Il 2020 definitivamente agli archivi con l’ultimo lutto eccellente: abbandonato all’obitorio di Malaga il padre ideatore della più significativa radio libera cittadina. Una vita sempre sull’onda di tragici errori e geniali intuizioni
Se l’improvvisa e dimenticata morte di Sandro BIANCHI (scomparso a 70 anni in regime di trattamento sanitario obbligatorio) sta facendo discutere la città, la notizia e le modalità della dipartita di Leonardo GIOVAGNINI (spirato a 72 anni da latitante internazionale) chiude per davvero il cerchio di un 2020 mai così terribile per la città.
Sul conto e sulla vita – travagliata e avventurosa – del fondatore di Radio Mantakas, ci sarebbero da scrivere pagine e pagine di episodi, noti ed inediti, positivi e negativi, esaltanti o da inorridire, da poter riempire più libri. Nel bene e nel male.
In questo ricordo, legato alle circostanze avventurose della sua morte, avvenuta nel sonno tra il 24 e 25 febbraio scorso, ci piace sottolineare la parte positiva legata all’intuizione vincente di dare, per primo, sfogo alla gioventù di Osimo attraverso l’ideazione e la nascita di una delle prime radio libere – e che radio, con tanto di taglio del nastro da parte di Giorgio ALMIRANTE! – in circolazione in Italia.
Era il 1974 quando la Corte Costituzionale concesse ai privati la storica facoltà di trasmettere via cavo in ambito locale. Fu la prima sentenza contro il monopolio statale anche se le trasmissioni via etere rimanevano ancora, di fatto, interdette ai privati.
Ad intuire, tra i primi, che i tempi stavano cambiando fu proprio Leonardo GIOVAGNINI, all’epoca 28enne rappresentante di mobili da cucina “Gatto” a Camerano, che in quel di Savona riuscì a trovare e acquistare a buon prezzo un attrezzo “strano” per l’epoca ma destinato a far svoltare i costumi della società italiana: un trasmettitore in modulazione di frequenza da piazzare sui 104 MHz.
Senza aspettare un successivo pronunciamento dello Stato, in molte città – Bologna e Milano in primis ma anche Osimo – furono aperte radio private, via etere, cosiddette libere… cioè libere rispetto al gestore pubblico della Rai.
Ad Osimo mancava, quindi, solo il nome da dare a questo nuovo soffio di impetuosa – per i tempi – libertà. E qui GIOVAGNINI, da sempre orientato a Destra e iscritto al MSI, ebbe un altro intuito di genio intestando la radio ad un giovane studente greco, Mikis Mantakas, assassinato l’anno prima a Roma, agli albori degli anni di Piombo tra estrema Destra ed estrema Sinistra, sostenute dietro le quinte dalla regnante Dc.
Fu la svolta. Per Osimo e non solo dato che le onde del vecchio trasmettitore di seconda mano, recuperato a Savona, giungevano nitide e forti da Piazza Dante – angusti locali oggi soprastanti la Tavernetta del Corso – fino al limite del Gargano, dando voce e spazio ad un popolo e a modi assolutamenti nuovi di partecipare: dediche, richieste, dirette, dibattiti su temi locali ed infine, tutt’altro che ultimo, voce alla politica. E – fatto inusitato per l’epoca – alla politica segno Destra Destra.
Dalla fine del 1975 all’inizio del 1978, per quasi un triennio, Osimo divenne anche punto di riferimento nazionale, citata nel bene o nel male a seconda dell’angolazione politica con cui il fenomeno veniva inquadrato. Riferimento politico puramente teorico, peraltro, visto che nel periodo citato, tranne che per le Politiche del 1976 in cui il MSI-DN fece registrare un balzo significativo al 6.10%, non capitarono altri momenti elettorali, nemmeno locali, da far fruttare.
Ciò nonostante la vita sociale di Osimo – specie nella fascia dai 16 ai 40 anni – ne aveva guadagnato come mai era capitato, con la nascita, di li a poco, nella contigua Piazza Santa Lucia, della “rossa” Radio Popolare ed infine, in via Antica Rocca, guarda caso, molto dopo vide la luce pure la “bianca” Radio Osimo.
La radio, insomma, come il fenomeno social di oggi.
Tutte le fazioni politiche, in città, erano dunque rappresentate; con Radio Mantakas a mantenere, indubitabilmente, non foss’altro per quella sua alea di “proibito” che l’ha circondata fin dal primo “Black is black” della Bella Epoque, una indubbia superiorità culturale… mai messa in discussione neanche dagli “scazzottatori rossi della mezzanotte” con cui, spesso, i “neri” segnavano lungo corso Mazzini il passaggio da una giornata radiofonica all’altra. Roba, oggi giorno, assai difficile da credere per le attuali generazioni, incredule che simili racconti abbiano mai potuto essere di casa nella nostra super tranquilla Osimo.
