L’ANCONETANO CICCIOLI NON INVADA IL CAMPO
LA POLITICA OSIMANA RESTI AGLI OSIMANI!
Prima la città e i bisogni della nostra gente. Si astenga chi è “straniero” e abituato a perdere sempre!
Conosco e non apprezzo la politica di Carlo Ciccioli da sempre. Almeno 40 anni, anzi 42. Eravamo giovanissimi – il sottoscritto però più ragazzino con cinque o sei anni in meno – e ci si incontrava a Radio Mantakas a ragionar di politica.
Già allora, pur credendo nella stessa idea di Destra-Destra, il linguaggio del confronto trovava rari punti di incontro; da un lato quell’autentico miracolo di propaganda, nato in provincia, nel bel mezzo degli anni di piombo, grazie esclusivamente al fiuto di Leonardo Giovagnini a cui il partito ufficiale, strutturalmente inesistente ad Osimo, ieri come oggi, come sempre, contrapponeva tutto l’apparato gerarchico di federali, duci e ducetti made in Ancona.
Per il sottoscritto, neo maggiorenne ma già abbastanza considerato dal boss Giovagnini, era un piacere, a ritmi settimanali o più, assistere ai confronti tra i maggiorenti anconetani del Msi-Dn (di cui Ciccioli costituiva già il sole dell’avvenire in un partito imbalsamato da reduci e nostalgici del passato) e l’ala decisionista della radio.
Già allora, a dividere profondamente osimani e anconetani della stessa area politica, era la voglia di quest’ultimi di appropriarsi del nostro giocattolo (invidiato per altro in mezza e più Italia) e di farlo proprio.
Non ci fu mai, per onor del vero, una richiesta perentoria di smontare armi e bagagli e trasferire il tutto ad Ancona; in compenso crebbero, praticamente a vista d’occhio, invidie di tutti i tipi per aver di fatto sottratto moralmente al capoluogo la guida del partito; quanto meno a livello regionale.
Tutto avveniva, dal tesseramento ai contributi, dall’iniziativa politica alla scazzottata in piazza Dante, esclusivamente ad Osimo. E a porci il suggello, come non ricordare la storica visita di Almirante, in completo doppio petto bianco, in una Osimo blindatissima, all’ora di cena… come mai più è capitato.
E così, con buona pace del meno giovane Carlo Ciccioli (30 anni) e degli altri, è stato a lungi e fintanto radio Mantakas ha avuto fondi sufficienti dalle donazioni di simpatizzanti da tutta Italia per pagare le carissime bollette elettriche all’Aspmo; gli unici a riuscire, sul finire del 1982, ad ottenere lo scalpo della radio la dove decine di manifestazioni, ordini del giorno ed iniziative di ogni tipo di salute pubblica avevano fallito.
Un bel giorno per Ciccioli, con Giovagnini ormai attorniato da pochi fedelissimi e il sottoscritto lontano dalla deriva politica imboccata con la scomunica romana giunta dal partito, finalmente si compì l’obiettivo inconscio dei fondatori di autodistruggere radio Mantakas, da tempo scivolata ai margini della legalità.
Ci riuscì, come ricordato, l’allora azienda elettrica staccando semplicemente i fili. Un attimo e le radioline smisero di gracchiare Black is black mandato a palla per anni e un piccolo mondo crollò… per morosità!
Osimo tornò d’incanto provincia e Ancona, almeno per quanto riguardava la politica e il mondo della Destra, tornò ad essere quel che è sempre stato… inconcludente e inaccettato capoluogo di una regione in cui marchigiani e osimani, fedeli ciascuno al proprio Campanile, non si riconoscono.
Nel caso specifico Ciccioli azzeccò, troppo facile però, il pronostico di una Osimo presto nei ranghi… una volta mortificata dalla realtà e infranto il sogno… dispersa in mille rivoli l’intera classe dirigente radiofonica.
Fu effettivamente così e fu anche, con ogni probabilità, l’ultima volta che Carlo Ciccioli da Ancona riuscì a vedere, in politica, qualche avvenimento almeno con qualche piccolo anticipo di tempo, frutto di strategia, di espressione, calcolo politico o anche puro culo che fosse!
