Dopo 17 anni di assenza, la “Madonna portata in volo da un coro di putti” torna a casa grazie ai Carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale. La Procura, in azione d’ufficio, verso l’archiaviazione del caso per avvenuta prescrizione. L’opera presto affidata al Museo diocesano “Recanatini”
Tornerà presto ad essere goduta dal pubblico e dai fedeli di Ancona. La tela del RIDOLFI (Verona 1570-Corinaldo 1644) – scomparsa da Ancona dal 2003 ma di fatto “invisibile” fin dal 1987, epoca del trasferimento dei frati missionari di San GASPARE del BUFALO dalla storica chiesa del Gesù (dove l’opera si trovava) alla nuova parrocchia delle Brecce Bianche – ha dunque fatto rientro a casa, sana e salva, intatta nella propria bellezza, per quanto assediata dal tempo.
A portarla con se, 100 chilometri più a nord, dove avevano pensato collocarla, i frati missionari del Santissimo sangue di Gesù. Chiamati a gestire l’opera d’arte, tra le altre custodite nella antica chiesa gesuita sotto San Ciriaco – tra cui l’organo e ben quattro confessionali progettati dal Vanvitelli – i missionari cari a San GASPARE che, di trasferimento in trasferimmento, hanno sempre creduto come “propri” gli oggetti d’arte custoditi nelle chiese temporaneamente poste sotto la loro cura dai vari Vescovi del passato.
Insomma non meri utilizzatori, in comodato d’uso, degli arredi e quant’altro contenuto, ma proprietari veri e propri! Insomma è giù tanto che ai missionari, lasciata Ancona senza troppi rimpianti dei parrocchiani, non sia mai venuto in mente, secondo tale ragionamento di utilizzo = proprietà, di vendere addirittura sia la seicentesca chiesa in centro storico che il nuovo tempio sorto a Brecce Bianche sul finire degli anni ’80!
A riprova dell’asserita proprietà, rivendicata dai frati missionari al vostro cronista anche l’altre giorno, la Curia dorica ha portato in Procura quasi 20 anni, esattamente 17, di bene educati carteggi… tutti senza risposta!
In pratica, da Monsignor FESTORAZZI ad oggi, tutti i Vescovi di Ancona e Osimo succedutisi nel tempo, hanno pensato bene di utilizzare le buone maniere per ottenere la restitituzione del dipinto indebitamento spostato dai missionari del Preziosiossimo sangue. Invano.
Mai una sola volta i seguaci di San GASPARE del BUFALO hanno ritenuto vera, autentica, storicamente inecceppibile le rivendicazioni vescovili per un quadro dipinto almeno due secoli prima… la venuta al mondo del proprio Santo protettore e fondatore!
Insomma, nel migliore delle ipotesi, per anni i frati DEL BUFALO hanno preso sul tema una autentica… bufala. Tanto che è andata loro ancora bene che la vicenda, passata nel tempo dalle sussiegose richieste formali di restituzione alle intimazioni vere e proprie della Procura della Repubblica, non avrà straschici penali particolari.
Essendo trascorsi ben 33 anni dal primo ammanco presso la chiesa del Gesù e 17 dal successivo “furto” presso la parrocchia delle Brecce Bianche (dove il dipinto era stato appoggiato nelle pertinenze della chiesa affidata temporaneamente all’ordine di San GASPARE) il reato verrà tecnicamente dichiarato estinto.
L’anziano padre guardiano del Santuario della Madonna della Misericordia di Rimini, località dove i Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, lo scorso luglio, operarono il sequestro dell’opera, neanche immagina che solo la prescrizione ha estinto da tempo il reato ma non certo trovato nuovi padroni all’opera d’arte.
Morale? La Madonna portata in volo da un coro di putti a luglio venne impacchettata e oggi riportata ad Ancona, riconsegnata alla Curia ed ora in attesa di collocazione definitiva presso il museo diocesano; il vecchio frate, in qualità di rappresentante dell’Ordine clericale a cui l’opera era stata, a suo tempo affidata, si vedrà invece raggiungere da un decreto di archiviazione per l’illecito spostamento, non autorizzato, di opere d’arte.
Come dicevamo, sentiti anche nei giorni scorsi dal cronista, i frati missionari rivendicano la liceità del comportamento e soprattutto la proprietà del dipinto: “Ad acquistarlo – ci spiega il padre guardiano del Santuario romagnolo – fu tanti anni fa Padre Biagio, un nostro confratello, purtroppo deceduto, Lo fece acquistando l’opera da un rigattiere di passaggio per Ancona. A distanza di tanto tempo, su quel dipinto – alto 1.90 per 1.25 metri, NdR. – non abbiamo altro da aggiungere ma però se ad Ancona il quadro piace così tanto da volerlo tenere… che se lo tengano pure. A noi cambia poco!”.
Insomma la bufala ha tutta l’aria di restare tale anche a ripristino della verità e ritorno degli oggetti al proprio posto avvenuto.
L’impressione è che i frati missionari una tale versione di comodo l’abbiano confezionata e ripetuta a vicenda da lungo tempo, al punto da autoconvincersene l’un l’altro, ormai quasi in buona fede.
La realtà è invece dimostrata dalle indagini certosine, portate avanti d’ufficio dal Tenente Colonnello dei Carabinieri Carmelo GRASSO e fatte proprie dal sostituto Procuratore Rosario LIONIELLO, secondo i quali l’opera risulta catalogata alla chiesa del Gesù di Ancona fin dalla documentazione ottocentesca presso l’archivio di Stato. Altro che rigattiere…
Ad ogni buon conto il quadro, restituito qualche giorno fa alla comunità parrocchiale e all’arte tutta con una cerimonia a cui ha partecipato anche il Vescovo Angelo SPINA, farà a breve bella mostra di se presso il museo diocesano non a caso intitolato a Monsignor Cesare RECANATINI, scomparso nel 2012, che più di tutti, in vita, si adoperò per riportare a casa l’opera del Ridolfi.
Esserci riusciti, seppur dopo anni di incomprensioni e solo dopo l’intervento della legge, costituisce comunque motivo di soddisfazione.