Osimo emblema della provincia; Osimo scossa anche dalla visione di GIOVAGNINI e signora, intravisti a volte alla guida di una fiammante Citroen nera due cavalli, puro anni ’30.
E che dire della stessa Carla FOSSER, fascino dalmata, anfibi, basco e sempre in tuta mimetica militare, inquietante pupa del capo… ma in realtà vero timoniere dell’avventura umana di una coppia destinata a non passare inosservata. Specie nelle apparizioni nelle discoteca più alla moda.
Questo dunque il quadro buono; la parte presentabile; il lato degno di nota di una avventura che, velocemente come aveva acquistato fascino, si trascinò nella melma fino a sprofondare nella cacca sempre più nera.
Tornando a Leonardo GIOVAGNINI, infatti, la cronaca ci impone di abbinare, agli anni ruggenti positivi, anche la parte finale della vita, vissuta passando attraverso ripetuti errori, sempre più gravi.
Riparato in Trentino con la moglie Carla FOSSER, la coppia si era rifatta una vita arrivando a gestire la discoteca “Laiadira” a Moena e acquistando un piccolo hotel – il “Krone” – a Tires, provincia di Bolzano, con cui pensare ad una vecchiaia in serenità.
La vita aveva però in serbo ben altri piani. Un buco negli affari per circa 150.000 euro ha suggerito alla coppia di inscenare un incendio al loro hotel, l’11 ottobre 2007, allo scopo di frodare l’assicurazione del premio fissato in 2 milioni e 100.000 euro. Piano non riuscito a cui fece seguito la condanna per bancarotta fraudolenta per il fallimento della società Topsy snc: 7 anni e 3 mesi alla Fosser; due anni in più per Leonardo GIOVAGNINI.
Condanna che portò al sequestro di quanto rimasto dell’albergo, nel frattempo andato all’asta al Comune di Tires. La struttura alberghiera, però, non transitò mai in mani pubbliche: il giorno immediatamente precedente l’acquisizione, un nuovo rogo venne appiccato alla struttura dalla coppia!
Era il 14 gennaio 2008 e fu l’ultimo atto in Trentino del duo GIOVAGNINI-FOSSER prima di far perdere le proprie tracce espatriando nel sud della Francia, a Roquebrune de Cap Martin, non lontano da Nizza.
Qui li raggiunse la Giustizia italiana solo nel 2012 ma non fu ancora tempo di regolare i conti. Aprofittando della legge francese che, in attesa di autorizzare all’estradizione aveva concesso loro gli arresti ai soli domiciliari, gli osimani riescono ad eludere nuovamente ogni controllo facendo tappa nel sud della Spagna, a Marbella, ospiti del loro unico figlio Helmut.
Altri 8 anni di latitanza con i due incredibilmente ancora attivi, persino politicamente, attraverso l’altra novità offerta dai tempi, ovvero i social. Rinasce in rete un gruppo osimano che si richiama alla defunta Radio Mantakas mentre la FOSSER, giusto in uno degli ultimissimi post, lascia addirittura presagire la composizione di una lista in grado di gareggiare per le scorse Regionali 2020!
Fantasie, deliri, ricordi, nostalgie. Di fatto, come nessuno riuscì ad interrompere con la forza o con la legge le trasmissioni di Radio Mantakas – messa fuori combattimento, più prosaicamente, dagli elettricisti dell’allora Aspmo che decretarono la morte della radio per… morosità – nessuno riuscì a riportare in cella Leonardo GIOVAGNINI.
Morto nel proprio letto per cause naturali, la FOSSER si è così trovata a dover gestire, da latitante, anche il cadavere del proprio uomo. Ma come? Alla fine la soluzione fu quella, obbligata, di caricare il corpo in auto, compiere i circa 60 chilometri che separano Marbella dalla prima città dotata di obitorio e celle frigorifere – Malaga – e abbandonarne il feretro all’ingresso, badando di inserire in tasca un documento con falsa identità.
Uno strategemma estremo che è valso alla FOSSER, origini profughe istriane, un altro periodo di libertà lungo quasi 7 mesi, quando l’11 settembre anche l’osimana è stata alla fine arrestata dalla Guardia Civil.
Qualche settimana in carcere, in Spagna, fino al volo a Fiumicino e conseguente rientro in Italia a metà ottobre. Ad attenderla all’aeroporto gli agenti della Polizia penitenziaria che per i prossimi 7 anni, sconti possibili in base all’età e a malattie pregresse, avranno in custodia la Bonnie osimana.
Nessuna notizia certa, invece, sulla sorte del cadavere che, probabilmente, una volta riconosciuto, potrebbe essere stato cremato e le ceneri affidate al figlio, a Marbella.
Massimo Pietroselli