𝐈 𝐜𝐢𝐯𝐢𝐜𝐢 𝐝𝐢 𝐏𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐎𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐅𝐮𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐮𝐥𝐭𝐢𝐦𝐢 𝐠𝐫𝐢𝐥𝐥𝐢𝐧𝐢 𝐬𝐮𝐩𝐞𝐫𝐬𝐭𝐢𝐭𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐞𝐬𝐬𝐚𝐭𝐢 𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐥𝐥𝐞𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐨𝐥 𝐂𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨-𝐒𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐩𝐮𝐫𝐜𝐡𝐞̀ “𝐝𝐞𝐩𝐮𝐠𝐧𝐚𝐥𝐨𝐧𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐨” 𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐬𝐬𝐮𝐦𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐥𝐢 𝐝𝐚 𝐨𝐧𝐨𝐫𝐚𝐫𝐞; 𝐦𝐚𝐧𝐜𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞, 𝐆𝐢𝐧𝐧𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐩𝐨𝐫𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐪𝐮𝐞 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐥𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫 𝐚𝐥𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚𝐭𝐢𝐯𝐨, 𝐭𝐞𝐫𝐳𝐚 𝐯𝐢𝐚
No di Progetto Osimo Futura e movimento 5 Stelle a primarie di coalizione all’interno del cosiddetto “campo largo”, da molti ipotizzato ma mai arato da alcuno.
Questa la risposta che i “cespugli” del Pd si sentiranno recapitare a breve alla proposta, unica possibile per non sparire dalla stanza dei bottoni, di formare nel Centro-Sinistra un’alleanza unitaria, la più partecipata possibile, allargata alla partecipazione di un Pof segnalato stabile nei consensi e di quanto invece resta del tracollo dei 5 Stelle.
Il no all’accorato appello che Verdi e Sinistra (che nei giorni scorsi hanno raccolto le preoccupazioni di una Paola ANDREONI smaniosa di tornare in gioco, dopo la disavventura del 2009 contro SIMONCINI) hanno formalizzato e motivato ai possibili alleati, vede come sempre (seppur non protagonista per legge elettorale) Simone PUGNALONI al centro del contendere.
In pratica, primarie o non primarie, nessuna forza politica, a cominciare proprio dal movimento fondato e capeggiato da Achille GINNETTI, se la sentirebbe di stringere alleanze con uomini, capi e capetti riconducibili alla longa manus del Sindaco uscente.
Insomma nel governare cinque anni Osimo, in caso di doppio suicidio politico, Civico e del Centro-Destra (eventi non esclusi, anzi) e di contemporaneo miracoloso concretizzarsi della strategia “tutti insieme appassionatamente”, il nuovo Sindaco espresso – vale a dire GINNETTI senza ombra di dubbio – si troverebbe a ragionare, ogni istante dei 1.826 giorni di mandato, col pesante alitare sul collo di un PUGNALONI smanioso, più che mai, di ritagliarsi una nuova poltrona che conta, tipo City manager o mega – maxi Direttore comunale e dintorni.
Una cambiale certa che i ginnettiani, forzando un pò la mano al bon ton istituzionale della politica, hanno evitato di firmare e presto rigettato al mittente, evitando persino di sedersi attorno ad un tavolo di trattativa auspicato invece da Tumini e compagni.
A cosa punta la strategia dell’accoppiata Pof-5 Stelle? Sembrerebbe evidente: attendere sulla riva del fiume che il cadavere del Pd galleggi lemme lemme fino al mare per presentarsi poi come unica soluzione possibile; incarnare la speranza di una Osimo non solo non riconsegnata al Centro-Destra ma persino anche liberata da PUGNALONI, dai suoi show, dai suoi troppi amici e dai suoi vizi (politici).
Troppo grazia Sant’Antonio? Temiamo di si. Se davvero queste dovessero risultare le aspettative fondanti di GINNETTI, DONIA e soci di presentarsi alle Comunali del 9 giugno con qualche speranza di non finire travolti, temiamo che la strategia non riuscirà nel proprio dichiarato intento.
Troppo forte è la morsa, il marchio di fabbrica che PUGNALONI ha impresso alla vita osimana in questi 9 anni (e vieppiù sarà nei prossimi 9 mesi); troppo grande la certezza, per il Pd osimano, di perdere un giocattolo che piace per far si che i Democratici, pur a zero di personaggi presentabili con chance di successo (davvero la rediviva Paoletta o la volonterosa suffragetta Michela?), possano accettare di arrendersi e accogliere l’inevitabile sconfitta senza neanche combattere.
Insomma allo stato dell’arte, in attesa di un settembre indicato fondamentale, al Centro come a Destra e a Sinistra, per le sorti di Osimo, non resta che attendere le prossime mosse di partiti e movimenti, illuminanti di una situazione assai difficile da sbrogliare.
Al momento, tra i pochi punti fermi, ricordiamo la volontà di GINNETTI e dei suoi a partecipare comunque alla competizione proponendosi come terza via da indicare all’elettore osimano scontento dell’Amministrazione uscente e non convinto di tornare a dare fiducia a LATINI e compagnia.
La speranza, nel caso, è quella di affrontare la cabina elettorale forti del possibile sorpasso a Sinistra (o almeno della sensazione di essere in testa) tra una coalizione, quella civica e grillina e da quanti vorranno accordarsi, accreditata di circa 4.500 voti contro il migliaio di consensi in più vantati, sulla carta, dai partiti dell’attuale maggioranza.
E quindi, nel caso, assorbirli e – in un ballottaggio tutto da costruire – raccoglierne i cocci.