A marzo e aprile la prostituzione aveva quasi del tutto chiuso i battenti, di fatto trasferita virtualmente in rete o su whatsapp. Il prezzo della prestazione torna lentamente a salire. Si tratta del miglior buon segno per l’economia
Chi c’era, durante la quarantena, ad alleviare i dolori di giovani e non giovani uomini, annichiliti e, in certi casi estremi ma non infrequenti, quasi annientati da mesi di convivenza forzata con le di loro mogli, fidanzate o congiunte? C’erano le amanti? E no. C’erano le puttane!
Anche se non tutte; perché in molte non volevano prendersi il virus. Quindi hanno temporaneamente chiuso bottega, sebbene i clienti le chiamassero in continuazione, specie nei giorni più neri del virus, approfittando di andare al bagno o in qualche angolo nascosto del supermercato più vicino, implorandole di dar loro un’ora d’amore. Anche a prezzo maggiorato.
E chi c’è adesso, a blocco sbloccato da un pezzo, ad alleviare il trauma inferto dagli sposati che per l’intera primavera han dovuto, per la prima volta in vita loro, farsi bastare il loro matrimonio? Sempre loro, le puttane! Vere eroine civili; come sempre e più di sempre.
A maggio DONNE & MOTORI, autentica Bibbia dei rapporti liberi tra i sessi, riportava che secondo il gemello GIARDINO DI EROS – Vangelo puro degli incontri a pagamento in Emilia e Romagna – l’80% delle escort romagnole e bolognesi ha scelto di non lavorare durante la chiusura obbligata; mentre dal 4 maggio hanno ripreso quasi tutte, richieste come non mai.
In un reportage che sarebbe bello mostrare a reti Rai e Mediaset unificate, dal titolo “Coronavirus, viaggio nel mondo delle lavoratrici del sesso”), una prostituta dice a un certo punto di guadagnare – pre pandemia – fino a 15.000 euro al mese; e di essere obiettivamente ricca perché non paga le tasse… che perà verserebbe, persino molto volentieri, se lo Stato italiano glielo consentisse!
Magari un appuntino, su questo punto, tra Stati generali e promesse di fuoco mai visto, il Governo potrebbe prenderlo… caso mai i mirabolanti piani di Colao non dovessero dare frutti sufficienti.
Intanto, quantomeno per avere una contezza minima di come le prostitute abbiano salvato il mondo in parecchie occasioni, una cosa possiamo fare. Ad esempio leggere “Quella sporca donnina” di Lia CELI, appena arrivato in libreria, che racconta dodici splendide prostitute che hanno fatto cose grandi.
E lo fa con un intento preciso: descrivere le emarginate, in un momento in cui è di gran moda la meritevole operazione di riscoperta di donne eccezionali; puttane che il loro contributo al mondo l’hanno dato pur non essendo talentuose o artiste o studiose o geniali ma essendo semplicemente coraggiose, forti, appassionate e affamate.
A quando una giornata mondiale dell’amore a pagamento che celebri degnamente questa figura – la puttana – così centrale, per non dire basilare nella storia e nella felice evoluzione sociale dell’uomo? Quante montagne di ipocrisia toccherà ancora scalare per riconoscere a queste donne che sono state le prime a truccarsi, a scegliersi gli uomini, a decidere quando e se sposarsi, quando e se avere figli, oltre che gestire autonomamente i propri guadagni, scrive la CELI nella prima pagina di questo viaggio scritto con spasso, allegria e desiderio… zeppo di storie sotterranee e di uomini tanto amabili quanto complici, spesso simili al protagonista di “Io le pago” di Chester BROWN, che a puttane ci andava per amore.
Certo il mercato del sesso non è sempre pura poesia. Tutt’altro. Anche prima del virus cinese il mondo della prostituzione eran sostanzialmente spaccato a metà; di qua le le puttane (autodidatte lavoratrici del sesso con più doveri che diritti) e le più fascinose escort il cui termine, di per se, apriva porte ad un ben più ricco mercato.
