La famiglia, stremata da anni di dissolutezza dell’uomo, nega i domiciliari. Al vaglio le responsabilità del personale in servizio tra l’1 e il 2 dicembre
Ha un nome e un volto l’osimano sospettato di violenza carnale ai danni di una 16enne ricoverata al Sert di Torrette. Si tratta di Fabrizio Antonelli, 47 anni, una vita rispettabile distrutta dalla passione indomabile per alcool e droga.
L’uomo, originario di buona famiglia, spesasi fino all’ultimo nei tentativi, vani, di recuperarlo ad una vita lontana dal rischio quotidiano, è finito a Montacuto lo scorso 18 dicembre dopo che i familiari, annichiliti dall’ennesima disavventura (che supera, per gravità, quanto messo insieme in anni e anni vissuti pericolosamente), hanno trovato il coraggio e la forza d’animo interiore per opporsi alla concessione del giudice di agevolare l’accusato accordandogli l’alternativa della reclusione ai domiciliari.
Con il no ricevuto, Fabrizio Antonelli, a distanza di oltre due settimane occorse per verificare i fatti, è entrato a Montacuto con la grave accusa di aver abusato sessualmente di una 16enne, oltretutto ricoverata come Antonelli presso il Sert della Asur di Ancona, temporaneamente ospitato a Torrette.
Insomma un episodio che, se dovesse trovar conferma completa in sede processuale, rischia di far scattare per Antonelli una serie di serie aggravanti da sommarsi ad un reato di per se già sufficientemente spregevole e punito con una condanna variabile da un minimo di 5 e fino a 10 anni. Colpe extra evidenziabili per l’osimano con il fatto che la vittima dell’attenzione sessuale è minorenne ed anche nel luogo, scenario della violenza: un ospedale, spazio protetto, se ce n’è uno, per eccellenza.
Ma prima di addentrarci in responsabilità extra – tema di sicuro scontro a livello di processo, riguardanti quanti quella notte, tra domenica 1 e lunedì 2 dicembre, avrebbero dovuto correttamente vigilare sul normale, corretto andamento notturno del reparto, omettendo di compiere il proprio dovere – è obbligo ripercorrere i fatti sotto accusa. Sembra che Fabrizio Antonelli, oltre 30 anni più grande della vittima, non conoscesse la ragazzina con cui, da qualche giorno, condivideva il promiscuo ricovero a Torrette.
Ospite del Sert per problemi ultimamente legati all’alcolismo, l’uomo in ogni caso aveva avuto modo di notare la ragazzina e studiare un possibile piano di attacco.
L’occasione si è presentata abbastanza presto, favorita dalla notte e dalle abitudini del personale di servizio, evidentemente monitorate dall’uomo, che proprio sui minori controlli notturni ha puntato il successo.
Ad un certo punto, non conosciamo l’orario ma comunque oltre la mezzanotte, Antonelli ha ritenuto di agire: abbandonato il letto, l’osimano ha sgattaiolato per il reparto psichiatrico fino a raggiungere la cameretta occupata singolarmente dalla sin troppo giovane preda.
La ragazza, probabilmente addormentata e accovacciata su un fianco, non si è accorta di nulla sino a quando l’osimano, sollevate le coperte, non ha preso posto accanto a lei badando di tapparle la bocca con una mano.
A quel contatto insolito, una pressione crescente sulla bocca che ha risvegliato la vittima quasi impedita a respirare, ha fatto seguito la violenza carnale protrattasi il tempo per soddisfare l’osimano con un rapporto completo.
La ragazza, impedita ad urlare e a lanciare l’allarme, è rimasta in silenzio anche dopo, a cose fatto, quando Antonelli, minacciando la vittima a starsene zitta, è ridisceso dal lettino per riguadagnare la propria camerata a percorso inverso, sempre senza essere notato da alcuno.
E’ evidente che Antonelli, intimando la 16enne di starsene zitta, era stato troppo ottimista nei suoi calcoli, di certo annebbiati dal desiderio osceno di catturare una facile preda.
Già l’indomani, alla visita dei genitori della ragazza, la vittima si è così confidata con la mamma la quale – superato il primo, comprensibile, imbarazzo dovuto alla gravità del racconto e al fatto di aver affidato la propria figlia ad una struttura che credeva sicura e al riparo da qualsivoglia rischio – ha impiegato ben poco ad investire della novità la Direzione del Sert e, immediatamente dopo, i Carabinieri.
Il racconto della 16enne, coerente e senza imbarazzi fornito ai Carabinieri, soprattutto lucido nell’indicare il protagonista dell’episodio, ha portato i militari della Stazione di Collemarino ad adottare una prima misura di sicurezza richiedendo e ottenendo l’allontanamento di Fabrizio Antonelli dalla struttura protetta (?) per l’evidente incompatibilità con il ricovero della vittima.
Ragazzina in seguito trasferita a Jesi per l’accertamento e i necessari riscontri clinici seguenti l’episodio; nel frattempo la versione fornita e confermata nei particolari è stata attentamente vagliata in Procura fino all’emissione, il 18 dicembre scorso, del mandato di arresto per Antonelli con detenzione, rifiutata, presso l’abitazione dei poveri genitori sofferenti.
Proprio la circostanza di dover attendere novità in carcere potrebbe portare ad un processo chiarificatore delle responsabilità personali di ciascuno da tenersi in tempi probabilmente rapidi con l’attenzione dell’opinione pubblica, subito dopo l’eventuale condanna del 47enne osimano, rapita per intero dall’interrogativo di come sia stato possibile consentire anche questa barbarie in un luogo sicuro, secondo solo al carcere. Se, a quanto pare, le telecamere interne, hanno fatto il proprio dovere raccogliendo l’incursione di Antonelli nella camera della ragazza, quanti hanno mancato al proprio distogliendo la sguardo, evidentemente, altrove?
E ancora. Se medici, infermieri e addetti quant’altri non possono, giustamente, svolgere anche l’incarico di montare la guardia in ogni reparto… come mai la stessa cosa avviene in un reparto a rischio, affollato per antonomasia da degenti non sempre in pieno possesso delle proprie facoltà ma comunque padroni di passeggiare nottetempo per la struttura, scegliere il letto giusto, fare i propri comodi e ritornarsene a letto tranquillo e beato?