Carriera politica personale dignitosa, lunga quasi mezzo secolo, Ciccioli venendo ai nostri giorni, rischia seriamente di non vedere, con i propri occhi, la Destra partecipare alla conquista dell’obiettivo più caro, quel Comune di Ancona sempre rimasto nelle mani dei soliti noti, brutti e cattivi comunisti.
Ordunque, e siamo alla stretta attualità, anzi cronaca, capita a Ciccioli, proprio in queste ore, di ritrovarsi a dettare addirittura le linee della città futura… il tutto per bocca di un personaggio che, per quanto amico, resta pur sempre anconetano nelle viscere, roso di invidia passata e presente, per di più incapace, risultati alla mano, di mostrare davvero come si costruisce il buon governo avendo sempre fallito in casa propria!
In tempi tutto sommato recenti – Boccolino da Guzzone insegna, neanche 600 anni fa – il presuntioso gaglioffo sarebbe stato accappiato, malmenato da ricordare bene luoghi e attori, esposto alla gogna nella pubblica piazza e solo se con molti Santi in Paradiso (o dietro pagamento di lauto compenso) rispedito al porto osimano.
Senza voler per forza scomodare Boccolino, riteniamo che anche Giovagnini, 40 anni fa, avrebbe ben saputo conciato per le feste il marrano colpevole di venire a dettare il verbo, volutamente sbagliato, sperando di acchiappare le Cinque Torri con l’adulazione piuttosto che la forza delle proprie idee, avendo queste – giova ricordarlo – fallito in casa propria in ogni epoca possibile!
Sentirsi dettare la ricetta vincente di sostituire il positivo modello-Osimo, imperante in città con Latini dal 1999, con la dura e non sappiamo quanto pura Mariani, partendo dall’esempio recentissimo di inciucio – amministrative 2014 – stretto dalla stessa con Pugnaloni candidato Sindaco… è una medicina folle che le nostre orecchie e soprattutto gli elettori di Centro-Destra avrebbero voluto risparmiarsi di riascoltare.
Come nel 2014. Come nel 2009. Come nel 2004. Come nel 1999. Come sempre.
Anche perchè chi predica l’azzeramento del sistema-Osimo, sostituendo il meccanismo vincente delle Liste civiche con l’inserimento – copia e incolla – di personaggi e volti ultra noti (legati a vicende impresentabili che attraversano almeno 30 anni di oscure vicende cittadine) sa bene di stare facendo solo ed esclusivamente il proprio esclusivo, “sporco” interesse.
Da ultimo e non ultimo il fatto culturale. Osimo è libero Comune e abituato a pensare in proprio, ovvero per casa propria, da almeno i bei tempi di Pompeo e Giulio Cesare.
Tempi, se raffrontati alla vita di una città, tutto sommato non lontanissimi.
Sentirsi etichettare “paese”, paragonandoci al pari di qualche sperdutissima frazione anconetana, tipo Ghettarello o il Poggio, in genere, non ci rende esattamente di buon umore.
Anche per questo giro Ciccioli, provandoci inutilmente da una vita, vorrebbe insegnarci… a… perdere bene, resistere in piedi al voto avverso potendo vantare, in casa propria, nella Dorica, un curriculum imbattibile di legnate sui denti.
Ebbene Ciccioli è tempo che sappia che ad Osimo lo spazio vitale è prioritariamente messo a disposizione, per primi, agli osimani. Meglio se con anzianità certificata da qualche generazione. Senza speranza per coloro che accettano di mettersi comunque in coda e attendere il proprio turno.
Questo turno non arriverà mai! Il concetto è semplice da capire: no osimano? no party!
Oltre ad una fila lunghissima e alle necessità dei Senza Testa, molteplici da appagare.
E’ dimostrato come Osimo e gli osimani – di Destra, di Centro, di Sinistra, dell’Alto e del Basso – non gradiscono intrusi.
Torni e resti, Ciccioli ad Ancona; mediti ed eviti di sbeffeggiare ciclicamente la città sperando di trascinare l’eroina di turno nei suoi frustratissimi fallimenti.