«Se prima della quarantena la media era di tre o quattro incontri al giorno, adesso preferisco vedere una sola persona nell’arco della giornata». A parlare è GIULIA, giovanissima escort attiva nel Bolognese, che per un singolo appuntamento guadagna in media poco più di 100 euro.
Giulia ha ricominciato a lavorare dal 18 maggio, quando sono cadute le restrizioni riguardo agli incontri tra individui. Ma ha deciso di andare per gradi, dando per ora la priorità ai suoi clienti abituali.
“È una questione di fiducia reciproca” – dice a GIARDINO DI EROS, ammettendo che l’insicurezza per la ripresa non è ancora svanita.
“I dati incoraggianti sui contagi cominciano a dare maggior tranquillità nello svolgere l’attività, ma la pressione psicologica rimane”.
Il racconto di GIULIA è l’esempio calzante di come sia timidamente ripartito il mercato del sesso. Timidamente, una volta di più, per merito de “l’offerta” (femminile e trans) rispetto alla inalterata, anzi crescente “domanda” maschile e del variegato mondo affine (coppie e perversioni per ogni inclinazione).
Il mondo si era si era sostanzialmente fermato, come tutte le altre attività, con l’inizio della chiusura forzata. Anzi, ancora prima, nonostante la prostituzione non rientrasse tra gli esercizi fermati dal decreto iniziale dell’8 marzo… ma solo perché non riconosciuta dallo Stato.
Gli incontri si erano di fatto rarefatti già a fine febbraio e le “lavoratrici” costrette a fermarsi o, nel migliore dei casi, a reinventarsi offrendo servizi di videochiamata ma perdendo comunque la maggior parte delle entrate.
Un esercito di disoccupate in un colpo solo (qualcuno ne ha calcolate, non sappiamo come, almeno 120.000; più dei pizzaioli dell’intera Penisola); il 12% delle quali (circa 15.000 donne) costrette in qualche modo a inventarsi la strada per chiedere il bonus da 600 euro all’Inps.
A fotografare la situazione le vendite in edicola di DONNE & MOTORI e GIARDINO DI EROS, in picchiata a marzo e aprile del 40% rispetto alla primavera 2019.
Con l’inizio della fase 2 e gradualmente fino ad oggi il gioco della domanda e dell’offerta è fortunatamente migliorato, non poco. È indicativa la crescita registrata – tra l’11 e il 31 maggio – periodo dove ad innalzarsi sono tornati gli annunci, passo primo per proporsi ai nuovi clienti affamati. Le donne, dunque, hanno fatto il primo passo verso il ritorno alla normalità, subito seguite dal gradimento degli uomini. Sono stati proprio i consumatori finali della filiera “sesso” a mettere in luce la voglia di riprendere gli incontri… tanto che un ultimo sondaggio comparso in Rete ha cristallizzato in +44% il rinnovato desiderio maschile “appena possibile, anche subito”.
Intendendo con “anche subito” non appena in tasca circolerà moneta in quantità sufficiente per permettersi il servizio. Problema lasciato in eredità dal virus a troppi italiani.
Chi non ha questi problemi, in genere un utente su due, ha invece manifestato una certa preoccupazione di ordine sanitario, dichiarando che avrebbe posto meno attenzione al prezzo, preferendo più sicurezza e quindi maggior qualità.
Si ha ragione di pensare che ormai, a convivenza obbligata col virus consolidata, tre prostitute su quattro siano dunque tornate al lavoro. Anche se alcune ancora non si fidano.
Come Camilla, escort 43enne di Forlì: “Ancora non ricevo, anche io faccio solo videochiamate… ormai mi sono specializzata. Dal 4 maggio – spiega la milf romagnola – si sono intensificati i messaggi di clienti, vecchi e nuovi. La cosa per me più preoccupante è che il 70% di quelli che mi contattano per la prima volta… chiede rapporti scoperti; e addirittura di potermi baciare”.
