LO STALLO APRE LA STRADA A SALVINI
TEMPI MATURI PER IL GOVERNO CENTRO DESTRA
A due mesi dal voto Mattarella gioca l’unica e ultima carta possibile: la responsabilità dei saggi
In attesa dell’unica ma anche dell’ultima mossa utile a disposizione del Presidente Mattarella per sbloccare lo stallo politico post 4 marzo, ovvero offrire al leader della coalizione più votata l’incarico di formare un Governo votato dal Centro-Destra e da quanti non vogliono il ritorno “immediato” a nuove elezioni, sarà il caso di aiutarsi con i ragionamenti approfondendo le modalità previste dalla legge.
Esaurito con il Presidente della Camera Fico anche l’ultimo tentativo istituzionale legato al rito delle cosiddette consultazioni, la palla torna in mano ad un Mattarella chiamato ad imprimere alla partita un ritmo più incalzante, specifico per stanare i possibili protagonisti ad accettare il rischio di un incarico in prima persona.
Chiamasi “Presidente del Consiglio incaricato” la figura, nella specie sarà Salvini, individuata da Mattarella per trattare con la sola propria parte e con chi troverà disponibili in Parlamento a sostenere un governo, a questo punto di solo Centro-Destra.
La prassi recita infatti che il Presidente del Consiglio incaricato accetta l’onere con riserva, ovvero accetta l’investitura previa riserva di ascoltare la propria coalizione sulle possibilità effettive di riuscita calcolate sulla base del gradimento ipotizzato; in pratica il dubbio sussiste sulla pericolosità della prova, il ricordato giudizio politico offerto da Camera e Senato al nuovo esecutivo. Pena il ritorno alle urne già a settembre e l’utilizzo della stessa legge elettorale Rosatellum.
In ogni caso, tornando all’incarico, Salvini resterà “con riserva” fin tanto e per il tempo necessario per accettare o rifiutare l’incarico.
In caso di accettazione Salvini torna al Quirinale, scioglie la riserva, è nominato da Matterella Presidente del Consiglio e propone l’elenco dei Ministri.
L’indomani Salvini e i Ministri tornano al Quirinale per giurare fedeltà secondo questo rituale: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”.
Entro 10 giorni dall’avvenuto giuramento ecco il passo più difficile da affrontare, la prova politica del nove. Il nuovo Governo appena formato si reca in Parlamento per presentare il programma e ottenere la fiducia.
Dal giuramento alla fiducia il nuovo Governo, pure formalmente già in carica, non puà comunque promuovere atti di rilievo politico; solo dopo l’ottenuta fiducia il Governo entra nella pienezza dei suoi poteri e inizia ad operare per la realizzazione del programma indicato.
Particolare importante: il via libera del Parlamento al Governo avviene con il voto di fiducia reso a scrutinio palese, raggiungibile col via libera sostanziale del 50% + uno dei parlamentari presenti.
Indispensabile, pertanto, affinchè la XVIII Legislatura, prima della cosiddetta Terza Repubblica, possa partire con successo, è che una cinquantina di parlamentari “responsabili” non partecipino alla seduta, facendo così abbassare il quorum da 316 a circa quota 270, raggiungibile dal Centro-Destra con le proprie forze; altra e ultima alternativa la possibilità che invece di 50/60 responsabili il Governo trovi una trentina di “saggi” che votino la fiducia.
In mancanza dell’uno o dell’altro evento il Governo risulterà come nato morto, sfiduciato in partenza da Camera o Senato.
Tutti a casa, nuova campagna elettorale, nuove elezioni e stesso risultato. Ecco perchè saggi e responsabili non dovrebbero mancare.