Il terremoto che ha investito il partito democratico a livello nazionale, passato in un quarto di secolo dal partito comunista al Pds, dal Pds ai Ds e dai Ds ai Pd, potrebbe scatenare – a ricaduta – ripercussioni anche in casa nostra. Impensabili fino a pochi giorni fa.
I componenti della maggioranza, ormai rassegnati all’idea di continuare il mandato amministrativo aggrappati all’esile conta di un solo voto di differenza, si ritrovano a sorpresa con le singole coscienze dei singoli 10 consiglieri di espressione Ds presenti in sala Gialla.
Quanti tra il Presidente del Consiglio comunale Paola Andreoni e i consiglieri Eliana Flamini, il segretario Matteo Canapa, il consigliere Filippo Invernizzi, il capogruppo Giorgio Campanari, il consigliere Diego Gallina Fiorini e i consiglieri aggiunti, ovvero subentrati in corso d’opera, Mirco Capotondo, Gabriella Sabbatini, Corrado Belardinelli e Renata Maggiori se la sentiranno di restare fedeli al mandato ricevuto dagli elettori e quanti invece subiranno il richiamo scissionista del neo partito Articolo 1 – Movimento democratico e progressista?
Difficile dirlo ora. Studiando mosse, voto al referendum, strategie e dichiarazioni di appartenenza di ciascun protagonista, la conta di quanti – dopo Renzi – si apprestano a dire addio anche a Pugnaloni potrebbe rivelare sorprese, ovvero far uscire allo scoperto il malcontento di almeno un consigliere, se non addirittura altri due.
Al momento da casa Ds, tutta tesa a valutare le conseguenze dell’addio di Catena e Pasquinelli, non emergono indicazioni particolari.
Ciascun consigliere pare in attesa di conoscere le mosse eventuali dell’altro e regolarsi di conseguenza. Da questo punto di vista Osimo pare ben lontana da Roma ed è possibile che al dunque nessuno trovi le giuste motivazioni per un passo indietro.
Se proprio dovessimo giocarci un euro sul più indiziato a farlo, sia pur tra mille distinguo, il capogruppo Giorgio Campanari, già identificato in tempi non sospetti in quota all’area Cuperlo/Emiliano/Speranza, potrebbe non essere del tutto insensibile al richiamo sorto a sinistra della casa madre.
E chiamato, quale conseguenza, a compiere come i primi 50 transfughi romani (36 deputati e 14 senatori), atto di fede.
Le conseguenze per l’Amministrazione Pugnaloni sarebbero irreparabili. Già priva della fiducia di Maria Grazia Mariani e del voto a favore del duo Pasquinelli-Catena, la maggioranza politica smetterebbe di esistere anche per i numeri: 12 a favore (compreso il voto del Sindaco) e 13 contrari.
L’Amministrazione andrebbe a rischio collisione su ogni provvedimento da approvare con il rischio di sbattere definitivamente sugli scogli del voto al Bilancio consuntivo non approvato.
A meno che – e questo è davvero l’ultimo interrogativo – proprio la consapevolezza della propria estrema fragilità non finirà col produrre il miracolo di ricompattare le fila del Centro-Sinistra. Tramutando la debolezza in forza.
In fondo a qualsiasi considerazione politica cosa lega fra loro, quale comune sentire, Andreoni a Catena, Canapa a Pasquinelli, Campanari a tutti gli altri? Il no all’esperienza Latini.
Sconfitto clamorosamente al ballottaggio 2014 grazie a soli 3 voti di differenza, ciascun protagonista sa bene fin dove spingersi in libera uscita e quando invece conviene fermare il proprio mal di pancia, per il bene proprio e di tutta la coalizione anti civiche.