SMANTELLATA LA BANDA DI SAN BIAGIO
GANG DI ALBANESI ACCUSATA DI 49 COLPI!

SMANTELLATA LA BANDA DI SAN BIAGIO GANG DI ALBANESI ACCUSATA DI 49 COLPI!

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Raid di Natale: i Carabinieri del Radiomobile mettono le mani su un trio di professionisti dediti al furto in abitazione


Smantellata la banda albanese che sotto Natale firmò varie incursioni in abitazioni dell’Osimano, specie a San Biagio, creando notevole allarme sociale.

Protagonisti dei raid, ben 49 quelli di cui la Giustizia rende ora loro conto, tre albanesi già noti alle forze dell’Ordine per precedenti analoghi, essendo l’intera banda dedita completamente al malaffare per sbarcare il lunario.

Professionisti del furto in abitazioni e non semplici improvvisatori per racimolare di che vivere.

A far scattare le manette è toccato, come al solito, agli uomini del nucleo Operativo e Radiomobile che da subito, colto il disagio della popolazione per i ripetuti raid messi a segno o solo tentati nelle zone periferiche della città, si sono messi sulle piste possibili, fiutando in breve quella giusta.

Gli “attrezzi da lavoro” sequestrati agli albanesi

In carcere, su richiesta di custodia cautelare del sostituto Procuratore Rosario Lionello, emessa dal Gip del Tribunale di Ancona Carlo Masini, sono così finiti Gjergji Karaj, 34 anni, residente a Perugia e peraltro già ristretto a Montacuto dal 29 dicembre scorso dopo l’arresto in flagrante, operato a Civitanova Marche, dagli stessi militari osimani del Norm.

Le altre manette sono scattate entrambe a Porto Sant’Elpidio (dove il resto della banda aveva posto il quartier generale) ed hanno tolto di mezzo Alberi Ibrahmini (36 anni) e il più giovane Lumturi Lala, 29 anni.

Per tutti e tre gli uomini del luogotenente Luciano Almiento sono riusciti a ricostruire la partecipazione a sei colpi, tutti concentrati dal 9 al 28 dicembre, interessanti San Biagio, Corridonia, Pesaro, Macerata, ancora Pesaro e fino all’episodio di Morrovalle costato l’inseguimento dei Carabinieri in autostrada (Civitanova Marche) con conseguente arresto di un componente.

A far svoltare le indagini dei militari osimani il colpo d’occhio, rivelatosi decisivo, che ha portato ad individuare la stessa Audi RS4 di color nero, presa a noleggio per eludere le indagini, notata ad Assisi il 20 novembre.

Già in quella occasione l’intera banda albanese venne arrestata dai Carabinieri osimani ma subito rimessa in circolazione dalla Giustizia italiana, sempre più che attenta e spesso giustificante, purtroppo, rispetto le necessità di vita degli stranieri.

Per fortuna della società, la risposta delle forze dell’Ordine alla richiesta di maggior sicurezza lamentata dai cittadini ha ancora una volta ricevuto un rscontro mirato ed efficace.

Non altrettanto, come è ormai abitudine, può dirsi della nostra magistratura che ha impiegato lungo tempo per accogliere gli indizi di colpevolezza pazientemente messi insieme dal Radiomobile; quello stesso tempo utilizzato dagli albanesi per mettere a segno altri 43 furti (diconsi 43 che hanno fatto salire il conto totale a 49) stavolta concentrati in Romagna tra le province di Rimini, Ravenna e Forlì.

Gjergji KARAJ durante un arresto nel 2011 per droga

Quasi in fotocopia il modo di agire dei malviventi che sceglievano appartamenti al primo o secondo piano, entrando in casa generalmente da finestre o balconi. Una volta all’interno i tre avevano l’accortezza di bloccare la porta di ingresso con un mobile così da avere il tempo di guadagnare l’uscita in caso di rientro anticipato del proprietario.

Obiettivo degli albanesi? Monili in oro, contanti e qualche oggetto di valore non particolarmente ingombrante. 

Non sempre i raid, per fortuna, sono però andati come da programma. E’ capitato, a volte, che il rientro in casa di un componente abbia costretto la banda alla fuga anticipata o peggio di accorgersi di essere entrati in un appartamento con il proprietario in giro per casa…

Questi piccoli incidenti sul lavoro, abbinati al riconoscimento visivo e a volte anche grazie all’ausilio prezioso delle telecamere, ha portato il luogotenente Almiento e i suoi uomini a mettere insieme il puzzle degli indizi e a chiudere il cerchio, sbaraccando il territorio dall’attività di pericolosi professionisti.


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