già riprese o i Governi hanno programmato per il ritorno a scuola? Da noi, invece, nonostante la circolazione ministeriale delle cifre e quindi della realtà (che avrebbe dovuto suggerire una ripresa dell’attività scolastica in gran parte dell’Italia, Lombardia esclusa magari insieme a qualche territorio a maggior rischio) la vicenda scolastica è stata da tempo archiviata.



Anzi messa in dubbio anche per settembre con il Ministro Lucia Azzolina (5 Stelle come il Ministro scarcera boss Bonafede o il Ministro anti serie A Spadafora) ad ipotizzare fantascientifici doppi turni settimanali: metà in classe e metà classe collegata via smartphone. E viceversa!

E dire che i numeri forniti sempre dall’Istituto superiore di sanità stanno ad indicare in circa 4.000 i ragazzi italiani fino a 19 anni positivi al virus e 26.000 il numero dei genitori infettati, da marzo ad aprile compresi; ricordiamo: tutti con zero conseguenze, tolti i 10 casi mortali certificati.

Ad essere ancora più precisi i bambini/ragazzi fino a 19 anni, interessati al calcolo del Ministero della Salute e che pur nel periodo di maggior crisi sanitaria hanno purtroppo perso la vita… sono stati 2!


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