Intervista a tutto campo al nuovo mentore del Presidente del Consiglio regionale. Dall’invito a servirsi delle migliori competenze per accedere ai piani di recupero europei, fino al progetto politico di tornare a dare una casa comune al pensiero dei liberal cattolici marchigiani
Se Dino LATINI ci ha messo faccia, passione e voti utili a sufficienza, il miracolo di resuscitare le abbacchiate Liste civiche osimane sino ad innalzarle, di fatto, alla seconda carica istituzionale della politica regionale, non ci sarebbe stato senza abbinarci la politica, la capacità di dialogo e soprattutto l’ostinatezza del senatore Antonio SACCONE nello scegliere e difendere LATINI a spada tratta, contro tutto e tutti – specie amici – quale “uomo giusto, al posto giusto”.
51 anni, giornalista, madre francese e padre Console italiano ad Haifa (Israele), SACCONE prima di conquistare il seggio al Senato nel 2018 (collegio di Velletri per l’Udc), ha svolto con alterna fortuna il ruolo di consigliere comunale a Roma.
Insomma un percorso politico decisamente opposto a LATINI che in gioventù ha fondato e trionfato a lungo con Su la Testa e consorelle, prima di conoscere qualche amaro inciampo in età matura.
Due carriere politiche all’opposto e proprio per questo, forse, destinate ad incontrarsi e riunirsi sotto l’antico Scudo crociato che accomuna entrambe le performance fino al sugello dell’autentico miracolo dell’impossibile ma vero: non solo un seggio a LATINI e all’Udc ma anche l’onore e l’onere di reggere le prestigiose sorti del Consiglio regionale.
Ipotizzarlo solo a Ferragosto, a pochi giorni dalla chiusura delle liste, avrebbe comportato, per chiunque ci si fosse trovato, una grande emicrania, tanto l’obiettivo era realisticamente lontano da qualsiasi ragionevole portata politica; aver realizzato l’obiettivo, due mesi dopo, lascia i diretti interessati e anche la stessa città ancora nel piacevole dubbio di stare sognando ad occhi aperti o di aver appena imboccato il lungo viale della realtà che porta al 2025!
Da dove cominciamo, dunque, Senatore SACCONE?
“Senz’altro dalla fine, vale a dire dal risultato straordinario realizzato dal grande Dino LATINI a Presidente del Consiglio regionale delle Marche. Un riconoscimento indiretto del buon lavoro svolto personalmente quale commissario regionale Udc; un premio alla serietà della proposta, in linea con i patti sottoscritti con la maggioranza che, non a caso, ha riconosciuto all’Unione di Centro un ruolo di prestigio”.
Un riconoscimento del buon lavoro svolto, onestamente, che non era poi così scontato fosse mantenuto in sede di spartizione degli incarichi.
“In effetti in politica di scontato non c’è nulla ma tra gentiluomini ci si rispetta; e questo aspetto di serietà credo di averlo abbondantemente confermato nell’intera fase di incontro, accettazione e difesa del personaggio Dino LATINI a nostro miglior referente. Questo comportamento lineare, alla fine, è stato riconosciuto dall’intera maggioranza che non a caso ci ha gratificato con un incarico di indubbio carisma per la vita istituzionale e politica della regione intera”.
In effetti la carica di Presidente del Consiglio, oltre all’indubbia visibilità, porta con se del notevole peso politico e capacità di influenza sulle scelte. Insomma il Presidente dei lavori non è un semplice notaio delle decisioni di altri.
“Ho dato ampie garanzie, anche a nome di Dino LATINI, che il Presidente scelto si dimostrerà, per questa maggioranza di Centro-Destra, un valore aggiunto; capace di svolgere il proprio mandato nel pieno rispetto delle garanzie e delle prerogative del Consiglio regionale”.
Consiglio insediato appena l’altro giorno, tutto è pronto affinchè le Marche possano toccare con mano, per la prima volta, significativamente anche con l’apporto dell’Udc dalla parte giusta, la realtà di un buon governo.
“Sono certo che questa maggioranza a guida ACQUAROLI uscita dalle urne, saprà tradurre le aspettative di cambiamento e al tempo stesso di rilancio pratico delle cinque province regionali, in termini economici e sociali”.
Ricostruzione a parte, quale, tra mille indirizzi possibile, la priorità che si sente di indicare all’esecutivo quale obiettivo da non fallire?
“Ritengo fondamentale iniziare a lavorare per tornare a collocare le Marche, tutte insieme, nella parte alta della classifica delle regioni italiane. Per poterlo fare occorre grande coesione sociale e naturalmente un supporto da parte dello Stato nazionale. Da parte propria le Marche dovranno sviluppare, al massimo, tutte le potenzialità in grado di produrre sovvenzioni economiche da Roma ma soprattutto dall’Europa. Nel 2020 il capitolo Europa e i suoi fondi dovranno risultare centrali per rilanciare, nei fatti, l’economia dell’intera regione. Al riguardo il suggerimento che mi permetto di avanzare è quello di specializzare un ufficio, con persone di provata competenza, per accedere ai fondi strutturali”.
