TRATTATIVA STATO-MAFIA, BONAFEDE DIMETTITI!

TRATTATIVA STATO-MAFIA, BONAFEDE DIMETTITI!

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Lo scandalo delle 42 scarcerazioni per virus di camorristi e ndranghetisti di ogni risma, sanabile solo con l’immediato ritorno a casa del Ministro di Grazia e Giustizia




Arriverà anche in Italia un tempo in cui i nostri successori guarderanno con curiosità, mista a mistero, a questa nostra strana epoca.

Un’epoca, detta democratica, dove al popolo, quale massima partecipazione al buon andamento dello Stato, veniva chiesto di votarsi – con regole più o meno truccate della volontà degli elettori – i propri rappresentanti in seno all’unico potere dello Stato concesso: quello cosiddetto legislativo. Vale a dire i componenti di Camera e Senato.

A costoro e solo ad essi spetta ed è demandato il compito di formare il Governo e – teoricamente – legiferare nuovi ordinamenti, oltre ad eleggere il Presidente di questa poco fortunata Repubblica parlamentare.


I disordini fuori e dentro le carceri di inizio marzo

Dal potere vero, quello detto esecutivo normato dal Governo di turno, il cittadino è ovviamente escluso, sia in tempi normali che in giorni di emergenza come gli attuali, sottoposti ai più urgenti DPCM.

I nostri discendenti, poi, noteranno l’ingombrante presenza di un terzo intoccabile, anzi intoccabilissimo, potere: quello alla fine della giostra, più importante, detto giudiziario.

In teoria cittadini votanti (possono persino manifestare liberamente i propri orientamenti politici), vincitori di concorsi pubblici; lautamente pagati e pensionandi, questa piccola casta è chiamata a far rispettare i nuovi indirizzi, votati dal Parlamento e così divenute nuove leggi.

In teoria meri esecutori della volontà popolare incarnata nel Parlamento; volontà racchiusa nello slogan “la legge è uguale per tutti” che campeggia, guarda caso, nelle aule dei Tribunali… ma solo alle spalle dei giudici.

Insomma tra il primo e il terzo dei poteri, in uno Stato di diritto come l’Italia non ci dovrebbe essere gara quanto ad importanza, non foss’altro in quanto l’unico che gli italiani possono in qualche modo scegliere. 

La realtà di tutti i giorni, purtroppo, racconta una storia molte diversa.


Dalle precise richieste dei detenuti, l’ennesima trattativa Stato-Mafia

Senza ripercorrere le nefandezze democratiche compiute dal terzo potere giudiziario – su tutte la gestione a metà di Tangentopoli, arenatasi senza spiegazioni oggettive alle porte del Pci – soffermiamoci al recente scandalo delle 42 scarcerazioni decretate dal terzo potere in nome del virus.

Ciò che il buon senso dei normali cittadini italiani contesta all’impaurito Ministro di Grazia e Giustizia Alfonso Bonafede (toh, un altro grillino!), non è la gestione disinvolta della nomina del Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria) nel 2018… con l’incarico sottratto a Di Matteo per dicktat mafioso e girato al più disponibile Basentini.

Basterebbe e avanzerebbe per rimandare a casa qualsiasi Ministro in gran parte del mondo civile. Lo scandalo vero, piuttosto, ancora nel silenzio, è quello di aver autorizzato il libera tutti, dritti a casa, di 42 diconsi 42 pericolosi delinquenti, tra cui diversi mafiosi e camorristi sottoposti al 41 bis. Fior fiore di galantiomini costati la vita a centinaia di cittadini e decine di anni di lavoro alle forze dell’Ordine.

E, figurarsi, sembra già essere un bene che l’elenco dei beneficiati si sia interrotto a 42 con il crescere dello scandalo; si perchè sul tavolo di lavoro dell’ineffabile ex dj “Fofò”, rimpianto animatore delle discoteche anni ‘90, c’è da tempo un dossier di trafficanti e malviventi a vario titolo, pari a 376 detenuti, tutti in lista di attesa per essere liberati dal Covid 19!

Un elenco, non costa fatica certificarlo nero su bianco, frutto dell’ennesima intesa Stato-Mafia successiva alle rivolte del 9-10-11 marzo nei principali istituti penitenziari italiani!


L’ex dj Fofò, da due anni Ministro di Grazia e Giustizia (5 Stelle)

Non aver fronteggiato il libera tutti dei 42 boss scarcerati e l’essersi abbassato i pantaloni di fronte alla minaccia all’ordinamento carcerario portata dalla Mafia, è già costato la poltrona al vertice Dap Basentini, dimessosi dall’incarico, travolto dallo scandalo.

Ora il tempo è maturo che a togliere il disturbo dalle Istituzioni tocchi al responsabile politico di questo scempio, Alfonso Bonafede, incapace di muovere un solo dito per difendere la volontà dei suoi elettori e del popolo italiano.

Dimissioni o sfiducia, poco importa. Fondamentale voltare pagina subito, presto, immediatamente. Anzi, se possibile, già ieri. A casa Alfonso Bonafede.


Ancora un’immagine della guerriglia nei penitenziari dei primi di marzo

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