Dopo il parere bolognese pro veritate, altro denaro pubblico sperperato in avvocati… al solo scopo di mantenere il Cda dell’istituto permanente per la Cultura sotto la spada di Damocle della legittimità
È legittimato ad operare un Consiglio di amministrazione, regolarmente eletto secondo tutti i crismi di legge e Statuto? All’interrogativo, che a tutti pare evidente doversi rispondere con un si scontatissimo, risponderà invece una sentenza di Tribunale (civile) a cui la Giunta PUGNALONI si è rivolta sperando in un improbabile no.
Peccato che per togliersi lo sfizio giuridico (che nulla toglierebbe alla legittimità della nomina di Gilberta GIACCHETTI a Presidente, eletta il 3 maggio per 4 voti a zero ed eventualmente riconfermata, nel caso, per 4 voti a 1) gli Osimani debbano essere costretti a metter mano al portafoglio e aggiungere, ai 3.500 euro già spesi per il parere “pro veritate” richiesto all’avvocato bolognese Giuseppe CAIA, altri 8.000 euro da devolvere in parcella all’avvocato anconetano Andrea GALVANI. Totale spesa: 11.500 euro per apprendere o cose già note o ripetere votazioni irrimediabilmente pronunciate.
Tempo e soldi persi… forse perchè, lamentano i più, non spesi di tasca propria da PUGNALONI e da una Giunta troppo attenta ai particolari senza significato alcuno, quanto disinvolta nel distogliere l’attenzione dai problemi veri, grandi e/o piccoli, dei cittadini amministrati.
Certo il nuovo CAMPANA a guida GIACCHETTI – a quasi sei mesi dal ribaltone che, di fatto, grazie alla congiunzione astrale di Dino LATINI al vertice della Regione Marche, ha portato le opposizioni alla guida del maggior contenitore culturale cittadino – non ha ancora prodotto granchè e quel poco che pure ha firmato è stato giudicato brutto, criticato, largamente insoddisfacente… lontano anni luce dal gusto per il bello degli osimani… insomma un prodotto raffazzonato pari a quanto avrebbe potuto licenziare il Campana guidato da un TABORRO a scelta.
Ecco perchè, scandalo a parte dei soldi (altrui) buttati, non si comprende l’accannirsi terapeutico su un Campana che – a guida piddina o meno – fornisce agli osimani e ai turisti comunque gli stessi indigeribili frutti. Eppure basterebbe poco per attivare l’istituto e fare del Campana un ritrovo vero della meglio gioventù osimana, almeno quella non ancora perduta dietro a rissosi social, rincorrere spinelli o impegnata in scazzottate di piazza. Ma questo è un altro discorso.
Il discorso di oggi è tutto incentrato a sapere, con i tempi chilometrici della giustizia civile ordinaria, se i 5 componenti nominati in cabina di regia da Comune (tre rapprentanti, tutti maschi, in barba all’alternanza di genere), Ufficio scuola regionale (un rappresentante) e Regione Marche (un rappresentante), dunque con plenum raggiunto, avevano pieno diritto ad eleggere il nuovo Presidente… così come il Cda uscente, a firma Matteo BISCARINI, aveva richiesto e ratificato ai cinque componenti convocando d’iniziativa il nuovo Cda!
Il fatto che lo zio del vice Sindaco Paola ANDREONI, regolarmente presente nella terna espressa dal Comune di Osimo, dopo averci pensato e ripensato, abbia prudentemente atteso l’uscita di un articolo di denuncia pubblicato su OSIMO OGGI (14 aprile, NdR.) per rinunciare all’incarico (29 aprile, NdR.) nulla osta sulla regolarità dell’atto di convocazione di BISCARINI, avvenuto a nomine completate, a cavolo di cane, ma completate e dunque in regola.
Come dimenticare, infatti, l’individuazione di Enrico TALIANI DE MARCHIO a rappresentante delle minoranze ed eletto con zero voti, sottolineiamo zero, delle opposizioni? Ovvero neanche col gradimento del consigliere leghista (ALESSANDRINI eccetera) proponente? Meglio lasciar perdere.
Così come molto bene avrebbe potuto e dovuto fare PUGNALONI – lasciare perdere e accettare il fato della sconfitta – implacabili con i soldi di altri ad inseguire un’altra verità possibile.
Possibile alimentandola solo foraggiando soldi altrui, freschi!