Non a caso una proposta che figurava, ben evidenziata, anche nel recente programma 2019 per LATINI Sindaco…
“Appunto. E’ vitale oggigiorno dotarsi di collaboratori in grado di interagire con Bruxelles, conoscere a menadito le dinamiche di presentazione di un progetto, capace di fare la spola tra l’Europa e Ancona, difficilmente si potranno portare a casa le soluzioni che i cittadini attendono. Semplicemente si tratta di un ruolo chiave da coprire al meglio attraverso l’individuazione della persona giusta o di uno staff, altamente specializzata, in grado di lavorare in armonia parlando la stessa lingua con progetti in grado di coinvolgere più territori e più funzioni”.
Sta facendo riferimento al piano di recupero (recovery plan) vagheggiato dal Governo e da tutte le Regioni?
“Certo. In ballo ci sono parecchi miliardi di euro per le Marche, miliardi che bisogna saper acquisire… magari immaginando di saperli anche bene spendere, detto che in questo la burocrazia non aiuta. Ma prima, indispensabile, risulterà la capacità di far atterrare ad Ancona questi fondi. Al riguardo l’esempio della Basilicata, senza andare all’estero (vedi Spagna, Polonia ed Ungheria che usufruiscono di più fondi europei di quanti ne sono destinati, NdR.), è a dir poco eclatante! Quella Basilicata passata brillantemente dagli ultimi ai primi posti per sfruttamento dei piani di recupero internazionali, grazie all’individuazione delle persone giuste al posto giusto”
Con i tempi economici che i marchigiani e gli italiani vivono, non riuscire ad attrarre capitali dall’estero attraverso la presentazione di progetti credibili, sembrerebbe una bestemmia.
“Non avere una capacità di spesa tale da sfruttare tutti i fondi, burocrazia da snellire a parte, è obiettivamente un grosso problema. Ecco perchè, tornando alle Marche, ribatto il tasto del sapersi presentarsi a Bruxelles con idee chiare, uomini competenti e progetti affidabili. Un tema strategico che rinnovo all’attenzione. Dal risultato di questa intrapresa dipenderà, a cascata, la vita o la morte di una e di tante aziende e quindi, a ricaduta, il mantenimento o meno di centinaia e migliaia di posti di lavoro”.
Come suggerimento c’è poco da eccepire. ACQUAROLI, LATINI e la maggioranza, c’è da scommettere, non potranno che condividere e rilanciare. Ma tornando alla politica, senatore, quale futuro puà dipanarsi da questa allenza elettorale con LATINI nata e benedetta sull’altare Udc?
“Sulla base dell’ottimo risultato ottenuto ritengo il futuro prossimo di fatto tracciato con l’impegno, mio, di LATINI e dell’Udc, a costruire e aggregare sotto la stessa insegna tutti coloro si riconoscono in una politica fondata sul buon senso e riconoscono come propri i valori del moderatismo ispirato ad una visione della società liberal cattolica. In una parola la politica da intendersi come fase di incontro della vita e non certamente di scontro. Lavorerò, lavoreremo, per costruire questa casa comune, così da riunire gli uomini a noi affini, oggi dispersi nelle varie formazioni, di Destra e di Sinistra, senza peraltro contare nulla”.
Che rischi vede per questo progetto? Forse quello di farsi fagocitare da pesci numericamente ben più grandi?
“Questo rischio onestamente non lo intravedo. Tempo piuttosto l’assuefazione alle cose del nostro elettore tipo, il più penalizzato dall’attuale sistema. Elettore che pur riconoscendosi nei nostri valori è indotto, dalla politica corrente, a non partecipare. Non è tanto una questione di anzianità ma di modo di rapportarsi della politica 2.0 all’elettorato, senza distinzioni. A proposito voglio citare, proprio restando al tema delle recenti Regionali, che è certamente vero che LATINI e gli altri hanno trainato il partito… ma è altrettanto vero che l’Udc ha conquistato il 40% dei consensi senza esprimere preferenze… segno che l’idea, il simbolo, la tradizione liberal cattolica per uno spazio ad un partito di opinione, nel nostro Paese hanno ancora un senso”.
Idee da far camminar su quali gambe?
“Questa è la vera difficoltà. Occorre trovare interpreti, meno egocentrici, ai quali affidare la visione di un progetto da condividere. Purtroppo finora, nel nostro ambiente, dobbiamo ammettere che una certa vivacità c’è pur stata, ma sempre e solo a livello individuale. La buona notizia, piuttosto, è che con Dino LATINI e gli altri amici Udc saremo presenti per lavorare, seminare e costruire liste in tutte le città marchigiane chiamate al voto nella prossima primavera. La ricette vincente sarà composta dello stesso Dna proposto nelle attuali Regionali: innanzi tutto volti nuovi e comnpetenze. Persone che abbiano una identità e valoriale comune. Questa la ricetta da proporre a tutti i marchigiani al voto nel 2021”.