Lo sa bene Evelin, mora riccioluta tutto pepe, un autentico bocconcino del meglio sul mercato, 200 euro a botta.
“Dopo una prima visita post isolamento – spiega al GIARDINO DI EROS la affascinante moldava di stanza a Marina Centro di Rimini – ho aspettato addirittura una settimana per ricevere un altro cliente!
Non solo. Certi servizi, come il sesso orale e i baci, cerco per il momento di evitarli.
“Ora non bacio di certo il primo che capita. Prima mi veniva naturale… ma in questo momento mi trattengo per tranquillità personale”, sottolinea la giovane mora con tono conturbante ma deciso.
Per quanto riguarda l’utilizzo della mascherina, Evelin lascia al cliente che ha di fronte la decisione se indossarla o meno.
L’attenzione alle altre norme igieniche – evidenzia ancora un’amica della moldava – non è una novità per noi. Il lavaggio dei clienti prima dell’incontro e la pulizia degli ambienti sono sempre stati una parte fondamentale del sesso a pagamento offerto come deve essere. Per questo motivo le raccomandazioni anti-Covid non hanno inciso più di tanto sull’organizzazione delle situazioni”.
Sul versante economico, Evelin e la connazionale moldava affermano con sollievo di non essere tra le lavoratrici che si sono trovate in difficoltà a causa del virus.
“Il servizio delle videochiamate ha funzionato. Ci è servito sia per continuare a dare visibilità alle nostre figura che per ammortizzare le perdite. Molte delle chiamate sono arrivate anche da fuori Emilia-Romagna. Insomma è stato conveniente”.
Questi i dettagli. “Il pacchetto prevedeva 50 euro per mezz’ora di attenzioni. C’è da dire che, non potendo di fatto uscire e quindi spendere come solito, siamo persino riuscite a metter via dei soldi da parte; mai c’era capitato in passato… no, non abbiamo sentito troppo il peso di dover staccare la spina dal lavoro per un paio di mesi”.
Riflessioni in linea con quanto suggerito a Ravenna da Erika, trans tedesca.
“È chiaro che adesso si guadagna meno bene; in tasca resta meno rispetto anche solo a gennaio, sia perchè la domanda è minore che per scelta, dedicandomi meno agli incontri. Per fortuna non rientro tra coloro (e ne conosco personalmente) che possono dire di aver sofferto la sosta”.
In effetti si sono registrati anche casi in cui il blocco della socialità ha pesato enormemente. Donne che per interi mesi hanno subito la perdita di quasi il 100% dei guadagni senza poter usufruire di nessuno degli ammortizzatori sociali messi in campo dallo Stato.
“Le invisibili della pandemia”, le hanno chiamate. Per lenire le difficoltà a Bologna è nato un comitato per i diritti civili delle prostitute; insieme ad altre associazioni affini, ha organizzato una raccolta fondi con lo slogan “Nessuna da sola!”, gara di solidarietà conclusasi con il raggiungimento di 21.693 euro attraverso 746 sostenitori e una trentina di euro mediamente donati.
I soldi raccolti grazie all’iniziativa di clienti e prostituite bolognesi sono stati poi distribuiti sul territorio della provincia, utilizzati a seconda delle esigenze: dai farmaci a presidi sanitari, fino al pagamento di bollette o affitti e a veri e propri rifornimenti di pacchi alimentari nei casi più gravi. Rari, invisibili ma presenti. Un aiuto dal basso per arrivare la dove le istituzioni neanche sognano di intervenire.
Un mondo che c’è ma che – quando non fa comodo – si fa finta di non vedere.
A salvare anche questo angolo di umanità, di nuovo, è toccato alle puttane e al loro innato senso pratico, che non può permettersi il lusso della vergogna.